mercoledì 29 maggio 2013

La felicità dello scrivere

Scrivere, forse è una malattia. O forse no.
Fatto sta che quando prende il sopravvento è difficile contenerla, confinarla e controllarla.
Ma allora, se si può piangere dalla gioia e si può ridere ‘a crepapelle’, fino a morirne, forse si può essere contaminati dalla ‘febbre dello scrittore’.
Bel paragone!
Ma se la febbre non c’è? Se il risultato è quello di sentirsi meglio con se stessi? Se si sfruttano tutte le occasioni per poter mettere nero su bianco ciò che altrimenti si arrenderebbe all’oblio?
In questo caso, forse, non di malattia si tratta, quanto di guarigione.
La malattia, spesso inconsapevole, è l’essere ancorati ad un pervicace silenzio interiore, perseguire una sorta di entropia esistenziale, barricarsi entro convinzioni di autosufficienza dure a morire.

Ed è proprio la felicità dello scrivere
che può scardinare questo universo solipsistico,
percepire il proprio esserci nella sua interezza
e farci entrare in contatto con il respiro del mondo.
La felicità dello scrivere non riguarda quindi i contenuti trattati, né gli stati d’animo rilevati.
La felicità dello scrivere è semplicemente
la vita che fluisce,
l’inchiostro che scorre,
il cuore che batte.


da ‘La felicità dello scrivere’

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