DUCCIO DEMETRIO
FOLIAGE. Vagabondare in autunno
(Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018)
Recensione di Giorgio Macario
Già nel
titolo del preambolo -“Sfogliando questo libro, per riscoprire l’autunno”-, l’autore
ci svela, con poche e misurate parole, modalità d’uso e finalità di questo
agile e intenso taccuino dedicato a chi ami vagabondare o aspiri a farlo, accompagnando
possibili esplorazioni nella natura autunnale.
Ed è il
vagabondare, più che l’autunno, che in un
primo momento ha particolarmente attratto la mia attenzione. Forse perchè, poco
tempo fa, proprio vagabondando pigramente fra i banchetti di un mercatino dell’antiquariato,
ho trovato una autobiografia molto particolare: edita nel 1908 e stampata in
Italia 40 anni dopo, l’Autobiografia di un supervagabondo (di un poco noto W.H.
Davies, con la prefazione di un notissimo G.B. Shaw) mi aveva già spinto a
riconsiderare la connotazione piuttosto negativa che si tende ad associare a
chi ‘vagabonda’.
In
maniera analoga, la vastissima disamina delle rievocazioni legate all’autunno
fatta da Demetrio con citazioni in tema di poeti, scrittori e filosofi, disamina
per niente disgiunta da riferimenti autobiografici anche ‘in presa diretta’ con
la stesura del volume -assolutamente da non perdere l’intrigante secondo capitolo
su ‘Il ciliegio che non sapeva sfiorire’- mi hanno portato a riabilitare la
stagione autunnale facendomi apprezzare le sue mille sfumature, anche
etimologicamente orientate più a “crescita (...) arricchimento e maturazione” piuttosto
che a senescenza, malinconia e decadenza; pensando alla raccolta dei frutti
spontanei della terra, dei prodotti del lavoro agricolo e alla bellezza dei paesaggi
autunnali più che a “frane, esondazioni, allagamenti”; ed infine considerando
che “l’autunno è l’epopea della continua mutazione, della variazione, della
metamorfosi”, destinato a deludere “chiunque aspiri (...) alla stabilità, all’equilibrio,
all’armonia”.
Per
giungere, finalmente, a svelare il fatto che il ‘Foliage’ del titolo è termine inglese,
con prevalente pronuncia francese che rende tale parola “più liquida, morbida e
(...) quasi evocatrice di una foglia che al vento ondeggiando si allontana con
un sospiro.” E il Foliage si riferisce in particolare agli alberi che
raccontano se stessi, perchè :”E’ grazie alle foglie, alle loro qualità, che
gli alberi meglio sanno esprimersi, raccontarsi, tacere...”. E, ancora, sono
sempre gli alberi “i grandi autori e attori dell’autunno”.
Se è vero
che “L’autunno non è solamente una stagione, è uno stato d’animo”, come ci dice
la citazione di Friedrich Nietzsche posta dall’autore in apertura del volume, è
anche vero che Demetrio, supportato da un apparato iconografico-pittorico di
indubbia efficacia evocativa, proietta l’autunno oltre i suoi canonici confini
temporali proponendolo come stagione della vita affrancata dall’antica metafora
che la associa alla maturità ormai declinante. Perchè è proprio “dalla
valorizzazione delle storie soggettive e individuali come risposta alle
massificazioni planetarie” che emergono narrazioni, sia in sede clinica che
autobiografica, “che ci suggeriscono quanto l’autunno, da stagione dei declini,
si stia rivelando una metafora degli inizi, di scoperte inaspettate, di prime
volte radicalmente nuove.”
Un
messaggio di speranza, ancor più apprezzabile in tempi in cui la natura sembra
voler presentare un conto molto salato all’insipienza umana.
Nessun commento:
Posta un commento