LA VERGOGNA
di BORIS CYRULNIK
(Codice Edizioni, 2011)
Presentazione a cura di Giorgio Macario
Perché, approfondendo il tema della resilienza, parlare di vergogna? E
perché merita approfondire il tema della vergogna? Perché se ne parla
pochissimo.
Tutt’al più è oggetto di ‘racconti silenziosi’ o discorsi non
condivisi che, come ci dice Boris Cyrulnik in uno dei suoi volumi più recenti
(Codice Edizioni, 2011) dove la elegge a principale sentimento da analizzare,
ciascuno terrà nella profondità della propria intimità.
Una vera e propria storia senza parole, un “basso parlante, che mormora in
sottofondo un racconto inconfessabile”.
Niente più di un bisbiglio, un sussurro; ma anche un sentimento che viene messo
in scena nel proprio teatro intimo, di cui non si può parlare per timore di
quello che potrebbero dirne gli altri. Un destino che forse può essere anche
dominato, non solo subito.
Boris Cyrulnik al II Congresso Mondiale sulla Resilienza - Timisoara, 2014
Conoscersi meglio vuol dire comprendere e comprendersi meglio anche esplorando
aspetti poco trattati e quindi molto silenziosi, certo, ma non per scelta, più
per vergogna.
Il cammino che l’autore intraprende, con questo scritto, appare quasi una
discesa in profondità relativamente ad uno specifico aspetto che solo in
apparenza appare distante dal contributo autobiografico del suo precedente
scritto, ‘Autobiografia di uno spaventapasseri’ (2009, cfr. http://www.giorgiomacario.it/?p=59 ), pure dedicato alle strategie per
superare le esperienze traumatiche.
Gli apporti conoscitivi e riflessivi connessi all’evoluzione della vergogna
nell’uomo, riportati nel volume, sono innumerevoli: resilienti (‘il sentimento
di vergogna che impedisce qualsiasi tentativo di resilienza’), psicologici (‘la
psicologia della vergogna’) e psicoanalitici; narrativi e biografici (il
caso di Marcel adottato all’età di 10 anni, che si vergogna nel non saper
rispondere agli slanci affettivi della madre adottiva), ma anche culturali
e interculturali (‘Una stessa ferita può dunque sperimentare passaggi di genere
diverso a seconda della cultura di accoglienza…); sociali, antropologici (‘In
altre civiltà scoperte di recente -1951- presso i baruya della Nuova Guinea gli
adulteri erano sventrati e il loro fegato strappato messo a seccare su pali
piantati nella piazza del villaggio’) ed etnologici (le osservazioni dei
comportamenti di Germaine Tillion presso i berberi); etologici e neurobiologici
(‘Neurobiologia di una timidezza acquisita’); intersoggettivi (‘Guardami quando
ti parlo’ si richiede in maniera perentoria ad un bambino in occidente, mentre
‘in molte altre culture gli adulti percepirebbero l’affrontarsi degli sguardi
come sfacciataggine’) e molti altri ancora.
A cena in compagnia di Boris Cyrulnik - Timisoara, 2014
In realtà l’apporto autobiografico sembra respirare sottotraccia in tutti i
riferimenti riflessivi, espressi con modalità ‘razionalmente empatiche’ o
‘empaticamente razionali’ che dir si voglia: le riflessioni, le considerazioni,
le rappresentazioni, ma anche le sofferenze, le vulnerabilità, i traumi ed ancora
le reazioni resilienti, i riscatti, le ri-uscite dalla sofferenza, pur
supportate da solidi impianti metodologici ed approfondimenti
storico-antropologici e scientifici, appaiono permeate da vissuti ed esperienze
personali che si avvertono sconfinate.
L’ammissione finale è, questa sì, scopertamente autobiografica: “La narrazione
della mia infanzia mi è un po’ sfuggita…ho reso pubblica una storia che credevo
intima”, relativa all’attribuzione della medaglia dei Giusti a Marguerite
Lajujie, istitutrice che durante la Seconda Guerra Mondiale si prese cura
dell’Autore, mentre i genitori di Cyrulnik morivano durante la deportazione,
restituisce una dimensione umana dell’autore di rara limpidezza.
“Dopo la vergogna di essere senza famiglia, di essere stato cacciato dalla
società, considerato meno di un uomo, improvvisamente sorprendevo, nello
sguardo altrui una curiosità, quasi un’ammirazione che trovavo divertente ed
immeritata.
Niente era cambiato nella realtà. Tutto aveva subito una metamorfosi nella loro
rappresentazione di questa realtà. E non provavo più vergogna!”
Un percorso dalla vergogna alla fierezza, esente da scorciatoie e ricette
semplificanti, che pone un’ulteriore ed importante tessera nel mosaico
dell’universo resiliente che Boris Cyrulnik ha contribuito a creare per il
progresso dell’umanità.
Pubblicata in Psicologi e Psicologia in Liguria, N. 3 - dicembre 2016
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