martedì 20 febbraio 2018

L'AVIAZIONE IN GUERRA - Guerra di Liberazione

L'AVIAZIONE IN GUERRA


(In 'Guerra di Liberazione', Edito a cura del Ministero dell'Italia occupata - gennaio 1945)

Nei giorni precedenti l'8 settembre la consistenza dell'aviazione italiana non era che di poche centinaia di apparecchi: la lunga guerra aveva consumato, con gli uomini, le macchine e l'industria bellica non era stata in grado di riempire i larghi vuoti.

La dichiarazione dell'armistizio sorprese i nostri reparti isolati nelle più diverse basi della penisola. dell'Egeo e dei Balcani, , e con essa ebbe immediatamente inizio la prima fase di una lunga lotta, caratterizzata da oscuri sacrifici e da un arduo lavoro, combattuta non solo nei cieli e dagli equipaggi in volo, ma anche sui capi, nelle officine, dagli uomini tutti della nostra Arma.

E mentre le prime perdite rigavano già di sangue la nuova guerra, i trecentosettantasei velivoli -di cui centosettantasei bellici, vale a dire quasi la totalità della nostra flotta aerea- sottratti al nemico dalla disperata volontà  degli equipaggi e fatti affluire  su aeroporti dell'Italia meridionale o sul territorio occupato dagli Alleati, costituirono, nel settembre 1943, lo scheletro della nostra nuova forza dell'aria, che, come suo primo obiettivo bellico, appoggiò per tutto il mese di settembre le truppe italiane impegnate nell'accanita resistenza di Corfù.

A mano a mano che i velivoli raggiungevano le basi dell'Italia meridionale e con gli uomini che, a gruppi o isolati, passavano le linee nemiche per ricongiungersi con le loro macchine e con i loro compagni, l'attività bellica si andò ampliando rapidamente di giorno in giorno: la caccia effettuava frequentissime azioni di mitragliamento contro obiettivi di superficie e azioni di scorta e di ricognizione: i caccia bombardieri attaccavano in picchiata truppe, automezzi, mezzi corazzati e mezzi navali, mentre apparecchi da trasporto e da bombardamento iniziavano i rifornimenti alle truppe italiane che nei Balcani, opponendosi tenacemente ad ogni pressione o minaccia tedesca, stavano congiungendosi con i partigiani del Maresciallo Tito.

La dichiarazione di guerra alla Germania (13 ottobre 1943) pose, ad un tratto, le forze armate italiane, e quindi anche l'Aeronautica, su un piano diverso: da quel giorno le azioni dei cacciatori contro obiettivi a terra e le azioni di rifornimento alle truppe della Divisione 'Garibaldi' e ai partigiani jugoslavi non conobbero soste. Le cifre dell'attività operativa dell'Arma sono elevatissime, soprattutto se messe in relazione al numero di velivoli disponibili e alle difficoltà, talvolta ingenti, che si sono venute presentando.

Al 13 ottobre 1944 - cioè dopo un anno preciso di cobelligeranza- erano state effettuate circa venticinquemila ore di volo, di cui oltre undicimila di guerra,  con un totale di tremilatrecento azioni; erano stati distrutti 86 velivoli nemici, trasportati o lanciati più di venticinquemila quintali di materiale e volati nove milioni di chilometri. E dal 13 ottobre ad oggi, mentre la guerra nei Balcani va assumendo una nuova fisionomia, i compiti dell'aviazione italiana si allargano sempre più e le operazioni da essa compiute -come è reso noto in uno speciale  messaggio del Vice Maresciallo dell'Aria W. Elliot, Comandante le Forze aeree operanti nei Balcani- hanno riflessi sempre maggiori nel quadro generale della guerra in Europa.

Le parole di elogio di W. Churchill per 'la leale aviazione italiana', la cessione ai reparti dell'Arma di apparecchi di costruzione alleata, i caldi riconoscimenti dei Comandanti britannici e statunitensi, il caloroso saluto tributato dal Governo italiano agli equipaggi, mentre sono per gli aviatori motivo di alto orgoglio, costituiscono il più alto riconoscimento di un'opera dedicata alla ricostruzione della Patria.

Ma oltre ai sacrifici dei combattenti dell'aria è doveroso riconoscere quelli di altri uomini che, con gli equipaggi, hanno duramente lavorato: sono gli uomini degli aeroporti e delle officine. Uno dei problemi più gravi infatti, che si presentarono sin dall'origine fu quello relativo alla riparazione e alla manutenzione del materiale di volo.

Nessuna industria aeronautica di qualche efficienza esisteva nel territorio dell'Italia liberata e parte dei macchinari e delle materie prime che si erano potute recuperare dalle poche industrie bombardate erano state requisite dalle Forze Alleate per le loro necessità: cosicché restavano solo scarsi mezzi a disposizione dell'Aeronautica per provvedere alle indispensabili riparazioni dei velivoli e dei motori.

Ciononostante, grazie all'opera meravigliosa degli uomini, fu possibile alla nostra aviazione operare con i soli suoi mezzi - il più delle volte, di fortuna- dalla data dell'armistizio sino ad un tempo assai recente.

Dopo oltre un anno di cobelligeranza e di relazioni con le autorità alleate, gli aviatori hanno, infine, convalidato la loro antica esperienza secondo la quale la stima e la fiducia nel campo delle relazioni internazionali possono essere acquistate solo con il più duro e appassionato lavoro, così come nelle azioni di guerra le posizioni possono essere conquistate soltanto con la più decisa volontà e lo spirito di sacrificio." (@G.M.)

Didascalia foto 1: 'Un idrovolante dell'aviazione italiana in revisione. Nostri idrovolanti hanno continuamente volato sul mare in azioni di scorta a convogli, ricerca naufraghi e soccorso.'
Didascalia foto 2: 'Nostri aerei da trasporto su una base delle Puglie.'
Didascalia foto 3: ' Un velivolo di fabbricazione alleata, in dotazione ai nostri reparti, in volo sul nemico.'
Didascalia foto 4: 'L'officina di una squadra di riparazioni aeronautiche. Il tenace lavoro dei nostri specialisti ha reso possibile perfino la costruzione di nuovi velivoli con rottami di aerei abbandonati su aeroporti dell'Italia meridionale, Sicilia e Africa.'
Didascalia foto 5: ' Si caricano i rifornimenti per un lancio ai partigiani.'
Didascalia foto 6: 'Interi reparti italiani son equipaggiati con apparecchi di fabbricazione alleata. Ecco un Baltimore, velivolo da bombardamento leggero, su una base dell'Italia meridionale.'



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