PER RICORDARE DON ANDREA GALLO
CON UN ARCHIVIO DEGNO DI UN 'PRETE DI STRADA'
di Giorgio Macario*
Genova, 31 maggio 2016.
E’ un martedì qualunque di una giornata di fine maggio
piuttosto uggiosa, eppure il Salone del Gran Consiglio nel Palazzo Ducale di
Genova, 500 posti la capienza media, ancor prima dell’inizio dell’evento è già
colmo di una varia umanità.
Varie provenienze e varia appartenenza che la figura di Don Andrea Gallo, carismatica e ‘semplice’
ad un tempo, è sempre riuscita a radunare intorno a sé.
Prima dell’avvio Domenico
‘Megu’ Chionetti, già portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto,
in piedi, accoglie i vari relatori al loro arrivo, mentre Lilli, già ‘segretaria’ del Gallo, seduta in prima fila, riceve l’abbraccio
dei vecchi amici del Don.
Appena le luci si smorzano, sono le sue immagini e le sue
parole ad occupare tutta la scena: Don Gallo giovane, alcuni flash di diversi
suoi interventi sui palchi di tutta Italia, alcune battute ospite da Fazio in compagnia di Vito Mancuso.
Ed è proprio Vito Mancuso, teologo, che presenta i primi
vagiti del progetto di Archivio Don Andrea Gallo.
Lo introduce Luca
Borzani, Presidente della Fondazione Palazzo Ducale, che ricorda la
ricorrenza del terzo anniversario della morte di Don Gallo e lo ricorda subito
come anticipatore assoluto di una delle indicazioni centrali di Papa Francesco (salito al soglio
pontificio poco prima della sua morte) che recita: “Ricollocarsi nelle
periferie per dare nuova vita alla Chiesa”. Motiva anche il titolo dato all’incontro,
dalla strada alla storia, come la sintesi più efficace per presentare non un
archivio ‘monumento’, cioè immobile, bensì un archivio ‘movimento’, cioè la
raccolta di lettere, documenti, omelie, agende ed immagini capaci di rendere
vivi ed attuali, non solo per gli studiosi ma per tutti noi, i pensieri e gli insegnamenti che Don Andrea
Gallo ha tratto dagli incontri di una vita trascorsa nella strada in compagnia
di tanti e di ciascuno. E a rimarcare questa connessione, per tutto l’incontro
campeggerà sullo schermo l’immagine dell’agenda del Don con le annotazioni
relative al 19 e 20 luglio 2001, giornate cruciali del G8 di Genova. Un
archivio che è stato avviato in collaborazione con la Fondazione Ansaldo ed è già ricco di 500 pezzi inventariati.
Ma è Vito Mancuso,
come poi faranno Gad Lerner, Dori Ghezzi e il sindaco di Genova Marco Doria, a
proporre l’analisi forse più sistematica del ‘Don Gallo pensiero’. E lo fa citando
alcuni passaggi del suo epistolario che gli sono stati anticipati, annoverandolo
fra i pochi ‘Uomini di Dio’, come ultimo
dei Mohicani – o quasi-, in compagnia di
Mazzolari, Zeno, Turoldo, Milani e pochi altri. Parla
di un Don Gallo politico (molto in breve, dice, perché è uno dei suoi aspetti
universalmente più conosciuti), di un Don Gallo ‘anticlericale perché ecclesiale’
(sempre volto a promuovere una Chiesa profetica e non del potere) ed infine di
un Don Gallo ‘spirito dell’infanzia’, concentrandosi su di uno scritto di Don
Andrea del 2002 nel quale interveniva sul tema della santificazione di Papa Roncalli riconoscendo la sua
fedeltà all’infanzia ed affermando “Non è mai veramente uscito dall’infanzia”. “Parlava
di Roncalli, ma parlava anche di sé -conclude Mancuso-, del suo sguardo limpido
e del suo sorriso contagioso”. E nell’udire queste parole non ho potuto non
associare questa vicinanza all’infanzia alla figura di Lele Luzzati ed al suo
modo stupefacente di essere bimbo fra i bimbi anche passati gli 80 anni.
Gad Lerner si collega fin da subito alla
capacità del Don di trasmettere gioia pur vivendo, per lo più, in mezzo ai
sofferenti e confessa che sarà molto meno sistematico nella sua
analisi, proponendo alcuni flash. La memoria lo porta anzitutto a rievocare il
funerale del Don nella Chiesa del Carmine e i colpi di tosse prima radi, poi
insistenti che hanno costellato le affermazioni di un Cardinale Bagnasco che enfatizzava ‘l’amicizia
fra il Cardinale Siri e Don Gallo’,
fino a che sul canto di ‘Bella ciao’ intonato all’esterno della Chiesa un
fragoroso applauso l’ha interrotto del tutto, con il passaggio di testimone a Don Luigi Ciotti, vero celebrante e
testimone della sua eredità spirituale. Cita quindi le affermazioni del Don nella
stessa Chiesa del Carmine il 21
giugno del 1970, in piena insurrezione popolare contro la sua cacciata proprio
ad opera dello stesso Siri: “Siamo qui riuniti intorno all’eucarestia, stupiti
e addolorati che chi ci governa non ci comprenda. Desidero continuare ad
occuparmi di questo quartiere. Lo Spirito Santo non si lascia monopolizzare.” E
poi ancora un breve ricordo del primo loro incontro nel 1979 quando “erano gli
anni di piombo, si calpestavano siringhe per ogni dove” e San Benedetto era uno
dei pochi posti dove riuscivano a vivere in comunità molte persone con problemi
di droga e non solo; la rievocazione di una trasmissione televisiva da lui
condotta, con Don Gallo e altri preti di strada, freschi di una dichiarazione
pubblica di Don Andrea in merito all’aver accompagnato una donna ad abortire e con
Monsignor Tonini che per metà trasmissione lo ha tenuto per mano mentre i suoi
occhi sembravano quelli di un bambino; ed infine un ultimo ricordo del gennaio
2011 in Piazza Duomo a Milano, entrambi invitati dal segretario FIOM Landini ad
una riuscitissima manifestazione con migliaia e migliaia di metalmeccanici,
quando Don Gallo ha letto solo metà del discorso che si era preparato,
rivolgendosi poi alla Madonnina in cima al Duomo e parlando con lei,
chiedendole di benedire tutte le persone presenti e le loro buone ragioni.
Dori Ghezzi si limita a poche parole che
giustifica dicendo della bellezza e della fatica di rappresentare una figura
così grande. Cita Lilli e Megu ad indicare l’importanza del proseguire l’opera
di Don Gallo e confermando che se Don Andrea li aveva scelti lo aveva fatto a
ragion veduta; fa riferimento al fatto di conoscere bene quanto sia un impegno
importante ricordare una persona scomparsa e cercare di valorizzare tutte le ‘carte’
che ha lasciato, associando la figura di Fabrizio
di Andrè a quella di Don Gallo. “Parlavano tutti e due alla gente, e
mettevano, ciascuno a suo modo, la libertà al centro. E Fabrizio amava Don
Andrea, specialmente -dice ancora- perché non lo voleva convincere a
guadagnarsi il Paradiso.” “Ma sono convinta -conclude poi Dori Ghezzi- che il
suo pensiero conquisterà anche i cuori più aridi. E l’amore, all’improvviso,
scoppierà dappertutto.”
Infine Marco Doria,
in qualità di Sindaco di Genova,
conclude l’incontro, ironizzando sottilmente fin da subito che a lui, storico
di professione, sia arrivato solo l’elenco dei documenti contenuti nell’Archivio,
senza alcuna possibilità di accesso diretto. Ma subito svolge il suo compito
riferendo del ‘rilevante interesse culturale’ già attribuito dalla
Sovraintendenza a tutto il patrimonio di documenti che confluirà nell’Archivio,
anche se il principale valore del ‘Don Gallo pensiero’ risiede nei suoi
innumerevoli incontri -dice-, testimoniati dal fatto che è sicuro che fra le
centinaia di persone presenti moltissime conservino come cose care i loro
ricordi personali di incontro con il Gallo.
Ed è il suo riferimento finale al fatto che annullare il
valore delle persone nelle ‘classi’ o in altre categorie è sempre stato foriero
di catastrofi, a costituire un collegamento diretto con la Libera Università dell’Autobiografia, con il valore della
soggettività e con il fatto che Don Gallo abbia ritirato proprio nel 2010 il Premio Nazionale per l’Autobiografia
a lui intestato. Dice infatti Doria che il riferimento valoriale costante presente
nella storia di Don Gallo è il riferimento diretto alla persona umana, ad una
certa idea di persona umana, ed alle singole persone in quanto tali.
Un’attenzione alla persona che anch’io ho sempre potuto
riscontrare come determinante in tutte le occasioni di incontro che abbiamo
avuto insieme, in particolare sui temi dell’educazione. Una fiducia nella
natura umana che penso possa essere ricambiata da tutti coloro che singolarmente
hanno avuto le più diverse occasioni di incontro con il Gallo, facendo affluire
all’Archivio le testimonianze documentali di questi scambi. Per quanto mi
riguarda mi impegno certamente a farlo fin d’ora.
*Formatore
e psicosociologo. Membro del Consiglio Scientifico, del Comitato Scientifico e
del Consiglio Direttivo della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.
Email: macario.g@gmail.com
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