martedì 30 dicembre 2014

NARRAZIONE PER IMMAGINI: il GAM di TORINO

"OPERA PRIMA" di ROY LICHTENSTEIN al GAM di TORINO

Oggi, 30 dicembre, siamo andati a visitare la mostra di Roy Lichtenstein "Opera Prima" al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Vi aspetterete qualche immagine relativa alla mostra in una 'narrazione per immagini': e invece no!
Per il semplice motivo che non si poteva fotografare alcunchè. 
Ecco allora l'unico ricordo visivo autorizzato, con Loriana, reduce insieme a me dalla visita al Museo ed Andrea, in sosta pranzo di una consueta ed intensa giornata lavorativa, 'posare' davanti ad un manifesto gigante in Piazza San Carlo.



Ma non disperate, qualcosa da vedere c'è comunque perchè le opere delle collezioni permanenti erano fotografabili. 
Visto però che qualsiasi guida può rendervi edotti sugli autori e sulle opere in questione, vi proporrò solo alcune immagini che più di altre mi sono sembrate interessanti, limitandomi a qualche commento ironico e, tutt'al più, verosimile. 

Comincerei con una bicicletta appoggiata ad un lampione giusto davanti all'ingresso del Museo che non si riesce a comprendere se è stata abbandonata lì per essere preda di muschi e licheni, o se vuol essere una rappresentazione metaforica della rivincita della natura.

Proseguirei poi con due cerchi concentrici non facili da classificare: apprezzabile comunque la precisione geometrica e le campiture di colore.


Il passaggio successivo, costituito da un 'treno' di vecchie sedie di legno, risultava collocato nella sezione relativa alla 'velocità', e la foto leggermente sfuocata sembra aumentare la percezione del movimento di una installazione in realtà immobile.


Magnifico l'insieme successivo, dove l'enorme rappresentazione pittorica di un mondo colorato si estende progressivamente ad una batteria pronta per l'uso.


Il percorso prosegue con una natura immaginifica di facilissima collocazione, visto il tratto inconfondibile rinforzato da data e firma apposte sull'opera.


Per concludersi con l'ultima immagine interna di una potente maternità tutta intagliata nel legno.


All'esterno del Museo è ancora la natura ad imporsi mediante l'inconsueta scultura con albero sradicato...


...le cui radici sono capaci di trarre in inganno anche un ignaro piccione!






lunedì 29 dicembre 2014

FESTIVITA' TORINESI...RICORDANDO LELE

Aspettando Capodanno in quel di Torino

Qualche immagine natalizia l'avevo già preventivata per offrire agli amici uno spazio di 'distensione visuale' che potesse predisporre al meglio l'avvento di un ottimo 2015.

Quello che non avevo previsto era che il ricordo di Lele Luzzati potesse predominare sul resto.

Non che mi dispiaccia, certo. Anzi...

1. Catene montuose innevate, tutto intorno.

2. Percussionisti talentuosi per le vie della città

3. Il presepe di Lele, quello 'classico' nel centro di Torino

4. Un albero di luci...

5....ed un lampione colorato.

6. Dietro l'angolo, inaspettato, ancora Lele!

7. Natura con albero, al Parco del Valentino...

8. ...e ancora, albero con Luna.

9.Incontrando poi, al Castello, il Presepe di Lele che compie 12 anni...











... e come da copione, essendo il 29 dicembre, il Bambin Gesù è ormai giunto...

...mentre i Magi, secondo tradizione, attendono fuori dalle Mura.


10. Anche gli scoiattoli sono sul chi vive...ma questa è un'altra storia.











mercoledì 24 dicembre 2014

IMPRESSIONI AUTOBIOGRAFICHE DAL FESTIVAL DELL'AUTOBIOGRAFIA 2014



Portare a sintesi le tre giornate del 4° Festival dell’Autobiografia organizzato dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari nel secondo fine settimana di settembre– ma gli incontri nazionali, i simposi scientifici e i Cantieri della Libera si succedono fin dalla fondazione 17 anni fa- è compito arduo, poiché si sa che le elencazioni tendono ad annoiare.
Mi limiterò quindi, per dovere di cronaca, ad un breve riferimento agli oltre settanta ospiti, più o meno conosciuti –per fare un solo esempio c’era l’ex capo-dipartimento della giustizia minorile, ma c’erano anche alcuni detenuti del carcere di Opera in permesso- ed alle tre/quattrocento persone che hanno partecipato agli eventi dislocati in tutta la cittadina di Anghiari.
Ed ancora concentrerò in poche righe la pluralità di esperienze di chi è giunto ad Anghiari per affermare il valore e il diritto di avere una storia personale e di poterla raccontare. Esperienze in carcere, in medicina, nel lavoro sociale, nelle dipendenze, nella dimensione della terza età; ed ancora storie di cura, storie di migranti, storie della terra, storie di lavoro; un Premio per una grande personalità dello spettacolo e un Premio per valorizzare giovani ricercatori che la memoria e la scrittura esplorano e approfondiscono; un leggio al quale chiunque può accedere per narrare a voce alta una parte della propria storia.
Ci si potrebbe limitare a questo, ma il filo autobiografico che mi ha consentito di prendere parte in prima persona al Festival riguarda almeno tre diverse tipologie di contributi.
La prima riguarda tre grandi personalità del panorama nazionale: Don Luigi Ciotti, che ha incantato la platea con la semplicità ed il fervore del suo racconto autobiografico (largamente sconosciuto, cfr: http://giorgiomacario.blogspot.it/2014/09/don-luigi-ciotti-dallio-al-noi.html ); Caterina Chinnici, che ho avuto l’onore di intervistare e che ha restituito alla figura del padre Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia, la sua rettitudine ma anche la sua profonda umanità; infine Gigi Proietti, che ha intrattenuto con la consueta maestria le centinaia di persone presenti in piazza e accogliendo dalle mani del fondatore della LUA, Duccio Demetrio, il Premio Città dell’Autobiografia 2014, ha ricordato con modestia l’incipit della sua autobiografia ‘Tutto sommato’: “Un’autobiografia? Io? Tutt’al più quattro chiacchiere sul passato, sperando che a qualcuno interessi.”
Il secondo momento significativo, collocato nello spazio ‘Aperitivo con le storie’ e decentrato in diversi spazi del borgo, è consistito nel condurre un incontro su storie di LifeLong Learning, alla presenza di diverse sociologhe autrici del testo ‘Imparare, sbagliare, vivere. Storie di Lifelong Learning’ (Laura Balbo la curatrice) e dell’autore di un interessante testo sui ‘Drop-out’ (Federico Batini, direttore della rivista LLL – Lifelong Lifewide Learning). L’esplicitazione di diverse possibili chiavi di lettura dei testi presentati –dal valore dell’imparare e del disimparare, alla costruzione delle domande più che la ricerca di risposte, dalle esemplificazioni pratiche accanto agli apporti teorici, alle contaminazioni interdisciplinari- ha consentito un vivace confronto insidiando lo stesso orario della incipiente cena.
Il terzo avvenimento, cui ho assistito da semplice ascoltatore, ha riguardato l’autobiografia in carcere, che negli ultimi tempi ho potuto seguire e raccontare in due brevi ma significativi scritti: il primo sula visione del filmato ‘Levarsi la cispa dagli occhi’ ( http://giorgiomacario.blogspot.it/2013/09/festival-nazionale-dellautobiografia.html ) ed il secondo sull’esperienza nel carcere di Timisoara al recente II Congresso Mondiale sulla Resilienza in Romania (http://giorgiomacario.blogspot.it/2014/05/la-filarmonica-di-timisoara-e-il.html ). Dopo l’esposizione delle esperienze di laboratori autobiografici realizzati nel carcere di Bologna e il racconto partecipe di una detenuta del carcere di Verona ammessa al lavoro esterno grazie all’art. 21, sono stati un gruppo di detenuti ed ex detenuti del carcere di Opera che hanno catturato l’attenzione di tutti i presenti leggendo alcuni dei loro scritti appena pubblicati nel testo ‘Chiudendo gli occhi…Antologia sul sogno’. Veramente emozionante ascoltare le loro riflessioni poetiche che riescono ad evadere dalle alte mura del carcere.
E qui mi fermo, perché ciascuno è chiamato a sviluppare il proprio ‘filo autobiografico’, e lo può fare  solo…partecipando. Magari alla prossima edizione del Festival, nel settembre 2015.

(Articolo pubblicato sul n. 4 - dicembre 2014 di "Psicologi e Psicologia in Liguria - Edizione Flash", supplemento al Giornale dell'Ordine degli Psicologi della Liguria, pag. 3)

lunedì 8 dicembre 2014

CHI L’AVREBBE MAI DETTO

L’incredibile storia di Luigi Barile e delle ‘sue’ grappe

Luigi Barile non è un semplice commercialista, non foss’altro perché per molti anni, complice la grande amicizia con Don Andrea Gallo, si è occupato di tutti gli aspetti fiscali riguardanti la Comunità di San Benedetto al Porto, che proprio oggi -8 dicembre 2014- festeggia il suo 44° compleanno alla Chiamata del Porto di Genova.
Luigi Barile, detto ‘Gino’, è un giovane ottantaduenne che pochi giorni fa a Genova, presso il Museo del Mare, ha voluto festeggiare il suo compleanno offrendo a tutta la città la visione di un documentario sulla sua vita intensa, appositamente realizzato dalla regista Wilma Massucco ed intitolato “CHI L’AVREBBE MAI DETTO. Storia di Luigi Barile (Gino per gli amici)”.
Introducono il documentario, con poche parole che ne tratteggiano le diverse specificità, sia un docente di storia moderna dell’Università di Genova, Ferdinando Fasce, che il dott. Flavio Gaggero, una figura ‘mitica’ nell’ambiente genovese, illustre dentista indifferentemente di VIP nazionali e di persone modeste che non possono permettersi di pagarlo.
Ma è lo stesso ‘Gino’ a riassumere con grande efficacia il suo percorso autobiografico, e le sue parole si intrecciano con le successive immagini del documentario.
A sei anni il padre abbandona sia lui che la madre e la sua fame di sapere nasce proprio da qui, abbinata ad una estrema ristrettezza dei più semplici mezzi di sussistenza. Ed è proprio in questo periodo che riceve un grande aiuto dalla mamma di Don Andrea Gallo, che era una Dama di San Vincenzo.
Praticamente solo, all’età di 8-9 anni è costretto ad abbandonare la scuola dopo la 3° elementare ed a cominciare ad impegnarsi in un numero impressionante di lavoretti ed occupazioni utili a sbarcare il lunario.
Ma non demorde, e fra un lavoro e l’altro in un solo anno supera 1°, 2°, 3°media e 1°, 2°, 3° ragioneria portando ben 17 materie all’esame. Certo per una tale impresa cerca sostegno presso un paio di persone che lo aiutano, ma in particolare, visto che ha la macchina e guida abitualmente proprio per il lavoro di rappresentante che fa, contatta un professore e lo accompagna tutti i giorni nel tragitto casa-scuola concordando come compenso…sintetiche lezioni utili ad una veloce acculturazione. Certo il tragitto tendeva un po’ ad allungarsi, commisurandosi alla ‘fame di sapere’, ma il professore era cortese e faceva finta di non accorgersene.
A Don Gallo è fraternamente affezionato e condivide con lui tutte le posizioni sul Concilio Vaticano II e sul primato della coscienza, così caro al Don. L’8 dicembre 1970 supporta la nascita della Comunità di San Benedetto e, una decina di anni più tardi, in particolare del ristorante A' Lanterna. Certo non è semplice fare l’amministratore di un locale dove il 1° gestore scappa con la cassa più di una volta. Così come non è stato agevole far fronte, nei primi tempi, alle continue visite della Finanza che ‘bersagliava’ la Comunità ipotizzando chissà quali coperture, data la costante presenza di tossicodipendenti. “Ma Don Gallo era sempre pronto a perdonare e a ridare fiducia a chiunque avesse momenti di debolezza. Era questa la sua grande forza”, dice Gino con gli occhi che gli brillano.
Durante i molti passaggi lavorativi, alla fine degli anni ’50 Gino conosce ai cantieri navali dell’Ansaldo l’amico Nino Bormida, ed è di fronte ai bicchieri di latte distribuiti al bar aziendale per contrastare i fumi delle vernici che i due amici, parlando del futuro e rievocando le audaci ideazioni di Leonardo Da Vinci, si ripromettono di distillare, un giorno, una grappa di qualità.
Passeranno molti anni, quasi venti, e il ragioniere Luigi Barile nel frattempo diventerà commercialista, aprirà lo ‘Studio Barile’, ma deciderà anche di realizzare un suo vecchio sogno: quando il suo cliente distillatore ‘Cianela’ Lasagna è costretto a chiudere la sua distilleria a Silvano d’Orba, chiama il suo vecchio amico Nino per rilevare insieme l’attività. Lo guida un desiderio ed una motivazione ideale, non certo economica.
Compra botti di rovere usate da produttori di whisky scozzese, cura meticolosamente tutto il ciclo produttivo, utilizza vinacce da agricoltura biodinamica e riesce a produrre una grappa unica “che piace anche alle donne” proprio per la sua morbidezza. Luigi Veronelli, nel 2002, la proietterà nel gotha dei distillati internazionali definendola ‘la più buona grappa prodotta in Italia’. Ma sarà anche premiata dalla prestigiosa giuria del premio Wine and Spirit e sarà utilizzata per ben due volte come presente ai Grandi della Terra, sia in Canada che in Italia in occasione dei rispettivi Summit internazionali, e si potrebbe continuare a lungo decantando i risultati raggiunti.
Ma a conferma della multiformità dei suoi interessi e del costante impegno civile che lo contraddistingue, nel poco tempo rimasto Luigi Barile preferisce accennare alle assemblee della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, dove, difendendo i piccoli azionisti della Banca, denunciò con 7 anni di anticipo –nel 2007- le mille ruberie di cui i vertici della stessa banca stanno rispondendo proprio in questi mesi. Osservando mestamente: “In quegli anni i giornalisti della stampa facevano i portavoce, non davano certo notizie così scomode.”
Ed è a questo punto che in sala si spengono le luci e parte il documentario, che, pur pregevole, farà solo da cornice alle ultime parole di Gino che parlando della amatissima moglie Nuccia dice: “E’ lei che è stata capace di sintetizzare al meglio il mio impegno in distilleria, dicendo un giorno ad un giornalista: <Sa, non so se posso dirlo, ma sono convinta che mio marito sussurri agli alambicchi>”.

domenica 7 dicembre 2014

II CONGRESSO MONDIALE SULLA RESILIENZA - La pubblicazione

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Per chi fosse interessato alla documentazione dei lavori del II Congresso Mondiale sulla Resilienza che si è svolto a Timisoara in Romania dall'8 al 10 maggio 2014, ho appena appreso che sono stati pubblicati da Medimond International Proceedings.
Si può prendere visione della copertina e dell'indice (34 pagine sulle 1344 complessive) all'indirizzo:
 http://www.medimond.com/proceedings/moreinfo/20140508_index.pdf 
Si può invece eventualmente acquistarla al costo non troppo economico ma scontato (rispetto ai 120 euro della copertina) di 95 euro, al seguente indirizzo web:
http://www.medimond.com/proceedings/detail.asp?id=20140508 
Ricordando nell'occasione la bella esperienza di questa primavera, quando ho presentato al Congresso il mio intervento su 'Vite resilienti e suggestioni autobiografiche', ho ritrovato alcune foto che testimoniano l'incontro amichevole con i maggiori esperti mondiali in tema di resilienza.
A partire da Boris Cyrulnik, neuropsichiatra, per molti anni all'Università di Tolone e autore delle principali ricerche in tema di resilienza (suo il bellissimo volume 'Autobiografia di uno spaventapasseri' di cui potete recuperare la recensione che ho scritto a suo tempo all'indirizzo: 
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1423&Itemid=77 ),
qui impegnato in plenaria al Congresso:
Cyrulnik nella sessione plenaria
e a cena la prima sera con un piccolo gruppo di francesi e di italiani:
Cena con Cyrulnik 
 Per proseguire con Sir Michael Rutter, primo professore di psichiatria infantile nel Regno Unito, all'Istituto di Psichiatria dal 1973 al 1998 ed attualmente professore di psicopatologia dello sviluppo, i cui incarichi di prestigio non si contano (fra questi Fellow of the Royal Society e Founding Fellow of the Accademia Europaea and the Accademy of Medical Sciences). 
Nella prima foto presenzia alla sessione su 'Adoption and Resilience' dove ho presentato il mio contributo:
Sir Michael Rutter nella mia sessione
mentre in questa successiva siamo insieme a lui e alla dr.ssa Ann Masten, figura di spicco nel panorama americano  (Irving B. Harris Professor of Child Development and Distinguished Mcknight University Professor of the Institute of Child Development at the University of Minnesota) ad una serata conviviale presso la Recas Winery:
Con Rutter e Masten
Infine, in questa foto ufficiale di gruppo sempre presso la Recas Winery, oltre a Sir Michael Rutter e Ann Masten, a me e alla collega Elena Malaguti dell'Università di Bologna, ci sono Serban Ionescu (il primo a destra), Professore emerito di psichiatria e psicologia clinica all'Università di Parigi 8 e dell'Università del Quebec a Trois Riviere e presidente del Congresso, la prof.ssa Evelyne Boouteyre (subito dopo) che insegna psicopatologia all'Università di Aix-Marseille (AMU), il prof. Michel Born dell'Università di Liegi-Belgio ed infine, subito di fronte a lui, la prof.ssa Mihaela Alida Tomita della West University di Timisoara che è anche stata l'onnipresente ed encomiabile coordinatore del Comitato Organizzativo Locale.
Foto di gruppo-Timisoara