MARZIO MACARIO. UN DECENNIO ROSSO FUOCO
(Youcanprint, 2018)
A cura di Andrea Macario e Giorgio Macario
PREFAZIONE (Andrea Macario)
Un decennio rosso fuoco, un periodo campale per una persona e per il Paese
stesso. È questo ciò che il libro racconta: il coincidere della crescita di
Marzio Macario, mio nonno, con la crescita dell’Italia, il maturare di un
ragazzo con la maturazione della repubblica antifascista.
Un racconto breve, senza la pretesa di raccontare tutto né della persona
che era mio nonno, né del paese che divenne la nostra Italia. Ma che cerca di
tracciare dei segni di memoria personale che vadano ad arricchire la memoria
collettiva che noi oggi possiamo avere di quegli anni. Una storia per tanti
versi non convenzionale, che mostra con forza le contraddizioni e i principi di
quegli anni.
Cercare quindi di trovare somiglianze tra la mia adolescenza, passata con i
primi anni del nuovo milennio e quella di mio nonno, sembra un parallelismo
complesso e forse inutile: i nostri anni di pace, i loro di guerra, una delle
generazioni che più ha inciso sulla crescita di questa nazione a confronto con
una generazione schiacciata, spesso definita inerme e senza capacità di
reagire. I loro anni ricordati per la speranza, i nostri per la paura dopo il
2001.
Ma cercando di capire se ci sia comunque un filo rosso che possa legare tre
generazioni della mia famiglia, mi è tornata in mente una canzone di un gruppo
musicale della mia generazione, I Tre Allegri Ragazzi Morti. “Ogni adolescenza
coincide con la guerra, che sia vinta, che sia persa” così cantavano proprio in
quel 2001 che ha segnato la mia adolescenza e quella della mia generazione e
forse la nostra generazione la sua guerra l’ha persa, schiacciata dall’orrore
oltreoceano delle torri infrante, calpestata nelle pagine odiose che Genova ha
subito durante il G8, ma è pur sempre stata la nostra guerra, il caos e lo
spaesamento con il quale ci siamo dovuti misurare.
Allora, probabilmente, il filo rosso che unisce ogni adolescenza deve
essere in quello stato di confusione, di caos interiore attraverso il quale
tutto ciò che accade nel mondo ti segna e, trascinati dagli eventi, si prendono
decisioni fondamentali per la propria vita e per quelle degli altri, senza
veramente rendersi conto delle conseguenze.
In questo probabilmente ogni adolescenza è uguale, lo stesso caos, la
stessa spensieratezza, le stesse decisioni importanti e, come famiglia, posso
dire con un certo orgoglio, gli stessi principi. Perchè che fossero gli anni
della liberazione di mio nonno, gli anni della contestazione degli anni 70 di
mio papà o il mio impegno nei movimenti e nell’associazionismo antimafia,
abbiamo sempre scelto, più o meno consapevolmente, di impegnarci per i principi
che in questa famiglia sono sempre stati tramandati.
Questo libro racconta la storia di mio nonno, così come è stata raccolta da
mio padre e raccontata a me e ad i miei cugini, un filo rosso che passa quindi
anche da queste pagine, ma che non si ferma ad esse. Un filo rosso fatto di
testimonianza spesso anche silenziosa, dei valori e dei principi che sono
sempre rimasti nella nostra famiglia.
INTRODUZIONE (Giorgio Macario)
Il decennio a cui si fa riferimento è quello compreso
fra il 1940 ed il 1950, quando la vita di mio padre passa dai 13 anni di un
preadolescente ai 23 anni di un uomo che si sposa e che si appresta a mantenere
una famiglia che diventerà piuttosto numerosa.
Un percorso di vita, quello di Marzio, che attraversa
l’adolescenza nel tentativo di cercare una propria strada, immaginandosi –ed a
volte facendo- cose eroiche, e vivendo al contempo tutte le contraddizioni che
possono animare l’esistenza di ciascuno. Si tratta della narrazione di ricordi
emersi durante le interviste realizzate a oltre cinquant'anni di distanza.
Ricostruzione di una vita da protagonista nonostante le origini modeste, i
ruoli non sempre centrali, gli incarichi di un certo rilievo, le contraddizioni
e le debolezze profondamente umane, gli slanci altruistici e solidali.
Il racconto di un decennio è un compito impegnativo.
Ma la leggerezza che traspare dalla storia consiste nel non avere alcuna
pretesa di esaustività, nel partire da un singolo sguardo visuale, da un
vissuto personale che vive profondamente le contraddizioni del decennio in
questione. Un decennio ricco di vicende storiche:
l’Italia che entra in guerra, la caduta del fascismo,
la Resistenza e la Liberazione, la Resistenza tradita, la ricostruzione e la nuova
quotidianità raggiunta.
Il mio intervento si è concentrato nel ricostruire,
connettere e collegare i vari passaggi, cercando di fornire quegli elementi
comparativi che intendono rendere più efficaci, comprensibili e vivi i concetti
e le considerazioni espresse.
La parola è comunque quella di Marzio che accenna
brevemente nel primo capitolo alla figura di suo nonno Gin di Munti e, soprattutto, di suo padre Pippo. E prosegue nei capitoli successivi, attraversando la storia
del decennio che l’ha visto crescere e maturare.
Si tratta quindi di uno sguardo parziale ma onesto che
esplora una vita vissuta intensamente.
Una vita, quella di mio padre, che qui è rappresentata
solo in parte.
Tutto il resto rivive costantemente nei miei ricordi,
in quelli di Ida, Franca, Sergio e Bruno e, più in generale, di tutti quelli
che hanno avuto modo di conoscerlo.
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