DISEGNARE IL
FEMMINILE
Conversazione con
Michele Rech (Zerocalcare) e Roberto Recchioni
CINE&COMIC FEST -
Museo Luzzati – Genova, 8 luglio 2017
L’appuntamento per questa conversazione è alle 17. Arriviamo
puntuali ma nella sala del Museo Luzzati non entra più neanche uno spillo. E se
Roberto Recchioni non è certo uno sconosciuto (basterebbero i ruoli di
sceneggiatore e curatore di DYLAN DOG
E ORFANI), non c’è dubbio che
Zerocalcare è ormai un attrattore ‘a prescindere’.
Ma l’iniziativa odierna ha una sua specificità aggiuntiva.
Non si tratta infatti di una delle ormai frequenti pubblicazioni di volumi a
fumetti da lui curati o di una iniziativa corale come quella realizzata disegnando tavole da mettere all'asta, esattamente un anno fa sempre qui in città in occasione dei 15 anni dal G8 di
Genova, bensì di una chiacchierata su ‘disegnare al femminile’, che prende
spunto dalla contemporanea mostra del Museo su ‘DONNE BAMBINE FATE REGINE. Il
femminile disegnato da Emanuele Luzzati’.
Mentre ascolto l’avvio della discussione il mio pensiero mi
porta ad una prima digressione: mi viene in mente il principale personaggio
italiano al femminile nei fumetti, e cioè JULIA di Giancarlo Berardi, e penso
che l’avrei visto bene associato a questa iniziativa. Anche se so che si tratta
di un pensiero ‘partigiano’, perchè lo seguo fin dalla creazione di Ken Parker
e solo pochi mesi fa realizzavamo con lui, nell’ambito delle iniziative della
Libera Università dell’Autobiografia, l’incontro su ‘Criminologia a fumetti’.
Ma subito riprendo a seguire il filo del discorso, con Laura
Guglielmi, unica interlocutrice femminile fra molti maschi, che a Recchioni
cita l’irriducibilità fra maschile e femminile letta nei suoi personaggi (fra
UOMO-SCIENZA-RAZIONALITA’da un lato e DONNA-MAGIA-IRRAZIONALITA’ dall’altro),
mentre a Zerocalcare riconosce una narrazione più marcatamente autobiografica
con l’emergere di rapporti più spontanei con le donne, amiche, compagne di
giochi e, quindi, personaggi presenti nella vita di tutti i giorni.
Sono le osservazioni semplici ed essenziali di Michele Rech
a rimanermi più impresse nella memoria: cita una regola che si è autoimposto, e
cioè di mettere in bocca a personaggi femminili cose che ha veramente ascoltato
nella realtà; accenna al fatto che non ha avuto specifiche censure nel costruire la propria narrazione anche dei
personaggi femminili, ma certamente ha dovuto tenere conto di quanto era
opportuno rivelare o meno in particolare relativamente a scenari delicati come
quelli di guerre in corso; confessa la sua ossessione del cercare di rendere
omaggio nel migliore dei modi in particolare alla sua vecchia amica Camille,
rappresentata nel suo primo libro ‘La profezia dell’Armadillo’, e che rispetto non
solo a lei ma alle persone che ha
disegnato, a furia di parlarne, sente di perderne progressivamente memoria; di
essere, quindi, in grande imbarazzo, non solo rispetto all’universo femminile
che, comunque, non considera contrapposto a sè, bensì rispetto “a tutto quello
che non sono io, in genere”.
Concludendo poi di provare orrore per gli
stereotipi in genere e di andare quindi alla ricerca di espedienti narrativi
che lo aiutino ad evitarli, come nel caso di una sua amica lasciata dopo
pochissimo da quello che lei considerava un possibile compagno di tutta la
vita, che nel disegnarla ha trasformato in una analoga situazione in cui però era l’uomo ad
essere lasciato.
Zerocalcare in sintesi? Una persona sensibile e gentile. Che
sento in sintonia, dal vivo e nelle sue narrazioni, per il prevalere di un ‘codice materno’ che
gli permette di cogliere aspetti essenziali che i più trascurano.
Non distante dalla figura di Lele Luzzati, nella cui ‘casa’
l’evento è stato ospitato, e che durante la conversazione sono andato a
‘salutare’ nella stanza del Museo dove le sue produzioni e animazioni vengono
proiettate in continuazione. Due persone
che hanno contribuito e contribuiscono a rendere migliore questo mondo e che
stimo profondamente.
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