"INGRATITUDINE. La memoria breve della riconoscenza"
(Raffaello Cortina Editore, 2016)
(Raffaello Cortina Editore, 2016)
Una successione di brevi citazioni, che ripercorrono tutto il volume.
-6.
"Ma poche sensazioni, come quelle suscitate dall'ingratitudine (...) hanno il potere di risvegliare, ogni volta che ci accada di rammentarle, le amarezze già provate. (...) E se di tale materia vischiosa ed evocatrice di tristezze, di azioni ignobili, di errori e di rimpianti vogliamo occuparci: se in tali circostanze sono i moti dell'animo istintivi, più che i calcoli e le prudenze della ragione, ad avere la meglio, non ci resta che una via da percorrere, a mio parere obbligata. OCCORRE DISPORSI, DI BUON GRADO O CONTROVOGLIA, A DISSEPPELLIRE I RICORDI DELLE ESPERIENZE DI INGRATITUDINE."-5.
"Già si intuisce dove Saint Exupéry voleva andare a parare: la gratitudine è addomesticabile, basta un po' di fiducia e di pazienza. Mentre le ingratitudini hanno fretta, sono senza memoria, pensano soltanto ai loro interessi. Torniamo a chiederci (...) come e dove abbiamo imparato le parole 'gratitudine' e 'ingratitudine'?"
-4.
"Ci sono molti generi di ingrati, come di ladri, di omicidi; la colpa è unica ma è suddivisa in numerose varietà.E' ingrato chi nega il beneficio ricevuto, ingrato chi lo dissimula; più ingrato a volte persino chi lo restituisce; ma il più ingrato di tutti è chi lo dimentica. LUCIO ANNEO SENECA "
-3.
"La riconoscenza non è lo scontato e troppo abusato sinonimo di gratitudine. (...) Riconoscersi per vivere secondo riconoscenza è:
-porsi domande autobiografiche, per porle agli altri;
-amarsi, per amare di più e meglio;
-aprire le finestre chiuse della propria interiorità per guardare nuovi orizzonti;
-riconoscersi, per riconoscere vite che non sono le nostre."
-porsi domande autobiografiche, per porle agli altri;
-amarsi, per amare di più e meglio;
-aprire le finestre chiuse della propria interiorità per guardare nuovi orizzonti;
-riconoscersi, per riconoscere vite che non sono le nostre."
-2.
“La riconoscenza, come
presa di coscienza del senso del nostro essere stati gettati nella vita, è il
tentativo estremo di ri-creare ciò che l’ingratitudine infrange, generando
strappi non suturabili quando si tratti di ferite che travalicano le singole
vite; quando sia la condizione umana a mostrare nella coscienza tutta la sua
fragilità.”
-1.
“Le spie dei
comportamenti ingrati e delle loro germinazioni letti, alla luce dell’analisi
rinnovata del tragico nella nostra contemporaneità, come vittoria del più
forte, disprezzo per la vita degli altri, brame di dominio, competizione senza
risparmio di colpi, perseguimento a tutti i costi della felicità, rigetto della morte e del morire si annidano
in tutto quanto trova la propria gestazione nelle nostre case, negli uffici,
nei luoghi del potere. Tutto questo può vedere i suoi percorsi iniziatici al
male nei vagiti dell’ingratitudine, quindi prosperare, per poi riversarsi con
violenza verso i più deboli, soprattutto le donne, nei cui confronti l’ingratitudine
sarebbe storia ancora da scrivere.”
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