AUTOBIOGRAFIA di Gerolamo Cardano
(Universale Einaudi, 1945 - a cura di Paola Franchetti)
Gerolamo Cardano nacque a Pavia il 24 settembre 1501 da Clara Micheri e da Fazio Cardano, giureconsulto insigne e cultore di matematica, che contrassero matrimonio solo nel 1524, pochi mesi prima della morte di Fazio. Nel 1520 Gerolamo Cardano comincia a Pavia gli studi universitari, che, interrotti nel 1523 a causa della guerra, termina nel 1526 a Padova ottenendo la laurea in medicina. Inizia quindi la carriera di medico a Saccolongo (Padova). Nel 1539, durante un breve soggiorno a Milano, fa un primo tentativo di essere ammesso nel Collegio dei medici ma viene respinto perchè, secondo lo statuto, gli illegittimi non potevano essere accolti neppure se legittimati per il successivo matrimonio dei genitori. (...) Tornato a Milano nel novembre del 1535 ottiene l'insegnamento della matematica nelle scuole Piattine e l'anno seguente, in seguito a nuove insistenze, è ammesso nel collegio dei medici, ma in una nuova categoria, appositamente istituita, di soci che potevano esercitare la professione, ma non godevano di tutti i diritti degli altri iscritti. (...) Nel medesimo anno (1539), mentre attende alla pubblicazione della 'Pratica Arithmeticae' ha notizia che il matematico bresciano Niccolò Tartaglia aveva trovato la risoluzione delle equazioni di terzo grado. (...) Il Cardano nella 'Ars Magna' (1545) pubblica la risoluzione.(...) Nel 1543 il Cardano accetta la cattedra di medicina e insegna il primo anno a Milano e dopo a Pavia dove rimane fino al 1551.Nel 1552 si reca in Scozia per curare John Hamilton, Arcivescovo di Edimburgo. (...) Rattristato e amareggiato per la morte del figlio (giustiziato in carcere nel 1560 per aver avvelenato la moglie) sollecita una cattedra all'Università di Bologna e, ottenutala, i si trasferisce nel 1562. Nell'ottobre del 1570 è incarcerato e processato dal Tribunale dell' Inquisizione e nel settembre dell'anno successivo si stabilisce a Roma, dove muore il 21 settembre del 1576.
"A settantaquattro anni compiuti Gerolamo Cardano, il medico che si era soffermato pensoso al letto di pontefici e principi, il matematico le cui scoperte avevano richiamato l'attenzione di tutto il mondo scientifico contemporaneo, l'astrologo i cui oroscopi erano stati ovunque ricercati e discussi, si accinge a scrivere il 'De propria vita'. A por mano a quest'opera lo indusse forse il desiderio di perpetuare il suo nome? (...) Un'altra dunque dev'essere la ragione che indusse il Cardano a comporre il 'De vita propria': ed essa ci aiuterà a comprendere alcune delle caratteristiche di questo originale documento. (...)
Per quel che riguarda la vita professionale il Cardano poteva ritenersi soddisfatto: era apprezzato e onorato , tanto che il Senato di Bologna gli conferiva, in segno di stima, la cittadinanza onoraria. (...)
Ed ecco che fra le vittime di questo periodo che segna l'apogeo della controriforma, troviamo anche Gerolamo Cardano. (...) Molti dei contemporanei lo tacciano di eresia e ne citano come prova principale quella di aver osato trarre l'oroscopo di Gesù Cristo, attribuendone la divina missione all'influsso degli astri. (...)
Ecco dunque cos'è il 'De vita propria': non un'autobiografia, nella precisa accezione del termine, ma un'apologia, e più precisamente un'apologia rivolta al pontefice (Gregorio XIII, subentrato a Pio V, ndc) per discolparsi delle accuse mossegli dal Tribunale dell'Inquisizione, con la segreta speranza di poter anche riacquistare la libertà di insegnare e di pubblicare. (...)
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L'autobiografia del Cardano, a differenza di quella del Cellini ('La vita', scritta fra il 1558 e il 1562, ma stampata nel 1728, ndc) alla quale è stata più volte paragonata, non ne narra le vicende secondo l'ordine cronologico. Il modello letterario del Cardano è Svetonio (70 - 126 d.c., studioso enciclopedico, fondamentale esponente del genere della biografia, ndc), il quale nel 'De vita Caesarum', dopo aver premesso qualche notizia sui natali e gli antenati dell'imperatore, ne narra la vita e descrive le opere, raggruppandole secondo determinate rubriche. Il Cardano, dopo i primi tre capitoletti (patria e antenati, nascita, particolarità dei genitori) prima di passare all'esame dei singoli aspetti della sua vita sente il bisogno di perfezionare il metodo svetoniano inserendo un breve riassunto della sua esistenza destinato a servir di guida al lettore che, nelle pagine successive, si trova di fronte a dati cronologici non sempre accompagnati dalla indicazione del luogo in cui avveniva il fatto narrato. (...)
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E quello di Gerolamo Cardano è prima di tutto uno spirito del Rinascimento: spirito del Rinascimento per l'atteggiamento che assume di fronte ai fenomeni della natura, quello cioè di spettatore obiettivo che li studia e li esamina freddamente, con occhio di scienziato, sentendosi staccato e superiore ad essi, anche quando questi fenomeni interessano il suo stesso corpo. E spirito del Rinascimento anche per la sua conoscenza della storia e della letteratura classica, che in lui non è pedantesca erudizione, ma qualche cosa di vivo e vicino sicchè i fatti e le opinioni dei Romani e dei Greci vengono citate e discusse come potrebbero esser citati e discussi fatti e opinioni di contemporanei. (...) 'Leonardesca' è stata definita la mente del Cardano: e infatti, (...) l'epiteto è più che giustificato dalla versatilità del suo ingegno."
In sintesi il Cardano è non solo un matematico e un
medico, ma anche un astrologo e un filosofo. E' riconosciuto come il fondatore principale della teoria
probabilistica, ed a lui si deve anche la parziale invenzione della
sospensione cardanica e la riscoperta del giunto cardanico (entrambi, in
realtà, inventati in tempi più antichi)
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