mercoledì 18 febbraio 2015

LE POSSIBILI TRASVERSALITA' FRA LE MIGLIORI 'BUONE PRATICHE' SULL'ADOZIONE IN ITALIA

Convegno Internazionale

ALLARGARE LO SPAZIO FAMILIARE:
ESSERE FIGLI NELL’ADOZIONE E NELL’AFFIDO
Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia
Università Cattolica di Milano – 13/14 febbraio 2015

Workshop – 14/2/2015, h. 11.30/13.30
Esempi di best practices nell’adozione

Chair
Rosa ROSNATI

Interventi
Le disponibilità all’accoglienza nell’adozione: la sperimentazione del questionario
“Pensando al futuro” all’interno dello
studio di coppia
Alessandra MORO, ULSS 16, Padova
In cammino con le famiglie adottive: genitori, figli e operatori tra pensiero e azione.
Il post-adozione a Parma
Rossella KUNTZE, AUSL Parma
Patrizia BIZZI, Comune di Parma
“Arriverà un fratellino adottivo”:
accompagnare la famiglia nell’adozione
Luciana CURSIO, ASL MI1
La collaborazione tra famiglie e servizi:
l’esperienza di A.A.A.
(Adozione, Affido, Accoglienza)
Tiziana GIUSBERTI, A.U.S.L., Bologna
Sostenere nel post-adozione:
l’utilizzo del video feedback
Marta CASONATO, Università degli Studi di Torino

Discussant

Giorgio MACARIO, Università degli Studi di Genova




Il Convegno Internazionale del 13 e 14 febbraio 2015 che ha visto la presenza di oltre 250 partecipanti da tutta Italia ha consentito di ascoltare riflessioni ed esperienze fra le più avanzate in Italia.
Personalmente mi è stato chiesto di intervenire al workshop sull'adozione, più di 150 le persone presenti, in qualità di discussant dopo che i presenti hanno potuto alcoltare alcune fra le più avanzate esperienze provenienti dalle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. (Nominativi degli operatori, organizzazioni di appartenenza e titolo dell'intervento sono riportati più sopra).
Visti i numerosi apprezzamenti ricevuti per la sintesi delle possibili trasversalità individuabili fra le diverse esperienze illustrate, ed in attesa della eventuale pubblicizzazione dei materiali, riporto di seguito la sintesi che ho realizzato.

WORKSHOP
Esempi di best practices nell’adozione

                                                                                 Discussant – Giorgio Macario

Poter considerare i principali soggetti coinvolti nel percorso adottivo –la coppia aspirante adottiva e il bambino adottato- non solo come portatori di bisogni e sofferenze, bensì anche come detentori di competenze, capacità e risorse, è uno dei principali traguardi da raggiungere per poter far sì che anche il percorso adottivo dia il suo contributo nell’auspicato passaggio –per dirla con Miguel Benasayag- dall’epoca delle passioni tristi all’epoca delle passioni gioiose.
Occorre infatti attivare percorsi di apprezzamento degli apporti di competenze specifiche di genitori e ragazzi, competenze che sono ‘naturali’ non nel senso di innate, quanto nel senso di essere caratterizzate da una natura non strettamente professionale, e ciononostante altamente apprezzabili.
L’attenzione alla soggettività della coppia aspirante all’adozione prima ed alla famiglia adottiva ed al bambino adottato poi, costituiscono infatti un aspetto centrale che attraversa le ‘buone pratiche’ che vi sono state appena illustrate: gli operatori esperti che abbiamo ascoltato con interesse ci hanno infatti fatto capire che in tutto il percorso adottivo le persone non sono ‘oggetto di valutazione’ bensì ‘soggetti di un percorso’. Ma anche, potenzialmente, ‘attori’ del proprio cammino e, in prospettiva, ‘autori’ di tutta la propria storia adozionale e adottiva.
Lo stesso Jesus Palacios -che abbiamo ascoltato poc’anzi- nei suoi svariati studi, compresa naturalmente la recente versione italiana del ‘Manuale degli interventi professionali nell’adozione internazionale’ edito nel 2013 a cura della Regione Emilia Romagna, esorta, riprendendo anche analisi di studiosi Irlandesi e non solo, a tener presente che da parte degli operatori occorre mettere in campo più riflessione che valutazione, con un processo maggiormente orizzontale e partecipato.

Queste poche notazioni di carattere generale ritengo siano utili per inquadrare alcune possibili trasversalità che vi propongo come ulteriori spunti. Trasversalità che consentono di ripensare alla singola esperienza esposta non come un unicum, bensì come parte di tracciati interconnessi.
1)     La prima trasversalità va dal PRE-ADOZIONE al POST-ADOZIONE, e viceversa. Non si tratta infatti di un percorso lineare e unidirezionale, bensì di una situazione circolare, dove spunti metodologici generati nel post-adozione (pensiamo allo sviluppo dell’utilizzo dei gruppi) possono, ad esempio, essere determinanti per sviluppare aree del pre-adozione (si pensi alla successiva estensione dell’utilizzo dei gruppi nel tempo dell’attesa). Le esperienze portate hanno spaziato dallo studio di coppia al tempo dell’attesa, dal post-adozione immediatamente successivo al post-adozione proiettato nell’inserimento sociale e lavorativo dei ragazzi adottati.
2)     Una seconda trasversalità và dall’ADOZIONE all’ACCOGLIENZA più in generale, e viceversa. Adozione, Affido e Accoglienza –le 3A proposte dall’esperienza di Bologna- rappresentano infatti aree diversificate ma spesso anche interconnesse, dove i confini sono sì giuridicamente definiti ma sempre più soggetti a ridefinizioni culturali.
3)     La terza e a mio avviso più significativa trasversalità va dal GRUPPO al SINGOLO, passando per il neo-costituito NUCLEO FAMILIARE, e viceversa anche in questo caso. Entrambe queste polarità, infatti, sono rilevanti e significativamente approfondite nelle esperienze riportate:
-Il/I GRUPPO/I al centro nell’esperienza del Comune e della ASL di Parma (dove è un contratto a sancirne l’importanza), e I GRUPPI utilizzati come strumento partecipativo sia per l’adozione, per l’affido e per l’accoglienza nell’esperienza della AUSL di Bologna (con una particolare attenzione alle reti e a un ‘accompagnamento leggero’).
-IL NUCLEO FAMILIARE al centro dell’esperienza di utilizzo del VIDEO-FEEDBACK realizzata da ARAI – Regione Piemonte per il supporto delle prime fasi di inserimento del bambino adottato (scontando la non semplicità di applicazione anche per le scarse risorse umane adeguatamente formate e le consistenti risorse materiali necessarie).
-L’attenzione particolarmente significativa per i SINGOLI, non certo slegati dal proprio contesto, è rintracciabile in primo luogo nell’esperienza dell’ULSS n. 16 di Padova dove il questionario ‘Pensando al futuro’ viene consegnato agli aspiranti genitori adottivi perché lo compilino individualmente ‘secondo i tempi di riflessione di ciascuno’; in secondo luogo quest’attenzione è al centro dell’esperienza della ASL Milano 1 con il progetto ‘Arriverà un fratellino adottivo’ rivolto all’accompagnamento e tutela nel tempo dell’attesa del soggetto forse più debole –e molto trascurato fino ad oggi- quale è il bambino già inserito in famiglia e la salvaguardia non solo formale della sua primogenitura.
Tre possibili trasversalità, certamente non le uniche, che possono forse conferire un ulteriore valore aggiunto ad esperienze che rappresentano già di per sé quanto di più significativo si trovi fra le ‘best practices’ a livello nazionale. 

domenica 1 febbraio 2015

LELE LUZZATI e l'EXPO 2015 sul CIBO

Stamane (29/1/2015) leggo che il Museo Luzzati, ignorato dal Comune di Genova e dalla Regione Liguria, riesce ad essere invitato all’EXPO solo tramite le Cantine di Michele Chiarlo di Canelli (Asti) -con cui Lele aveva collaborato in vita- nell’area dedicata alla Regione Piemonte.
Ma per capire quanto sia poco lungimirante questa dimenticanza, e anche per onorare degnamente il ricordo di Lele nell’8° anniversario della sua scomparsa, mi impegno a rendervi parte, tramite materiali che abbiamo visionato durante i nostri incontri, di quanto la sua opera sia connessa (anche) al tema del cibo.
LELE LUZZATI e l’EXPO 2015 sul CIBO.
1- 1961, CHICHIBIO AND THE CRANE, by Giovanni Boccaccio, adapted and illustrated by Lele Luzzati, An Astor Book – Ivan Obolensky, Inc, New York.
“…Now, it happened that the master of the house had invited a few of his friends to diner with him that evening…”
foto di Giorgio Macario.
foto di Giorgio Macario.

2. 1972, ITALO CALVINO, L’Uccell bel-verde e altre fiabe italiane, Einaudi, Torino.
“…Così ci si rimise a pranzo, con la Regina vestita da Regina a capo della tavola, e le due sorelle invidiose gialle in viso che parevano avere l’itterizia.” (da ‘L’Uccel bel-verde)
foto di Giorgio Macario.
foto di Giorgio Macario.

3 – 1995, Massimo Montanari (disegni di Emanuele Luzzati),  Il pentolino magico, Editori Laterza.
La storia del cibo e della tavola raccontata da Massimo Montanari e illustrata da Emanuele Luzzati.
“C’era una volta una ragazza povera, che viveva sola con la madre. Poichè non avevano più nulla da mangiare, andò a cercare il cibo nel bosco e incontrò una vecchia che le regalò un pentolino. Bastava che gli dicesse <Fa’ la pappa, pentolino!> e il pentolino cuoceva una pappa dolce di miglio, molto buona; e se diceva: <Fermati, pentolino!> il pentolino smetteva di fare la pappa. La ragazza lo portò a casa e la fame finì: adesso, lei e la madre potevano avere pappa dolce ogni volta che lo desideravano.”
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4-1994, Bruno Damini, Le tavole del palcoscenico. Racconti d’attore tra fame e golosità, Fuori Thema (Copertina e 4° di copertina di Lele Luzzati).
Le confidenze di 59 tra attori e registi su fame e golosità. 
“Pensate poi a quanto mangiano i miei re e le mie regine. Sembra che la loro unica preoccupazione sia quella di ingozzarsi, con una voracità che li porta quasi a sbranarsi a vicenda. Ma sono solo brandelli di carta colorata quelli che si strappano. Le mie favole hanno sempre un lieto fine.” (Lele Luzzati)
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5- 1998, Elena Loewenthal, Buon appetito, Elia! Manuale di cucina ebraica, Baldini e Castoldi.
“Questo…è un libro di cucina pensato non tanto per la massaia o, perchè no, per il massaio ebreo, quanto per l’ospite di turno. Incuriosito e solleticato, invogliato e magari dapprima respinto, dai sapori, gastronomici e non, del mondo ebraico.”
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6- 1987, Silvio Torre, Su e giù per boschi tra vigne e oliveti. Alla ricerca del ristorante segreto, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Savona.
“E’ davvero superato l’assioma secondo cui a tavola non si invecchia? Nel senso, ovvio, dei piaceri di un banchetto dove emerga tutta la perizia dell’arte gastronomica e culinaria. Le scatolette, pur utili, le soste agli autogrill, talvolta necessarie, non condiscono a sufficienza la vita, così come alla lunga si diventa nevrotici mangiando soli.”
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7-2003, (a cura di) Annamaria Coccioli – Anna Golinelli – Ingrid Scofone, La cucina del buonumore, De Ferrari.
“Noi, popolo dei golosi mai pentiti ma recidivi, siamo sempre stati saldi nelle nostra convinzione (ecco l’IDEA) che lo squisito piacere della tavola non si esaurisca nel breve attimo ma resti dentro di noi come sensazione duratura dei nostri affanni più nascosti.”
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8 – 1994, Petrucci, Favole senza tempo, Francesco Pirella Editore
” Adesso piantiamo lì e andiamo a mangiare in quell’osteria là dove per il mio cappello c’è un trattamento speciale.”
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9 – 1985, Lele Luzzati: figure incrociate, L’opera completa di un protagonista della grafica, La casa Usher.
“… io racconto come posso e come mi piace e confesso che mi diverto. Se poi riesco a comunicare anche col pubblico, a divertirlo, tanto meglio; se no…pazienza! L’importante è essere se stessi.”
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10 – 1995, Petrucci, Cucina & SantiFrancesco Pirella Editore.
“Luogo privilegiato dell’immaginario materiale, il cibo appare il tramite dello scambio simbolico tra l’uomo e il mondo.(…) In una terra aspra e avara come la Liguria, le rare occasioni festive, nelle quali si consumavano cibi grassi come il maiale e ripieni come i ravioli, assumevano anche il significato utopico di celebrazione del Paese di Cuccagna, mito compensatorio alla fame dei poveri e dei contadini.”
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11 – 1997, Elena Loewental, Un’aringa in paradiso. Enciclopedia della risata ebraicaBaldini e Castoldi
“Qual’è la differenza fra un ristorante ebraico e uno che non lo è? Semplice, in un ristorante qualunque si sente la gente conversare e la si vede mangiare. In uno ebraico la si sente mangiare e la si vede conversare.”
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12 – 1993, Tonico Conte, I tre grassoni, Editori Riuniti.
“Ora, come è giusto, Grano, Carbone e Ferro – i ricchi mangioni – sono in gabbia e ruggiscono come bestie feroci, ma non fanno più paura a nessuno.”
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E qui termina l’incontro tra Lele Luzzati e l’EXPO sul CIBO del 2015!