Stanotte mi sono letto tutte le 4
pagine della lettera in inglese che Adnan Rasheed, comandante del movimento
pakistano Tehric-i-Taliban, ha inviato a
Malala Yousafzai. La lettera, datata 15 luglio e cioè tre giorni dopo il 'Malala
Day' e lo storico intervento della stessa Malala alle Nazioni Unite,
costituisce di per sè una novità più nella forma che nella sostanza.
Le parole di Malala -che con il
dito alzato e la voce ferma si rivolge ai Taliban dicendo 'Avete fallito'-
hanno infatti colpito in profondità influenzando grandemente l'opinione
pubblica internazionale più che il consesso dei governanti mondiali riuniti
all'ONU.
Ed è questo che probabilmente più
spaventa chi utilizza a piene mani la strategia della sottomissione e del
controllo a tutti costi, ma deve dare una veste educativamente connotata alle
proprie azioni.
La lettera inizia
significativamente con 'Pace a coloro che seguono la guida' e termina con
'Tutte le lodi ad Allah il Creatore dell'Universo', tanto perchè sia chiaro
qual'è il valore assegnato all'autodeterminazione del singolo che è
determinante per il rispetto reciproco, fra i singoli individui così come fra i
popoli.
Certo le affermazioni relative
all'attentato che l'autore della missiva 'sperava non fosse accaduto' ed il
richiamo alla comune appartenenza alla tribù degli Yousafzai sembrano
costituire un tentativo di avvicinamento, ma il filo conduttore della missiva è
tutto teso a dimostrare come l'intera vicenda sia stata strumentalizzata per
coprire i misfatti dell'occidente -che fortunatamente da noi è possibile
ugualmente condannare- e strumentalizzare una povera ragazza probabilmente mal
consigliata.
Non è così, e sono sicuro che
l'autobiografia di Malala di cui si attende l'uscita in autunno, saprà
adeguatamente e costruttivamente ricostruire il senso più vero della sua
giovine vita che è una testimonianza, vivente appunto, dell'importanza di
ciascuno nel suo 'grande' contributo alle sorti dell'umanità.
Per quanto mi riguarda darò la
più ampia diffusione al suo pensiero, confidando magari, un giorno, di poterla
incrociare lungo le strade del mondo.
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