Eugenio Borgna
IL FIUME DELLA VITA. Una storia interiore.
(Feltrinelli, Milano, 2020)
Recensione a cura di GIORGIO MACARIO
Il principale maestro dell’approccio
fenomenologico in psichiatria.
Un fine intellettuale capace di estese
citazioni perfettamente sintoniche con il suo pensiero.
Un animo sensibile che non teme di
addentrarsi con i suoi pazienti nei labirintici meandri dei loro pensieri
sofferenti.
Queste le principali caratteristiche di
uno dei padri della psichiatria in Italia, capace di tracciare un percorso di
uscita dalle sofferenze manicomiali, parallelo e complementare a quello
universalmente conosciuto tramite l’opera di Franco Basaglia. Come confermato
già nel lontano 1961 dalle parole del principale allievo di Basaglia, Antonio
Slavich, che nel suo All’ombra dei ciliegi giapponesi. Gorizia 1961,
nell’osservare quanto la psichiatria italiana manicomiale dimenticasse di
essere una scienza umana, affermava: “Essa non tocca comunque Eugenio Borgna a
Novara sempre fedele alle sue idee e ai suoi malati, perché consapevole sia dei
limiti delle prime che dell’umane sofferenze dei secondi.”
La lettura dell’autobiografia di Eugenio
Borgna ha suscitato in me le prime considerazioni
appena espresse e ha accompagnato il tempo libero
dagli impegni lavorativi che, in questo periodo di reclusione casalinga da
COVID-19, si sono incredibilmente moltiplicati. Una lettura autobiografica che
si snoda attraverso la 'storia interiore' di Eugenio Borgna, che descrive il
suo 'Fiume della vita'. Per una fortunata
coincidenza lo scorso anno ho avuto modo di leggere attentamente le
'Confessioni' di sant'Agostino, e proprio questa lettura è utilizzata da Borgna
come fil rouge della sua scrittura autobiografica.
“Il cammino misterioso
che porta alla mia interiorità” è descritto da Borgna ripercorrendo “alcuni
momenti della mia infanzia, e della mia adolescenza, della mia giovinezza e
delle altre età della mia vita.” E se il
sant’Agostino delle Confessioni, ma anche dei Soliloqui,
rappresenta il filo conduttore del fiume della sua vita, sono innumerevoli e
significativi gli autori che lo accompagnano: da Leopardi a Bobbio, da Rilke a
Benjamin, da Haruki a Corazzini, dalla Woolf a Keats e Holderlin, e altri
ancora.
Ed è lungo questo
cammino interiore che Borgna, rimanendo saldamente ancorato alla sua esperienza
di vita, riesce ad accompagnare il lettore nei principali passaggi della vita.
Dall’infanzia (“Fare lievitare, e alimentare, i ricordi della nostra infanzia
ci aiuta senza fine a capire meglio il senso di quelli che sono stati gli
avvenimenti della nostra vita, e anche a non perdere mai l’abitudine a
discendere negli abissi della nostra interiorità”) all’adolescenza (“Conoscere
in adolescenza emozioni così profonde e così laceranti è stata una esperienza
che ha segnato la mia vita: insegnandomi molte cose, e fra queste il valore
inestimabile dell’amicizia…”); dalla esperienza pluridecennale nel manicomio di
Novara in età adulta (“Non dovremmo mai dimenticare, in ogni caso, che senza
analizzare che cosa accade in noi, nella nostra vita emozionale, nulla sapremo
cogliere delle emozioni dei pazienti, e delle cose da dire loro.”) agli anni
della vecchiaia, rievocati nelle riflessioni di decine di autori, che lo
portano a sottolineare, fra le altre e in particolare, alcune considerazioni di
Norberto Bobbio (“…sai anche che ciò che è rimasto, o sei riuscito a scavare in
quel pozzo senza fondo [rappresentato dalla memoria], non è che un’infinitesima
parte della storia della tua vita. Non arrestarti. Non tralasciare di
continuare a scavare. Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano
canto, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, ti aiutano a
sopravvivere.”).
E se i temi di una
psichiatria del futuro dell’ultimo capitolo del libro illuminano anche,
profeticamente, le esperienze attuali in tempo di Covid-19, è il suo congedo,
nel riportarci a sant’Agostino con “la speranza non è se non la memoria del
futuro”, a rappresentare la vera eredità che Borgna intende lasciarci.
“Un libro che consentirà
a chi lo legga nel silenzio del cuore di conoscere qualcosa di una vita che ha
avuto la psichiatria come sua fragile compagna di strada: come sua fonte di
riflessione sulla condizione umana ferita dal male di vivere, e nondimeno
aperta ai bagliori della speranza, che è la goethiana stella cadente, alla
quale sempre guardare nelle notti oscure dell’anima.”