mercoledì 1 giugno 2016

DALLA STRADA ALLA STORIA - Archivio Don Andrea Gallo


PER RICORDARE DON ANDREA GALLO
CON UN ARCHIVIO DEGNO DI UN 'PRETE DI STRADA'

   di Giorgio Macario*

Genova, 31 maggio 2016.

E’ un martedì qualunque di una giornata di fine maggio piuttosto uggiosa, eppure il Salone del Gran Consiglio nel Palazzo Ducale di Genova, 500 posti la capienza media, ancor prima dell’inizio dell’evento è già colmo di una varia umanità.


Varie provenienze e varia appartenenza che la figura di Don Andrea Gallo, carismatica e ‘semplice’ ad un tempo, è sempre riuscita a radunare intorno a sé.
Prima dell’avvio Domenico ‘Megu’ Chionetti, già portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto, in piedi, accoglie i vari relatori al loro arrivo, mentre Lilli, già ‘segretaria’ del Gallo, seduta in prima fila, riceve l’abbraccio dei vecchi amici del Don.  


Appena le luci si smorzano, sono le sue immagini e le sue parole ad occupare tutta la scena: Don Gallo giovane, alcuni flash di diversi suoi interventi sui palchi di tutta Italia, alcune battute ospite da Fazio in compagnia di Vito Mancuso.
Ed è proprio Vito Mancuso, teologo, che presenta i primi vagiti del progetto di Archivio Don Andrea Gallo.


Lo introduce Luca Borzani, Presidente della Fondazione Palazzo Ducale, che ricorda la ricorrenza del terzo anniversario della morte di Don Gallo e lo ricorda subito come anticipatore assoluto di una delle indicazioni centrali di Papa Francesco (salito al soglio pontificio poco prima della sua morte) che recita: “Ricollocarsi nelle periferie per dare nuova vita alla Chiesa”. Motiva anche il titolo dato all’incontro, dalla strada alla storia, come la sintesi più efficace per presentare non un archivio ‘monumento’, cioè immobile, bensì un archivio ‘movimento’, cioè la raccolta di lettere, documenti, omelie, agende ed immagini capaci di rendere vivi ed attuali, non solo per gli studiosi ma per tutti noi,  i pensieri e gli insegnamenti che Don Andrea Gallo ha tratto dagli incontri di una vita trascorsa nella strada in compagnia di tanti e di ciascuno. E a rimarcare questa connessione, per tutto l’incontro campeggerà sullo schermo l’immagine dell’agenda del Don con le annotazioni relative al 19 e 20 luglio 2001, giornate cruciali del G8 di Genova. Un archivio che è stato avviato in collaborazione con la Fondazione Ansaldo ed è già ricco di 500 pezzi inventariati.


Ma è Vito Mancuso, come poi faranno Gad Lerner, Dori Ghezzi e il sindaco di Genova Marco Doria, a proporre l’analisi forse più sistematica del ‘Don Gallo pensiero’. E lo fa citando alcuni passaggi del suo epistolario che gli sono stati anticipati, annoverandolo fra i pochi ‘Uomini di Dio’,  come ultimo dei Mohicani – o quasi-, in compagnia di  Mazzolari,  Zeno, Turoldo, Milani e pochi altri. Parla di un Don Gallo politico (molto in breve, dice, perché è uno dei suoi aspetti universalmente più conosciuti), di un Don Gallo ‘anticlericale perché ecclesiale’ (sempre volto a promuovere una Chiesa profetica e non del potere) ed infine di un Don Gallo ‘spirito dell’infanzia’, concentrandosi su di uno scritto di Don Andrea del 2002 nel quale interveniva sul tema della santificazione di Papa Roncalli riconoscendo la sua fedeltà all’infanzia ed affermando “Non è mai veramente uscito dall’infanzia”. “Parlava di Roncalli, ma parlava anche di sé -conclude Mancuso-, del suo sguardo limpido e del suo sorriso contagioso”. E nell’udire queste parole non ho potuto non associare questa vicinanza all’infanzia alla figura di Lele Luzzati ed al suo modo stupefacente di essere bimbo fra i bimbi anche passati gli 80 anni.


Gad Lerner si collega fin da subito alla capacità del Don di trasmettere gioia pur vivendo, per lo più, in mezzo ai sofferenti e confessa che sarà molto meno sistematico nella sua analisi, proponendo alcuni flash. La memoria lo porta anzitutto a rievocare il funerale del Don nella Chiesa del Carmine e i colpi di tosse prima radi, poi insistenti che hanno costellato le affermazioni di un  Cardinale Bagnasco che enfatizzava ‘l’amicizia fra il Cardinale Siri e Don Gallo’, fino a che sul canto di ‘Bella ciao’ intonato all’esterno della Chiesa un fragoroso applauso l’ha interrotto del tutto, con il passaggio di testimone a Don Luigi Ciotti, vero celebrante e testimone della sua eredità spirituale.  Cita quindi le affermazioni del Don nella stessa Chiesa del Carmine il 21 giugno del 1970, in piena insurrezione popolare contro la sua cacciata proprio ad opera dello stesso Siri: “Siamo qui riuniti intorno all’eucarestia, stupiti e addolorati che chi ci governa non ci comprenda. Desidero continuare ad occuparmi di questo quartiere. Lo Spirito Santo non si lascia monopolizzare.” E poi ancora un breve ricordo del primo loro incontro nel 1979 quando “erano gli anni di piombo, si calpestavano siringhe per ogni dove” e San Benedetto era uno dei pochi posti dove riuscivano a vivere in comunità molte persone con problemi di droga e non solo; la rievocazione di una trasmissione televisiva da lui condotta, con Don Gallo e altri preti di strada, freschi di una dichiarazione pubblica di Don Andrea in merito all’aver accompagnato una donna ad abortire e con Monsignor Tonini che per metà trasmissione lo ha tenuto per mano mentre i suoi occhi sembravano quelli di un bambino; ed infine un ultimo ricordo del gennaio 2011 in Piazza Duomo a Milano, entrambi invitati dal segretario FIOM Landini ad una riuscitissima manifestazione con migliaia e migliaia di metalmeccanici, quando Don Gallo ha letto solo metà del discorso che si era preparato, rivolgendosi poi alla Madonnina in cima al Duomo e parlando con lei, chiedendole di benedire tutte le persone presenti e le loro buone ragioni.


Dori Ghezzi si limita a poche parole che giustifica dicendo della bellezza e della fatica di rappresentare una figura così grande. Cita Lilli e Megu ad indicare l’importanza del proseguire l’opera di Don Gallo e confermando che se Don Andrea li aveva scelti lo aveva fatto a ragion veduta; fa riferimento al fatto di conoscere bene quanto sia un impegno importante ricordare una persona scomparsa e cercare di valorizzare tutte le ‘carte’ che ha lasciato, associando la figura di Fabrizio di Andrè a quella di Don Gallo. “Parlavano tutti e due alla gente, e mettevano, ciascuno a suo modo, la libertà al centro. E Fabrizio amava Don Andrea, specialmente -dice ancora- perché non lo voleva convincere a guadagnarsi il Paradiso.” “Ma sono convinta -conclude poi Dori Ghezzi- che il suo pensiero conquisterà anche i cuori più aridi. E l’amore, all’improvviso, scoppierà dappertutto.”



Infine Marco Doria, in qualità di Sindaco di Genova, conclude l’incontro, ironizzando sottilmente fin da subito che a lui, storico di professione, sia arrivato solo l’elenco dei documenti contenuti nell’Archivio, senza alcuna possibilità di accesso diretto. Ma subito svolge il suo compito riferendo del ‘rilevante interesse culturale’ già attribuito dalla Sovraintendenza a tutto il patrimonio di documenti che confluirà nell’Archivio, anche se il principale valore del ‘Don Gallo pensiero’ risiede nei suoi innumerevoli incontri -dice-, testimoniati dal fatto che è sicuro che fra le centinaia di persone presenti moltissime conservino come cose care i loro ricordi personali di incontro con il Gallo.


Ed è il suo riferimento finale al fatto che annullare il valore delle persone nelle ‘classi’ o in altre categorie è sempre stato foriero di catastrofi, a costituire un collegamento diretto con la Libera Università dell’Autobiografia, con il valore della soggettività e con il fatto che Don Gallo abbia ritirato proprio nel 2010 il Premio Nazionale per l’Autobiografia a lui intestato. Dice infatti Doria che il riferimento valoriale costante presente nella storia di Don Gallo è il riferimento diretto alla persona umana, ad una certa idea di persona umana, ed alle singole persone in quanto tali.
Un’attenzione alla persona che anch’io ho sempre potuto riscontrare come determinante in tutte le occasioni di incontro che abbiamo avuto insieme, in particolare sui temi dell’educazione. Una fiducia nella natura umana che penso possa essere ricambiata da tutti coloro che singolarmente hanno avuto le più diverse occasioni di incontro con il Gallo, facendo affluire all’Archivio le testimonianze documentali di questi scambi. Per quanto mi riguarda mi impegno certamente a farlo fin d’ora.

*Formatore e psicosociologo. Membro del Consiglio Scientifico, del Comitato Scientifico e del Consiglio Direttivo della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Email: macario.g@gmail.com