SETTE MEDAGLIE D'ORO
(In 'Guerra di Liberazione', Edito a cura del Ministero dell'Italia occupata - gennaio 1945)
TANCREDO GALIMBERTI
Instancabile nella cospirazione, fu tra i primi ad impugnare le armi per difendere dal tradimento e dalla tirannia la libertà e il suolo della Patria.
Con perizia pari all'entusiasmo, intorno a sè raccolse tra i monti del Cuneense un primo nucleo di combattenti dal quale dovevano sorgere valorose divisioni partigiane. Alla testa di queste divisioni cadeva una volta ferito ma non abbandonava il posto di combattimento e di comando prima di avere assicurato le sorti dei suoi reparti. Non ancora guarito assumeva il comando di formazioni partigiane piemontesi, prodigandosi incurante di ogni rischio.
Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista. Poiché le atroci torture cui fu sottoposto non riuscirono a piegarlo, i suoi carnefici vilmente lo abbatterono. Altissimo esempio di virtù militari, politiche e civili.
Italia occupata, 2 dicembre 1944.
TINA LORENZONI
Purissima patriota della Brigata 'V', martire della fede italiana, compì sempre più del suo dovere. Crocerossina e intelligente informatrice, angelo consolatore fra i feriti, esempio e sprone ai combattenti, prestò sempre preziosi servizi alla causa della liberazione di Italia. Allo scopo di alleviare le perdite della Brigata, già duramente provata ed assottigliata nel corso delle precedenti azioni, onde rendere possibile una difficile avanzata, volle recarsi al di là della linea del fuoco per scoprire e rilevare le posizioni nemiche. Il compito volontariamente ed entusiasticamente assuntosi, già altre volte portato felicemente a termine, la condusse verso la cattura e verso la morte. Gloriosa eroina d'Italia, sicura garanzia della rinascita nazionale.
Firenze, 21 agosto 1944.
NORMA PRATELLI-PARENTI
Giovane sposa e madre: fra le stragi e le persecuzioni, mentre sul litorale maremmano infieriva la rabbia tedesca e fascista, non accordò riposo al suo corpo né piegò la sua volontà di soccorritrice, di animatrice, di combattente e di martire. Diede alle vittime la sepoltura vietata, provvide ospitalità ai fuggiaschi, libertà e salvezza ai prigionieri, munizioni e viveri ai partigiani; e nei giorni del terrore, quando la paura chiudeva tutte le porte e faceva deserte le strade, con l'esempio di una intrepida pietà donò coraggio ai timorosi e accrebbe audacia ai forti. Nella notte del 22 giugno, tratta fuori dalla sua casa, martoriata dalla feroce bestialità dei suoi carnefici, spirò, sublime offerta alla Patria, l'anima generosa.
Massa Marittima, giugno 1943.
ANNA MARIA ENRIQUEZ
Immemore dei propri dolori, ricordò solo quelli della Patria; e nei pericoli e nelle ansie della lotta clandestina ricercò senza tregua i fratelli da confortare con la tenerezza degli affetti e da fortificare con la fermezza di un eroico apostolato. Imprigionata dagli sgherri tedeschi per lunghi giorni, superò con la invitta forza dell'animo la furia dei suoi torturatori che non ottennero da quel giovane corpo straziato una sola parola rivelatrice.
Tratta dopo un mese dal carcere delle Murate, il giorno 12 giugno del 1944, sul greto del Mugnone, in mezzo ad un gruppo di patrioti cadeva uccisa da una raffica di mitragliatrice: indimenticabile esempio di valore e di sacrificio.
Firenze, 15 maggio-12 giugno 1944.
PIETRO CAPUZZI
Ritrovando nella lotta partigiana lo slancio e l'energia della gioventù, benché avanzato negli anni, si adoperava indefessamente a costituire in Visso un centro di resistenza e di guerriglia partigiana, dando prova di alto spirito di sacrificio e di eroico disprezzo di ogni pericolo.
Nei momenti più gravi della reazione nazista, assumeva personalmente il comando di tre Brigate Garibaldine, ed animando con l'esempio e la parola i suoi compagni di lotta, infrangeva ogni attacco, mantenendo le sue forze sempre più agguerrite e terribili per il nemico.
Sfuggendo più volte ai tedeschi che accanitamente lo ricercavano e malgrado la forte taglia che gravava sulla sua testa, continuò instancabile la sua sempre più pericolosa attività, finché, preso dal nemico ad Ussita, sopportate fieramente disumane torture, veniva passato per le armi nel luogo stesso della cattura, dopo otto mesi di eroica incessante lotta per la liberazione della Patria.
Ussita, 9 maggio 1943.
Tenente ALIGI BARDUCCI (Potente)
Sfidando ogni pericolo, consacrava la sua attività ad animare, suscitare, rafforzare il fronte della resistenza in Toscana. Organizzatore dei primi distaccamenti partigiani in quella zona, costituì la Brigata Garibaldi 'Lanciotto' e la comandò in ripetuti, durissimi scontri, guidandola con intrepido valore ed alto spirito di sacrificio in vittoriosi combattimenti, come quelli ormai leggendari per la difesa di Cetica.
Comandante della Divisione Garibaldi 'Arno', portava i propri reparti all'avanguardia dell'esercito Alleato nella battaglia per la Liberazione di Firenze. Affrontava eroicamente l'ostinata e rabbiosa resistenza tedesca, si apriva un varco tra le fila nemiche e guidava i volontari italiani ad entrare combattendo, primi, in Firenze sua città natale.
Alla testa, come sempre, dei propri uomini, mentre dirigeva l'azione dei garibaldini contro le retroguardie tedesche asserragliate nella città, cadeva colpito da una granata nemica.
Firenze, 8 agosto 1944.
DANTE DI NANNI
Combattente di una Brigata Garibaldina, chiedeva di essere aggregato ai Gruppi di Azione Patriottici (GAP) operanti a Torino. Già distintosi in parecchi attacchi contro i fascisti e i tedeschi, partecipava alla distruzione della stazione emittente della radio fascista.
Nel combattimento che seguì all'azione vittoriosa riuscì a sfuggire al nemico, benché ripetutamente ferito. Circondata la casa nella quale aveva trovato rifugio, all'intimazione di resa rispondeva per alcune ore con il lancio di bombe e con il fuoco fino ad esaurire le munizioni uccidendo e ferendo numerosi militi fascisti e tedeschi.
Venuta meno ogni possibilità di lotta, si sporgeva dalla finestra e salutato col grido incitatore di 'Viva l'Italia' il popolo che, fremente, si era raccolto attorno al luogo del combattimento, per non consegnarsi vivo al nemico si lanciava nel vuoto suggellando la sua indomabile vita in un supremo gesto di resistenza.
Torino, 19 maggio 1944.
(@G.M.)
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