I MIEI ANNI SULL'ACQUA
di Ada Trifirò
(Youcanprint, 2019)
Recensione di Giorgio Macario
Una
delle cose che mi ha colpito fin da subito in questo agile volume, da genovese,
è la presenza dell’acqua fin dal titolo. Ed è la stessa autrice, dopo aver
delimitato i confini delle sue scritture diaristiche dal 2011, che l’ha vista come
‘cooperante espatriata’ in Uruguay già da alcuni anni, al 2018, rientrata in
Italia fin dall’anno precedente, a motivarci i perché della presenza dell’acqua
in un “titolo arrivato per ultimo. Mentre rileggevo queste pagine, l’immagine
più forte era di acqua: acqua nelle mie memorie. Acqua come il Mar Mediterraneo
da cui mi sento nata. E come Rio de La Plata che mi ha adottata. Acqua,
come emozioni incontenibili; come quella freschezza che spegne il fuoco
dell’anima; come purificazione e rinascita.”
Ma
il diario “è un’esperienza intima e segreta, o è la ricerca di uno spazio
aperto al confronto?” -si chiede Elena Madrussan nel suo ‘Forme del tempo/Modi
dell’io. Educazione e scrittura diaristica’.
Dal
dipanarsi di questi anni vissuti prevalentemente in Uruguay – con missioni che
l’hanno portata in mezza America Latina- sembra di poter cogliere la prevalenza
del primo aspetto. Sono molti, infatti, gli elementi di autoanalisi del proprio
percorso personale e familiare ad emergere.
Con
il 2011 de ‘La mia vita a testa in giù’,
caratterizzato dalla rievocazione delle radici familiari, da nonna Ada
proveniente dal New Jersey, alla mamma che “viaggiava con la mente e con il
cuore” e al papà che poteva annoverare fra le sue esperienze anche sei mesi
trascorsi in Germania a costruir ferrovie; ma anche con il 2012 dei ‘Nuovi
sentieri per i mie passi’, che introducono il richiamo alla propria nascita
(“Di fronte a questo mare sono nata in una notte d’estate”) e la determinante
esperienza dello yoga nella propria vita.
Con
una venatura poetica ed intimistica che attraversa tutto il percorso, come in
questo bel passaggio della notte di Capodanno del 2014 a Capo Polonio: “Non
posso avvicinarmi al mare senza che le mie acque interiori si agitino. E come
onda inquieta, navigo fra i labirinti dell’anima.”
Ed
ancora dai maggiori investimenti sulla famiglia e sulla coppia del 2016 alla
ripresa del viaggio e al rientro in Italia del 2017.
D’altra
parte emergono anche diversi riferimenti che presentano spazi aperti al
confronto: dallo stesso impegno nella cooperazione internazionale dell’autrice alle
osservazioni sul “perché sono femminista”; dalle riflessioni sul consumismo al
grido esasperato del “Basta guerra!”. E lo stesso racconto da parte
dell’autrice di alcune tappe della propria vita “si fa storia da condividere.”
Scrivere
a partire dai propri diari non è facile, se uno studioso quale Fabrizio
Scrivano nel suo testo su ‘Diario e narrazione’, scrive: “Ogni giorno alcuni
milioni di persone si siedono a scrivere qualche riga di diario. Nella maggior
parte dei casi sono pensieri, avvenimenti e parole che non interessano nessuno,
qualche volta neppure a chi li scrive. Scrivere qualcosa di interessante è un
fatto davvero eccezionale.”
In
questo caso concluderei rassicurando il futuro lettore: l’interesse
dell’autrice per le vicende narrate traspare dall’intensità del racconto e il
mio personale interesse è testimoniato da queste stesse parole. Buona lettura.