L'AVVENTURA DI OLIVER TRA I RICORDI
Nuovi spunti per un'educazione alla letto-scrittura semplificata
secondo il linguaggio 'Easy-to-Read'
(Gabriella Fredduselli, Erickson Live, Trento, 2016)
Presentazione di Giorgio Macario
Gabriella Fredduselli è una pedagogista che lavora presso la
Cooperativa Sociale Genova Integrazione dell’ANFFAS. L’ho conosciuta in quanto
partecipante ad un Laboratorio
Autobiografico su ‘Orientare il
futuro’ che ho condotto a Genova un paio di anni fa e trovarmi citato nei
ringraziamenti del suo ultimo lavoro “L’avventura
di Oliver tra i ricordi” per le ‘preziosissime sollecitazioni ricevute’ mi
ha indubbiamente fatto piacere. Più che per la gratificazione personale
-scontata-, il riferimento mi ha confermato l’importanza di uno dei principi
cardine della proposta autobiografica laboratoriale -quella citata, come
diverse altre- che consiste nel rivolgersi ad una pluralità di persone con
impegni professionali e personali diversificati, che apprendono reciprocamente
in un clima caratterizzato dalla fiducia e dall’ascolto non giudicante.
Ho ritrovato questo stesso invito
a valorizzare le diversità, oltre che a riflettere sul rapporto genitori-figli,
come messaggio portante del suo ultimo libro che completa -per il momento- la
trilogia dei suoi scritti dedicati ad Oliver
il gatto.
Ma andiamo con ordine. Se ne “L’avventura di Oliver oltre il giardino”
(2012) l’autrice ha preso spunto dai Laboratori di ‘pensieri, parole,
immagini’ realizzati con i bambini ed ha fatto vivere a Oliver il gatto le
prime esperienze sensoriali ed amicali dell’infanzia, nel successivo “L’avventura di Oliver in piazza” (2014)
Fredduselli ha perfezionato l’impianto di una educazione alla letto-scrittura
semplificata secondo il linguaggio ‘Easy-to-read’ facendo progredire Oliver
verso l’adolescenza e l’innamoramento, fino alla costruzione di una propria
famiglia. In questa seconda storia lo stesso coinvolgimento di Pietro, un
bambino delle elementari che ha svolto le funzioni di ‘lettore di prova’ ed ha
co-partecipato alla ‘traduzione’ della storia secondo la tecnica codificata dal
progetto europeo ‘Pathways’, testimonia la sensibilità e l’attenzione alla
qualità del lavoro complessivo da parte dell’autrice. La pubblicazione di
questi volumi, così come per il successivo, è avvenuta non a caso in una nuova
linea editoriale della Erickson, denominata ‘LIVE’, che intende dare voce alle
esperienze più significative in una pluralità di contesti (fra questi l’ambito
autobiografico e narrativo, quello professionale scolastico, educativo e
socio-sanitario ma anche del mondo afferente le mille forme della ‘cittadinanza
attiva’.)
Nel terzo volume (2016) Oliver il gatto racconta di sè attraverso
il ricordo e ci racconta come ha imparato sul campo a fare il genitore, apprendendo
dagli stessi figli ad essere più tollerante. Ma in questo volume, nonstante le
dimensioni contenute, sono in realtà contenuti se non tre libri, almeno due e
mezzo.
Il primo è rappresentato dal racconto vero e proprio che riguarda
Oliver, mamma gatta ed i piccoli Olly, Trilly e Molly, e ci fa vedere come
possano essere gli stessi genitori ad imparare dai loro figli, rievocando certo
la loro infanzia ed adolescenza con i tratti di similitudine risontrabili e
spesso dimenticati, ma anche andando
oltre questi con il padre che riconosce, discutendo con mamma gatta: “Hai
ragione, non ero così aperto. E’ stato Olly che ci ha fatto capire che un
sentimento come l’amicizia fa superare qualsiasi differenza, anche di razza.” E
più oltre: “E’ vero, sono stati tutti i nostri cuccioli a insegnarci come fare
i genitori.” L’amicizia tra Olly il gattino e Billy il cucciolo di cane,
salvataggio da sicuro annegamento compreso, cementa anche l’incontro fra i
rispettivi padri che non erano certo teneri verso questa improbabile amicizia.
In un mondo che cambia a ritmi frenetici i depositari dei saperi non sono più i
genitori e gli anziani in genere; certo gli adulti hanno dalla loro
l’esperienza di vita vissuta, ma questo non basta -ci dice ancora il racconto-
a fornirci le chiavi per poter affrontare le vicissitudini dei giorni a venire,
men che meno a suggerirci tutto quanto
occorra per crescere i nostri figli ed
essere quindi genitori ‘sufficientemente buoni’.
Il secondo ‘libro nel libro’ è
rappresentato dalle schede operative
che più che un compito rappresentano una ricerca di protagonismo da parte del
lettore, cui non si chiede soltanto di accontentarsi della lettura della storia
come apporto didascalico ma lo si invita a provare a ricordare di sè e
raccontarsi scrivendo (e)o disegnando (alcune di queste schede compilate sono
riprodotte in fondo al volume). Si riconosce in tal modo anche ai bambini una
specificità per la loro storia “con le voci, i suoni, i profumi, i baci, le
carezze” che hanno ricevuto, già fin dall’infanzia. Questa proposta mi ha
richiamato alla mente il progetto ‘Nati
per scrivere’, che coordino con due colleghi della LUA, ancora in fase
sperimentale ma che ha già coivolto 20 città in Italia e circa 900 studenti di
4° e 5° elementare nella realizzazione di laboratori
autobiografici dedicati al ‘Paesaggio
dentro e fuori di me’; un’esperienza ricchissima e affascinante che, sulla
scia della pur più famosa ‘Nati per leggere’, tende a lanciare un messaggio
analogo a quello del volume di cui stiamo parlando: occorre archiviare
definitivamente la convinzione che l’autobiografia sia un territorio che si
percorre in età avanzata perchè solo allora si può avere qualcosa di
significativo da dire e da trasmettere. Non è vero. In qualsiasi età della vita
(e nell’ultimo anno ho avuto modo di sperimentarlo con i ragazzi di ‘Nati per
scrivere’, con gli studenti universitari dei miei laboratori all’Università di Genova, con i
professionisti di un’organizzazione pubblica del nord-Italia, con i
partecipanti al laboratorio alla LUA sulla conduzione di gruppo in ambito
autobiografico provenienti da tutta Italia, con i partecipanti dell’Università della Terza Età) i
ricordi sono parte integrante dalla nostra ‘narrazione personale’ e ci
sostengono particolarmente come individui sociali, in relazione con gli altri.
La terza parte cui ho fatto
riferimento è la versione ‘facile da
leggere’ della stessa storia. La versione semplificata, anche in questo
caso, ha usufruito della collaborazione di uno studente di III elementare della
scuola primaria Ariosto di Genova, Radmann, e successivamente con l’intera
classe oltre alla lettura è stata richiesta a tutti la compilazione di un
questionario di gradimento. Una modalità che ha lasciato tutti i piccoli
lettori soddisfatti e concordi sulla chiarezza e l’accessibilità della nuova
versione della storia.
Come non concordare, quindi, con
la considerazione conclusiva dell’autrice: “E’ stato insegnato ai bambini che
ciascuno deve essere ascoltato e che ciò che ciascuno racconta vale per la sua
preziosa unicità.”? In attesa che possibili sequel
e/o prequel possano ancora accompagnare
i piccoli estimatori di Oliver il gatto verso nuove avventure.
La presentazione è inserita anche sul sito della LUA all'indirizzo:
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4143&Itemid=109
La presentazione è inserita anche sul sito della LUA all'indirizzo:
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4143&Itemid=109
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