MARINA IN ARMI
di Giuseppe Cruciani
(In 'Guerra di Liberazione', Edito a cura del Ministero dell'Italia occupata - gennaio 1945)
Mentre scrivo, mi ritorna alla memoria il ricordo di quel luminoso mattino del 16 ottobre 1943 nella rada di Alessandria ove da un mese il grosso della flotta italiana era alla fonda. Qualche giorno prima era venuto l'ordine di rimpatrio di tutte le navi ad eccezione delle due corazzate Vittorio veneto e Italia, che con gli equipaggi ridotti dovevano raggiungere una destinazione prossima al Mar Rosso.
Io ero sul Veneto. Rivedo gli equipaggi addossati alle battagliole o arrampicati sulle torri; tutti hanno in mano un fazzoletto che sventolano a mo' di saluto e che spesso portano agli occhi per asciugare le lacrime sospinte da una interna commozione. Nel cuore ci fioriva un dolore e un senso di acuta nostalgia. Salutavamo navi e compagni e tutti sapevamo di allontanarci da qualcosa di nostro, da qualcosa di santo e di eroico che avevamo infinitamente amato. Vedemmo gli incrociatori e i caccia uscire dalle ostruzioni, poi al largo li vedemmo manovrare per assumere la formazione, poi furono sagome, punti sull'infinito, sul grigio e sull'azzurro. Erano le nostre navi, era la Marina Italiana, tricolore al picco, che riprendeva a navigare dopo la sosta di Malta.
A Malta non solo le navi italiane avevano adempiuto lealmente ad una clausola armistiziale, ma avevano dato spettacolo di efficienza,di capacità e di ordine; avevano detto in un muto linguaggio di acciai e di cuori che l'Italia aveva ancora qualcosa di sano, qualcosa che non era ancora prostrato, qualcosa su cui contare per la ricostruzione della Patria e del mondo. E in quel mattino del 16 ottobre 1943 nella rada di Alessandria la dimostrazione di Malta ebbe concreto riconoscimento con quell'ordine di operazione che ridava alle prore il moto e agli equipaggi la possibilità del combattimento sulle loro navi, con la loro bandiera, per la loro Italia.
Da quel giorno le navi italiane ripresero nuovamente il mare raggiungendo tutte le latitudini per combattere anch'esse la guerra che ha tutti i caratteri di una crociata di liberazione per l'umanità. Da quel giorno le navi italiane, affiancandosi alle Nazioni Unite, ne dividono la nobile missione.
La storia farà il consuntivo di questa guerra e dirà l'apporto integrale della Marina Italiana rivelandone il contributo alla causa alleata. Oggi poco si può dire e le cifre sono troppo sintetiche per spiegare tutto. Dall'armistizio a tutto il 30 novembre 1944 le unità della R. Marina hanno complessivamente eseguito 5.350 movimenti percorrendo un totale di miglia 1.470.000; hanno scortato 9.690 piroscafi per complessive tonnellate 74.670.000 di stazza lorde; hanno trasportato 277.000 militari.
Queste cifre vogliono dire missioni di crociera, di scorta, di trasporto, missioni di informazioni, di dragaggio; di recuperi, di rilievo, di ricognizione con la gamma di ogni tipo di nave, di ogni dislocamento. Vanno per mare incrociatori, cacciatorpediniere, sommergibili, corvette, motosiluranti, mas, mezzi d'assalto, navi ausiliarie. Queste cifre significano snervanti navigazioni, oculata vigilanza, agguati e insidie dalle profondità e dalle altitudini, significano il combattimento, gli schianti, le mutilazioni, significano l'eroico ardimento e il sacrificio di giovani vite.
Ma non soltanto operativo è l'apporto della Marina Italiana, che gli alleati si valgono di tutta la sua perfetta organizzazione di terra. I porti, gli arsenali, i bacini, i cantieri, le officine, gli uffici, gli ospedali, i semafori, le stazioni radio, tutto ciò che in una parola è 'Marina', è efficacemente utilizzato dalle Autorità Alleate per serrare sempre più la caccia alla belva teutonica.
E la marina è anche presente sul fronte terrestre, ove il 'Reggimento San Marco', affiancato dalle truppe delle altre Nazioni libere offre sangue e valore. Ed è presente oltre la linea del fronte, coi suoi uomini che lottano fra le file dei partigiani ed hanno bagnato di sangue generoso l'aspro cammino della liberazione della Patria.
Per noi marinai è motivo di vivo orgoglio poter dare alla causa alleata un tanto efficace contributo, sapere che alla ricostruzione della Patria e alla formazione di un nuovo ordine del mondo abbiamo offerto il nostro ardimento e il nostro sacrificio.
Io credo nella missione della Marina e credo nel suo destino. E' un'istituzione che vanta le più gloriose tradizioni militari delle quali i suoi uomini si impregnano tra le metalliche pareti delle navi il cui acciaio li forgia alle difficoltà del dovere, della tecnica e del sacrificio. Io ho fede nella Marina la cui fedeltà ai supremi interessi della Patria è valsa a salvare l'Italia quando sembrava dovesse scomparire fra i gorghi della sconfitta.
Gli uomini che oggi negli uffici presidenziali delle capitali tracciano i destini della storia e del mondo, ricordino il contributo della Marina Italiana alla causa comune, tengano presente che un'Italia non più imperialista, ma che si proietta tutta nel mare deve avere un'efficiente marina per la tutela dei propri interessi, per il prestigio della propria civiltà e per il gioco degli equilibri politici." (@G.M.)
Foto 1: Tomba di Cortese Domenico.
Didascalia foto 2: 'A poppa, durante una missione di guerra.'
Didascalia foto 3: 'Ufficiali del Battaglione S. Marco sul fronte di Cassino.'
Didascalia foto 4: 'Messa a bordo.'
Didascalia foto 5: 'Mezzi d'assalto.'
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