“Durante lo svolgimento, semino situazioni e
personaggi, senza chiedermi quali saranno determinanti. Mi piace tenere aperte
tutte le possibilità. A un certo punto, sarà la storia stessa a scegliere la
sua naturale e logica conclusione.
Questa libertà mi permette di dare spazio a situazioni e tipi imprevisti e, soprattutto, di ‘sorprendermi’.”
Questa libertà mi permette di dare spazio a situazioni e tipi imprevisti e, soprattutto, di ‘sorprendermi’.”
Leggere
queste parole nell’interessante intervista a Giancarlo Berardi per i 20 anni di
Julia, eccellenza femminile nel fumetto italiano, mi ha fatto venire alla mente
uno dei molti scambi di pensieri ed opinioni fatto con Lele Luzzati ormai
parecchi anni fa.
Mi
è sembrato cioè di vedere all’opera, su altri versanti, la magia del teatro di
cui mi parlava Lele quando diceva che gli spunti per le scenografie emergevano
a volte anche confusi, ma che ad un certo punto convergevano verso un certo
percorso e, come per magia, tutto si ricomponeva.
Perchè
leggere questa non brevissima intervista fino in fondo? Perchè Giancarlo
Berardi è una persona autentica, non costruita, un professionista che nelle sue
ricostruzioni fa trasparire un’intera umanità degna di essere avvicinata ed
esplorata, anche nelle sue parti più oscure.
Un’ultimo
consiglio: se vi capita fra le mani un numero qualsiasi di Julia dei 237 in
circolazione, non saltate a piè pari le due pagine iniziali dedicate a ‘Il
Diario di Julia’, perchè rappresentano un intreccio unico nel panorama
nazionale fra spunti autobiografici e narrazioni biografiche. Con riferimenti
auto-bio-grafici non solo dei lettori che scrivono, ma anche dei personaggi che
rispondono e -cosa più unica che rara- dell’autore che partecipa a questi
dialoghi in prima persona. (G.M.)
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