DYLAN DOG e TIZIANO SCLAVI
Una storia autobiografica 'dopo un lungo silenzio'
di Giorgio Macario
Sarà che sono sensibile
sull’argomento per aver coordinato il mese scorso a Genova l’incontro per la
Giornata mondiale di prevenzione del suicidio, dedicato in particolare ai
giovani e organizzato proprio da un coordinamento di gruppi per l’Auto-Mutuo-Aiuto,
ma aver appreso della presentazione nei prossimi giorni a Lucca Comics di una
storia autobiografica scritta, dopo 10 anni di silenzio, da Tiziano Sclavi
creatore dell’indagatore dell’incubo Dylan Dog, e che la spinta principale a
farlo è stata una sorta di debito di riconoscenza verso gli Alcolisti Anonimi,
mi ha molto colpito.
Gli Alcolisti Anonimi sono
infatti all’origine della diffusione in tutto il mondo e per qualsiasi tipo di
dipendenza, dei gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto, che non sono più, ai giorni nostri,
piccole enclave autoreferenziali e un po’ naif, ma rappresentano strumenti di
intervento per il benessere sociale che in molti casi si affiancano e sono
raccordati con gli stessi gruppi di sostegno e di cura condotti da
professionisti. Si tratta di una apertura e coesistenza che ho avuto modo di
verificare in molti anni di formazione per gli operatori delle adozioni
internazionali, per i quali sono anche stati organizzati seminari appositi in
tema proprio sui gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto e su quelli a conduzione
professionale.
Ma ritornando al nostro autore,
il suo romanzo autobiografico più conosciuto è del 1998 e si intitola ‘Non è
successo niente’. Tanto per comprendere come non sia semplice il rapporto
dell’autore con le sue produzioni, lui stesso afferma in una recente intervista
(La Repubblica, 25.10.2016): “Un tempo quel romanzo per me è stato importante,
adesso vorrei che venisse bruciato.” E dopo circa 10 anni di ritiro dalla
scrittura ecco scaturire una sceneggiatura di Dylan Dog intitolata non a caso
‘Dopo un lungo silenzio’.
Vi si parla di fantasmi non tanto
come presenze terrificanti, quanto come ‘assenze’, e Tiziano Sclavi confessa
che, come accade spesso alle persone di una certa età, parla tutte le sere con
i propri fantasmi.
Ed a questo tema si connettono
strettamente altri due temi, l’alcolismo da un lato e il silenzio dall’altro.
Tiziano Sclavi parte in entrambi i casi dal suo vissuto personale. Nel primo
caso, per quanto riguarda l’alcolismo affida a questa testimonianza il suo
amore e la sua gratitudine per gli Alcolisti Anonimi che lo hanno aiutato a non
bere nell’ultimo trentennio, a parte un’unica ‘scivolata’. Nel secondo, il
silenzio può ondeggiare fra una ‘solitudine assordante’, provata in passato, e
una pace di riposo come quella del bosco in cui abita attualmente. Ma nella
storia appena pubblicata rappresenta la “disperazione che può risolversi solo
con la morte”.
Sperando che l’ottimismo del
lungo percorso di cura e di vita supportato dal sostegno di gruppo possa
concedere a Tiziano Sclavi, ed al suo personaggio Dylan Dog, orizzonti meno cupi.
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