domenica 27 dicembre 2015

LA RESISTENZA ... IN CANTO E MUSICA.

ALCUNE PROPOSTE DISCOGRAFICHE SULLA RESISTENZA IN ITALIA

Era il 25 aprile dello scorso anno quando ho inserito on line la riproduzione di alcuni del volumi più prossimi agli anni della Resistenza (questo il riferimento http://giorgiomacario.blogspot.it/2014/04/il-25-aprile-e-la-resistenza-lattualita.html ) volumi che ho avuto occasione di acquistare in questi anni.
In quell'occasione ho inserito anche un piccolo volume sui Canti partigiani (Edizioni del Partigiano - 1944, a cura della sezione stampa "Sergio" della Sesta Zona Operativa), che ben  testimonia quanto il cantare fosse centrale nella vita partigiana in montagna. L'introduzione infatti così inizia: "Dopo la riunione serale, cantiamo." e quindi termina affermando: "Alcune delle voci che li intonavano con noi, tra le più coraggiose e oneste, si sono taciute. Quando tutti insieme, dopo la riunione serale cantiamo, ci pare che tra le nostre voci unite ci siano anche quelle: pure e serene esse sostengono il nostro canto, gli danno la certezza della prossima liberazione."


D'altra parte avevo già ascoltato riferimenti all'importanza del canto nelle formazioni partigiane direttamente dalla voce di mio padre che più di una volta ha intonato alcune canzoni e non cessava di affermare quanto il canto comune rinsaldasse lo spirito e riscaldasse il corpo.
Per questo oggi completo i riferimenti dello scorso anno con la discografia che sono riuscito ad rintracciare ed acquisire.

(2 giugno 2018) - Fuori sacco, una aggiunta di un 45 giri probabilmente degli anni '60, dove la versione della canzone partigiana 'Bella ciao' è intitolata 'Ciao bella ciao', cantata da Tony Costante. E' uno di quei dischi che sul retro della copertina ha una targhetta arancione con i titoli del disco fronte e retro e con il nominativo degli interpreti, fatta appositamente da ritagliare e da inserire nel Jukebox. Segno che era un 'pezzo' piuttosto gettonato.


In ordine cronologico, partendo dagli LP, il primo 33 giri e 1/3 (formato ridotto rispetto ai classicci LP) è intitolato "I canti della Resistenza Italiana - Per l'onore e per l'indipendenza della patria", stampato dalla Florence Record e contenente esecuzioni del Coro Flymon. Dopo la Lettura Motivazione Medaglia d'Oro con Inno di Mameli, seguono alcuni fra i principali canti partigiani (si inizia con 'Fischia il vento' e si conclude con 'Siamo i ribelli')."I CANTI DELLA RESISTENZA IN ITALIA" ed è del 1955.


Se l'LP appena citato esce per il decennale della Resistenza, è in occasione del ventennale (nel 1965) che viene registrato un LP a cura della Federazione Italiana Volontari della Libertà, dal titolo "RIBELLI PER AMORE. La vita per l'Italia" con letture e canti della Resistenza, dalla 'Preghiera del ribelle' di Teresio Olivelli all'immancabile 'O bella ciao'. 

 

Sempre nel 1965 la Cetra pubblica un LP con le "LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA", lette da Anna Proclemer e Arnoldo Foà e inserite nella Collana Letteraria Documento. Per la copertina l'illustrazione utilizzata è tratta da una tavola a colori di Renato Guttuso.


Ed ancora nel 1965 Milva incide sempre con la Fonit-Cetra i "CANTI DELLA LIBERTA'" che oltre a "la più famosa canzone di marcia della Resistenza Italiana" contiene una raccolta di canzoni rivoluzionarie di tutto il mondo.


L'anno successivo, nel 1966, per 'I dischi del sole' esce un LP a cura di Sergio Liberovici, "I CANTI DEI LAGER", che raccoglie canti di esilio e prigionia pubblicati in origine in Francia, Polonia, Francia, URSS, Ungheria, Romania, Austria, Germania e, naturalmente, Italia.


Nel 1973 è il gruppo Folk Italiano di Paolo "Saetta" Castagnino, mitico comandante della Brigata Garibaldina  'Coduri' e poi della Brigata 'Longhi', che incide "FISCHIA IL VENTO. Canti della resistenza" che contiene 13 brani fra cui 'O bella ciao' e 'Fischia il vento' che aprono e chiudono la facciata A del disco.


L'anno successivo (1974) il Duo di Piadena pubblica con la Cetra, nella Collana Folk, "IL VENTO FISCHIA ANCORA" anche questo con 13 brani resistenziali, che si apre e si chiude con 'Fischia il vento'.


Infine, per commemorare il trentennale della Resistenza, l'ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, soppresso con la Riforma Sanitaria del 1978) pubblicò "RESISTENZA IERI E OGGI", canzoni e poesie sulla resistenza nel mondo, che dedica una prima parte alla 'Resistenza ieri' a partire dalla lettura della motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla bandiera del Corpo Volontari della Libertà, mentre una seconda parte è riservata alla 'Resistenza oggi', con brani dedicati a Jan Palach e scritti fra gli altri da P. Neruda, M. Theodorakis e G. Gaber.



Per quanto riguarda invece i 45 giri, il primo ad essere qui riprodotto è del 1959 e si intitola"CANTACRONACHE 3 - PARTIGIANO". Il gruppo di musicisti, letterati e poeti sorto nel 1957 a Torino, ed all'origine della canzone d'autore in Italia, aveva al suo interno, fra gli altri, Michele L. Straniero e Sergio Liberovici. L'E.P. contiene 4 brani: 'Oltre il ponte', 'Tredici milioni', 'Partigiano sconosciuto' e 'Partigiani fratelli maggiori'.



Nel 1960, pubblicato dalla CEDI di Torino, esce un 45 giri intitolato "CANTI PARTIGIANI" . Contiene due classici come 'Fischia il vento' e 'Bella ciao', anche questo con una illustrazione di Renato Guttuso in copertina.


Sempre dell'inizio degli anni '60 è l'E.P. della Combo Record "CANTI DELLA RESISTENZA" con 4 brani ('Fischia il vento', 'E la bandiera...', 'Ciao, bella ciao' e 'Il partigiano').


Per i Dischi del sole esce nel 1963, a cura di Roberto Leydi, i "CANTI DELLA RESISTENZA ITALIANA 2". La copertina è opera del pittore Emilio Vedova ('Attacco alla colonna tedesca', 1945) e contiene 5 brani: immancabili anche in questo caso 'Fischia il vento' e 'Bella ciao', accanto a 'La Brigata Garibaldi', 'E quei briganti neri' e 'La badoglieide'.


Nel 1965 il Coro Alpino Eporediese di Ivrea pubblica un E.P. con la Records Prince Italiana "CANTI PARTIGIANI" con all'interno 'Urla il vento', 'Partigiani in montagna', Portiamo l'Italia nel cuore' e 'Bella ciao'.


Sempre nel 1965, in una edizione speciale per le celebrazioni del VENTENNALE DELLA RESISTENZA, la DNG Edizioni Discografiche pubblica un E.P. "CANTI PARTIGIANI 2" con riprodotti brani meno consueti: 'Lassù sulle colline del Piemonte', Pietà l'è morta', Figli di nessuno' e Rimpianto di una mamma'.


Negli anni '60 Franco Trincale pubblica con la Fonola un 45 giri intitolato "LA STORIA DI PAPA' CERVI".


Nel 1971 la Signal pubblica nella Collana 'Documenti del nostro tempo - cori e canti della resistenza' il 45 giri "VALSESIA", con 3 brani: 'Figli di nessuno', 'Valsesia' -che da il titolo al disco- e 'La Brigata Garibaldi'.


Infine, nel 1976, la Grande Orchestra Spettacolo 'Leo Ceroni', pubblica un 45 giri dal titolo "IL PARTIGIANO".


Otto 33 giri e nove fra E.P. e 45 giri che non esauriscono certo i brani e le canzoni dedicate alla Resistenza, ma testimoniano l'importanza del 'cantare insieme' fra partigiani come sostegno reciproco, incitamento all'azione e speranza in un futuro migliore.

sabato 14 novembre 2015

FORZA RAGAZZE! MALALA, un impegno esemplare.



UN IMPEGNO ESEMPLARE...

...NEL CONTESTO INTERNAZIONALE:

"(In Malala la si vede durante la visita in un campo di profughi siriani, e sembra sconvolta.)
Ho pianto quando ho visto queste persone, senza speranza di una casa, di sicurezza per se stessi e i loro figli, i bambini senza scarpe e senza cibo. Perchè sono diventati profughi? Mi hanno fatto piangere. Di solito non piango, ma quello spettacolo mi ha colpito nel profondo."

...MA ANCHE NELLA VITA QUOTIDIANA:

"La mia amica mi aiuta ogni giorno...Lei viene a casa mia, mangiamo il cibo halal e non beviamo vino, e a lei sta bene. Poi, quando vado a casa loro, hanno una cultura molto diversa. Non indossano shalwar kamiz e hanno bottiglie di vino in casa, ma a me non importa. E' la coesistenza e ci piace molto. Non ho mai pensato che avere culture diverse possa essere di ostacolo alla nostra amicizia. Anzi, queste cose rendono l'amicizia più speciale."

sabato 24 ottobre 2015

EXPO 2015 - UN TRANQUILLO WEEK-END DI SCAMPATO PERICOLO.


GENOVA-MILANO-TORINO-GENOVA, 17/18 ottobre 2015


La visita all'Expo di Milano con moglie e figlio è per sabato. Sono previste maree umane ed in effetti quasi non si riesce a camminare.


Ma andiamo con ordine. La prima decisione saggia che abbiamo preso è stata quella di NON partire presto per Milano, dove avremmo incontrato il figlio proveniente da Torino.


In questo modo ci siamo evitati la prima delle code previste all'ingresso dell'area Expo, dicono di almeno un paio d'ore.


Con il figlio reduce dalla prima settimana di lavoro a Milano con spostamenti giornalieri Torino-Milano e rientro in giornata, e reduci, per parte nostra, da una settimana di lavoro non certo leggera, avremmo rischiato di dare forfait in men che non si dica.


Arriviamo quindi a Milano per le 12.30, tempo di incontrarci con il figlio in Centrale ed entriamo agevolmente in Expo poco dopo le 13.30.


Ma è inoltrandoci nel flusso magmatico di decine di migliaia di persone che prendiamo concretamente visione  di una bolgia infernale in versione moderna: si scorgono, dappertutto, agglomerati umani in file di ore che tentano di entrare non dico nei Padiglioni di Giappone, Brasile o Italia (fra il top consigliato ed inavvicinabile) ma nemmeno in Francia, Polonia o Argentina (indicati fra i padiglioni come possibile ripiego de luxe). 


In realtà, giunti in prossimità del padiglione Svizzero -considerato dai commenti in rete uno dei più brutti in assoluto-, ci accorgiamo di una triste verità: anche qui, torme di esseri sicuramente viventi ma probabilmente 'quasi-pensanti', in cerca di emozioni forti quali-che-siano, si dispone di buon grado ad una attesa apparentemente senza speranza. 


E' una questione di punti di vista, ma sinceramente mi è sembrato di assistere -e di essere almeno parzialmente compartecipe- di un esperimento sociale di masochismo collettivo.


E' a questo punto, percorrendo il Decumano in cerca dei pochi sentieri centrali dove la folla è meno fitta, che maturiamo la decisione di puntare a stabilire un nostro record familiare: zero code in un mare di code; il che vuol dire nemmeno un padiglione visitato.


Veramente -occorre confessarlo- una coda e mezza siamo stati costretti a subirla.


La prima, di circa 20', ci è toccata sotto il padiglione Estone, dove siamo stati attratti dall'esibizione live di un gruppo folk Estone: brani gradevoli ci hanno accompagnato alla conquista di un tavolino e nella consumazione di tris di panini nordici, patatine fritte e birra leggera ma gustosa.


La seconda, di circa 10-15', l'ho in realtà delegata a moglie e figlio, e ci è servita per ingurgitare quel minimo di caffeina -servita rigidamente in contenitori plastificati- necessaria per resistere alle quasi cinque ore di visita pomeridiana.


Perchè questo è quanto è successo: dopo aver percorso il Decumano ed il Cardo, dopo essere saliti sulla collina che sovrasta la postazione terminale di Slow Food ed abbracciato da lassù l'intera area Expo, compresa la terrazza del padiglione Russo protesa nel vuoto con gruppi di visitatori all'apice della loro attesa: e dopo aver scelto di completare la visita 'esterna' di quasi tutti i padiglioni percorrendo le strade laterali e passando sul retro di ciascuno di questi, ci siamo avvicinati al simbolo della manifestazione, la torre-fiore-albero della vita posta ad una delle estremità del Cardo. 


Non senza aver appreso nel frattempo, da amici del figlio già in partenza alle tre del pomeriggio, che quasi sicuramente avevamo fatto la scelta giusta: loro, infatti, esausti, dopo aver visitato con 6 ore di coda 3 padiglioni certo non fra i più gettonati (per i quali le code viaggiavano fra le 5 e le 7/8 ore) avevano concluso che non valeva la spesa di procedere oltre: erano più belli fuori che dentro.


Giunti così alle h. 18 circa, e realizzato che l'attesa per l'accensione completa dell'albero della vita (12' e mezzo di luci, colori ed effetti speciali) avrebbe comportato un'attesa supplettiva di 2 ore e mezza, ci siamo anche in questo caso accontentati di una esibizione più contenuta di 3' e mezzo, con la luce in parte attenuata del far della sera, consentendoci di soddisfare la nostra ricerca di un senso minimamente compiuto in un'avventura che aveva tutte le premesse per rivelarsi insensata.


Alle 18.30 guadagniamo quindi il Metrò di Rho Fiera per compiere a ritroso il percorso verso l'auto posteggiata ai confini della città. Non senza un'ultimo brivido rappresentato dall'impossibilità di percorrere in senso opposto il grande ponte pedonale sospeso di collegamento, invaso da decine di migliaia di persone in arrivo in zona per trascorrere all'Expo la serata.
Scampato il pericolo, siamo riusciti ugualmente nell'impresa percorrendo la via sotterranea che dalla stazione ferroviaria ci ha condotto alla fermata del metrò.


Vi chiederete il perchè di un tale 'sbattimento'. La risposta è semplice: tre biglietti -fortunatamente scontati- acquistati nello scorso aprile ancor prima che l'Expo aprisse i battenti, che ci dispiaceva vedere completamente inutilizzati.


La consolazione? Essere riusciti a minimizzare i danni, certi di aver partecipato ad un immenso esperimento di imbecillità sociale, mantenendoci -letteralmente- ai margini.
Ah, dimenticavo la nostra rivincita: arrivati a Torino il figlio ci ha portati ad un take-away Thailandese vicino a casa sua, dove abbiamo ordinato una ricca e gustosa cena etnica. Tempo di attesa, contrariamente a quanto accade di solito: circa 30'. Non è stata proprio una coda, ma quasi.
Forse è meglio dire che la nostra sfida con l'Expo è finita pari: zero a zero!
Il giorno dopo, con tutta calma, rientriamo a Genova per concludere in bellezza il nostro 'tranquillo week-end di scampato pericolo'

mercoledì 14 ottobre 2015

CONDUZIONE DI GRUPPO IN AMBITO AUTOBIOGRAFICO (2° Edizione)








Seminario autobiografico di approfondimento – 2015
CONDUZIONE DI GRUPPO IN AMBITO AUTOBIOGRAFICO (2° ed.)
Apporti autobiografici e valorizzazione della narrazione di sé nei contesti di gruppo
I gruppi e la conduzione in ambito autobiografico: problemi, dinamiche, leadership
Anghiari, 3/6 dicembre 2015 – G. Macario 

LUA-logo+

Nella formazione degli adulti è importante approfondire le specificità dei gruppi e della loroconduzione.
Affrontare questo tema in un contesto di formazione specializzata in metodologie autobiografiche e biografiche, quale è di fatto la LUA,  costituisce una relativa novità.
Infatti è proprio la fondamentale e necessaria attenzione e centratura sul singolo e sul suo percorso, metodologicamente corretta, che può portare a sottovalutare la contemporanea presenza di situazioni di gruppo, scotomizzando le specificità connesse.
Non si tratterà tanto di far riferimento a generiche ‘dinamiche di gruppo’ valide per qualsiasi situazione di gruppo in formazione, ma di approfondire il tema facendo riferimento a contesti ‘ad alta sensibilità autobiografica’.
La narrazione di sé entro contesti di gruppo presuppone, da parte del conduttore, una specifica attenzione alle caratteristiche individuali, interindividuali e gruppali.
Al fine di affinare tali capacità, l’ascolto, la lettura e la restituzione entro ambiti formativi autobiografici saranno sperimentate ed affinate mediante scritture individuali, proposte esercitative, simulazioni e riferimenti a metodologie attente ai contributi ‘esperti’ dei singoli orientati verso l’autoformazione (fra queste una metodologia innovativa già sperimentata denominata ‘Birds Of Feather’).
I riferimenti teorici riguarderanno prevalentemente teorizzazioni derivanti dalle prassi e orientamenti di tipo autoriflessivo e autobiografico.
A chi è rivolto.
Questo seminario autobiografico di specializzazione è rivolto alle persone inserite nei percorsi formativi LUA (Graphein e Morphosis-Mnemon, in particolare) ed a coloro che sono interessati ad approfondire tale tematica nella conduzione di laboratori autobiografici. E’ altresì aperto a formatori con conoscenze di base già acquisite in ambito autobiografico e interessati alla sensibilizzazione autobiografica di contesti formativi diversificati.

Chi conduce il seminario.
Giorgio Macario è formatore, psicologo e psico-sociologo. Collabora con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari fin dalla fondazione nel 1998 ed è attualmente membro del Comitato Direttivo, del Comitato scientifico e del Consiglio didattico. Fin dagli anni ’80 e ’90 collabora con Duccio Demetrio presso l’Università Bicocca di Milano e in altri contesti nazionali. La sua formazione interdisciplinare in ambito pedagogico, psicologico e sociale lo ha portato ha interconnettere fra loro competenze formative, conoscenze specializzate sulla tematica dei gruppi e percorsi di approfondimento in ambito autobiografico. Collabora dal 2002 a tutt’oggi con l’Università di Genova dove ha insegnato Educazione degli adulti. E’ consulente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze dal 1990, come responsabile della formazione nazionale per l’infanzia e l’adolescenza prima e responsabile scientifico e formativo della formazione nazionale per le adozioni internazionali fino ad oggi.
Tra le principali pubblicazioni: L’arte di educarsi (1999); L’arte di formarsi (2008); Dall’istituto alla casa (2008); Dove va la scrittura –con A. Ascari e C. Benelli- (2012); il volume Conversazioni con Lele. 15 racconti e 20 incontri con Emanuele Luzzati (2013) ed il recente contributo al II Congresso Mondiale sulla Resilienza RESILIENT LIVES AND AUTOBIOGRAPHICAL SUGGESTIONS: italian national training process in the field of intercountry adoption (Today’s Children Tomorrow’s Parents, June-September 2014 –Vol. 37-38), in italiano, VITE RESILIENTI E SUGGESTIONI AUTOBIOGRAFICHE. Il lavoro formativo nazionale per le adozioni internazionali in Italia (Minori Giustizia, n. 2/2015).

venerdì 9 ottobre 2015

Laboratorio Autobiografico - IL FILO VERDE DELLA NOSTRA VITA

 La ‘green autobiography’ fra natura e racconto interiore 



“Ci vuole forza e coraggio, ebbene si, nel prendere in mano la propria vita e consegnarla a una penna che può diventare, pagina dopo pagina, più pesante di una vanga, di un piccone o di un rastrello. In questa terra, dura o incolta, se sarai disposto a tale prova introspettiva, non ti resterà che scavare con pazienza: recuperando oggetti, affetti ed eventi –che ritenevi smarriti o mai avuti, che tu per primo avevi a lungo preferito nascondere sotto una strato abbondante di humus che non era affatto inanimato – i quali, ‘arando’ il tuo passato, avvalendoti con tenacia della penna come una zappa, affioreranno a mano a mano dal campo che è la tua storia. Strati di terreno ancora fertili o inariditisi verranno alla luce. Li rivolterai perché si attendono da te nuove semenze e concimi, parole che ti riguardano, che non hai ancora interrato perché ti facevano paura. Se saprai trarre qualche indizio da questa fatica, la scrittura si muoverà in avanti, attingendo linfa nuova dal passato: potrai rinnovarla, cambiare strada o orientare altrimenti la tua storia.”
                                                                                  Duccio Demetrio, Green Autobiography.



Il filo verde che fin dall’infanzia abbiamo intrattenuto con la natura è al centro di questa proposta di laboratorio che intreccia scrittura e natura, partendo da sé e dai propri ricordi, perché come ci rammenta Demetrio in un brano sulla scrittura che attraversa le stagioni della vita “Scriviamo e capiamo, scriviamo e sveliamo, scriviamo e apprendiamo…”. L’amore per la natura, che fin dall’infanzia ci ha estasiato o impaurito, può assumere le forme di una ricerca della poetica della natura, magari attraverso racconti connessi alla ricerca del piacere che abbiamo provato nello stabilire con essa contatti intensi. Occupandoci, quindi, della nostra interiorità riscoperta, ma senza dimenticare che questo stesso amore per la natura esige da noi, sempre più spesso, che ci possiamo impegnare attivamente in sua difesa.

Fra le innumerevoli possibilità, si farà particolare riferimento alle stagioni della vita: dalla primavera (che giunge per prima come l’infanzia) all’estate (tempo in cui i frutti sono molti e ci traghetta dalla giovinezza all’età adulta), per giungere all’autunno (dove ancora i doni della terra da raccogliere non sono pochi, territorio quindi ancora dell’adultità, anche se un poco ‘dolente’) ed infine all’inverno (tempo dell’attesa, dell’assopirsi della vita in natura che ci richiama l’età anziana, ma che consente anche il miglior ascolto delle voci interiori). In attesa che il ciclo della natura e della vita possano ripartire.


E’ prevista una visita guidata all’Orto Botanico attiguo con scritture itineranti.
Al 5° ed ultimo incontro porterà il suo contributo Duccio Demetrio, che condividerà con i partecipanti che vorranno l’ascolto delle scritture delle ‘autobiografie verdi’ realizzate.


Gli incontri si svolgeranno il venerdì pomeriggio dalle ore 15 alle 18, nelle seguenti date:
6 maggio, 13 maggio, 20 maggio, 27 maggio e 10 giugno 2016.
La sede degli incontri, anche per partecipare alla salvaguardia di un Orto Botanico storico, è fissata presso la Biblioteca dell’Orto Botanico di Villa Beuca –Loc. Beuca, Cogoleto (GE) – Via Frankenberger 31.

La quota di partecipazione all’intero ciclo di incontri è:
 - 95 €  per chi è è già associato alla LUA nell’anno in corso
 - 120 € per chi non è Socio LUA (comprensivo Tessera LUA per l’anno in corso)

Il Laboratorio sarà pubblicizzato sul sito della LUA (www.lua.it) dove sarà possibile confermare la propria iscrizione entro il 24 aprile 2016. E’ possibile preiscriversi mediante email indirizzata a segreteria@lua.it ; verrà data priorità ai primi 20 iscritti, con lista attesa per i successivi. 


Il Laboratorio sarà condotto da Giorgio Macario, formatore e psicosociologo, membro del Consiglio Didattico e del Comitato Scientifico della LUA, oltre che del Consiglio Direttivo.
Consulente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze dagli anni ‘90, è stato responsabile per la formazione nazionale per l’infanzia e l’adolescenza ed è responsabile per la formazione nazionale per le adozioni internazionali. Collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova dal 2002.


giovedì 8 ottobre 2015

IL FILO VERDE AUTOBIOGRAFICO DELLA PRESENTAZIONE GENOVESE

La GREEN AUTOBIOGRAPHY di DUCCIO DEMETRIO
presentata da Feltrinelli-Genova il 7 ottobre 2015

(Dall'introduzione all'incontro di Giorgio Macario)



Il filo verde autobiografico - possibile traduzione non letterale della Green Autobiography - non è solo il titolo dell'ultimo libro scritto da Duccio Demetrio ma rappresenta altresì un tentativo di portare a sintesi i diversi aspetti dell'impegno ecologista.

E' infatti la ritrovata centralità del singolo individuo immerso nella sua trama di relazioni con gli altri simili e con la natura che lo circonda, a caratterizzare l'apporto autobiografico, e Duccio Demetrio rappresenta questo filone di impegno ai massimi livelli. 

Ma abbiamo con noi anche Mario Calbi, che da estimatore della natura e botanico, è presente come esponente dell'Associazione Amici dell'Orto Botanico di Genova e degli Amici dell'Orto Botanico di Cogoleto, e parlerà della situazione di crisi in cui versa una esperienza storica che ha tenuto insieme la valorizzazione della natura circostante l'area dove sorgeva l'Ospedale Psichiatrico di Cogoleto con l'impegno di diversi pazienti ed ex degenti mediante una cooperativa appositamente fondata; 

il tentativo di rilancio di questo Orto Botanico è in atto e sarà sostenuto, nella prossima primavera, anche dalla proposta di realizzazione da parte della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, nella piccola biblioteca vicina all'area verde, di un Laboratorio Autobiografico che si intitolerà 'Il filo verde della nostra vita': tale laboratorio sarà condotto dal sottoscritto e vedrà la presenza di Duccio Demetrio nell'ultimo dei cinque incontri previsti.

Infine porterà il suo contributo Andrea Sbarbaro, militante del Gruppo Locale Genova di GREENPEACE, organizzazione nota a livello globale per il suo intervento e le azioni condotte a difesa e salvaguardia della natura in tutto il mondo, che oltre alla disamina di alcuni passaggi del volume porterà alcune informazioni sugli interventi dell'organizzazione in ambito locale.

Si avrà quindi la possibilità di ascoltare tre approcci diversificati al tema della natura: il disvelamento autobiografico che passa attraverso la natura, le capacità di studiare la natura a fondo per conservarla al meglio; la necessità di difendere la natura con il proprio contributo militante.

Apporti diversificati, ma per molti aspetti anche convergenti.

Ma, per introdurre brevemente l'ultimo lavoro di Demetrio, questo approfondisce il disvelamento autobiografico che passa attraverso la natura ed il rapporto che Duccio Demetrio coltiva da sempre con la terra e la natura. Ci parla, fra l'altro, di un filo verde -ormai meglio sarebbe dire 'green'- che prende le vesti di un albero - la magnolia- che fin dall'infanzia affida all'autore il compito di non dimenticarla. 

Demetrio la rende immortale scrivendone e considerandola quasi paradigmatica, perchè primo nome di albero pronunciato a 2/3 anni, e pianta riscoperta dopo diversi decenni nel giardino dei vicini, di fronte a casa. Credo poi che il testo Green Autobiography, oltre a rappresentare un'evoluzione che allarga di molto il respiro delle tematiche  del precedente volume su 'La religiosità della terra' alla centralità del singolo nella natura complessivamente intesa, costituisca la dimostrazione della grande modestia dell'autore, che sempre più allarga la sua autoanalisi autobiografica, 'stando al gioco', come ci dice nella terza parte del volume, breve ma estremamente densa. 

E stare al gioco si traduce nella realizzazione di una appendice di 30 pagine che mette insieme diverse note sparse, 'strettamente personali', che intendono aiutare tutti i lettori ad applicare i consigli suggeriti nelle 300 pagine che precedono.

Le foto che accompagnano il testo sono state scattate da Alessandro Cai, del Gruppo Locale Genova di GREENPEACE (1°, 3°, 5°, 8° e 10°) e da Margherita Bonsano (2°, 4°, 6°, 7° e 9°)