ALLA LUCE DEL FARO
Presentazione
di Giorgio Macario
Chi non si
augura di poter intravedere una luce nel buio della notte, quando ogni speranza
sembra ormai perduta e ci si aggira senza bussola alcuna entro percorsi
difficili persino da immaginare?
E quando il
bagliore, inizialmente appena percettibile, si intensifica man mano che ci facciamo
guidare nella giusta direzione, non ci sobbalza forse il cuore nello scoprire
che non si tratta di una flebile luce ma del potente raggio di un faro che
pulsa, seppur lontano all’orizzonte?
Queste le
prime riflessioni che mi hanno ispirato le dieci ‘Storie in salita di giovani
coraggiosi’, raccolte e curate per la Fondazione ‘Il Faro’ (Equinozi, novembre
2017) dall’amico e collega Roberto Scanarotti, che ho avuto modo di conoscere
nell’ambito dell’esperienza ormai ventennale della Libera Università dell’Autobiografia
di Anghiari.
Dalle
comunità per minori alle scuole per educatori, dalle esperienze adottive ai
Tribunali per i minorenni, tutta la mia vita professionale ha da sempre incrociato
‘storie in salita’ di ragazzi e giovani costretti spesso, loro malgrado, a
confrontarsi con vicissitudini, accadimenti ed esperienze di vita che farebbero
tremare i polsi a chiunque. E le storie di Abubacar, Alessio, David, Ermir,
Giordana, Heidy, Mamadou, Marco, Pinky e Roberta, che oscillano, con incredibile
leggerezza, tra intensi frammenti autobiografici e accurate ricostruzioni
biografiche del curatore, non sono certo da meno.
Vi si narra
di incontri e di mete, di amori e di volontà, di apprendimenti e di passioni,
di fiducia e di resistenza, di rinascite e di rispetto: queste le parole-guida
che sono risuonate nel curatore, che sembrerebbe essersi sintonizzato su di un
registro emotivo piuttosto che razionale, e che intendono rappresentare non tanto
e non solo singole storie di vita e percorsi individuali, quanto “migliaia di
narrazioni che dal Faro hanno tratto luce ed energia”.
“Sono storie
di gente forte che ha imparato a navigare con le onde alte”, ci dice Gianni del Bufalo, Direttore
Generale della Fondazione (per inciso nata su input di Susanna Agnelli per aiutare chi fa fatica ad inserirsi nel
mondo del lavoro).
Dalla
lettura di queste storie di vita appare evidente che questi ‘semplici’ corsi da
barista gastronomo, pizzaiolo, panificatore, aiuto cuoco, parrucchiera,
cameriere hanno rappresentato ‘strumenti’ capaci di veicolare altrettante
opportunità di riscatto perché accompagnati da adulti, educatori ed istruttori che
hanno saputo tenere insieme competenze professionali e vicinanza emotiva. Ma è
altrettanto chiara l’indubbia capacità resiliente presente in questi ragazzi e
ragazze: è questa la competenza principale che esprimono e che li potrebbe
vedere, in un ipotetico corso in tema, nel ruolo di docenti piuttosto che di
discenti.
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