I
nostri incontri, devo confessarlo, mi mancano.
La
quiete che pervadeva la casa piena della sua presenza mi manca molto.
La sua
compagnia e la possibilità di recarmi da lui, certo con un minimo di
motivazione
che giustificasse la visita –i materiali ricercati e trovati in qualsiasi posto
capitasse- ma senza alcuna necessità di prepararmi, mi manca immensamente.
Non
c’era bisogno di un incipit particolare, bastava il piacere di discorrere, di
conversare, appunto.
Per me
era così, ma anche per Lele non c’era certo l’assillo di vedere a tutti i costi
ciò che portavo, né l’attenzione tutta centrata su di sé che spesso
caratterizza personaggi anche molto meno famosi di lui.
Che
anzi si schermiva e si sottraeva non dico agli incensamenti ma anche al giusto
riconoscimento del suo contributo spesso geniale, comunque originale nella sua
naturalezza.
Poteva
essere un po’ curioso, questo sì, di vedere cos’altro fossi riuscito a scovare.
Nessuna
eventuale critica che poteva rivolgere a qualcuno era meno che ‘velata’, perché
la benevolenza era una sua cifra caratteristica.
Solo
con i potenti, con i personaggi importanti, si concedeva il lusso di sottrarsi
un po’ infastidito ai rituali ossequiosi.
Mai
visto negarsi con le persone più semplici, normali, con i bambini. Anzi era
proprio in mezzo ai bambini che sembrava, in tutto e per tutto, uno di loro.
E’
stato molto attivo fino alla fine e non so prefigurarmi come facesse a reggere
i ritmi della sua vita in età adulta, costellati di impegni diversificati, di
frequentazioni importanti, di sperimentazioni mai banali.
Lui
stesso, rievocandoli, se ne stupiva, divertito.
Detto
molto semplicemente, migliorava la vita degli altri, per questo gli incontri
con lui erano sempre a somma positiva.
Se
fosse ancora vivo cercherei di trovare in qualche asta un manifesto di Picasso
con firma autografa e poterglielo donare e supplire in qualche modo al
dispiacere che lo attraversava tutte le volte che emergeva il ricordo di quel
manifesto donatogli da Picasso e sottrattogli da un miserabile, in casa sua.
Ma, in
fondo, le cose in quanto tali non lo interessavano; lo interessavano le persone
e le stesse sue opere le considerava importanti non in sé, ma in quanto
funzionali e utili a qualcuno.
Lui, la
sua casa, la sua opera, sono per me inscindibilmente legati.
Per
questo ho voluto ricordare nel libro gli incontri con lui e ripercorrere
episodi e narrazioni per lo più già note.
Con un
consiglio di lettura che spero possa essere utile: leggete prima le figure, che
rappresentano Lele nella sua abitazione purtroppo smantellata ed alcune fra le
più belle dediche da lui disegnate durante i nostri incontri; poi vengono i 15
racconti che sono la parte più godibile del testo; il resto, i 20 capitoli,
sono più da considerare una documentazione un po’ ‘enciclopedica’ della sua
produzione ‘altra’. Che in quanto tale, va somministrata a piccole dosi, o al
limite, utilizzata nei casi di insonnia più persistente.
In
estrema sintesi credo che il maggior pregio del libro sia di consentire a
ciascuno di noi di poter restare ancora un po’ in sua compagnia. Ma il merito
non è certo mio. E’, in realtà, tutto suo.
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