DON ANDREA GALLO
E LA STRAORDINARIA QUOTIDIANITA'
DELLA COMUNITA' DI SAN BENEDETTO AL PORTO
Al Festival Nazionale dell'Autobiografia (Anghiari, 3/6 settembre 2015) venerdì 4 settembre alle ore 17.45 nell'ambito della presentazione del volume 'Il Gallo siamo noi' di Viviana Correddu, Giorgio Macario dialogherà con l'autrice e con lo storico 'portavoce' di Don Gallo e della Comunità Domenico 'Megu' Chionetti, con una testimonianza prevista di Letizia Salerno Pittalis.
Di seguito la presentazione 'autobiografica' del volume di Viviana Correddu 'Il Gallo siamo noi', Ed. Chiarelettere, Milano, 2015, con la prefazione di Vasco Rossi.
Il testo ‘Il Gallo
siamo noi’, fin dal titolo, ci parla della figura e del ruolo di Don Andrea
Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, valorizzando gli
incroci fra le diverse storie di vita che ciascun autore propone.
Di qui, coerentemente, l’intento
di orientare la presentazione in senso autobiografico.
Partirò quindi da uno
scritto sull’autobiografia di Don Gallo del 2007, ‘Angelicamente Anarchico’, dove
a suo tempo scrivevo: “…da formatore, la cosa che più mi è rimasta impressa (rispetto
ai ‘suoi’ ragazzi) riguarda una breve formazione, non a caso sull’approccio
autobiografico, condotta diversi anni fa con uno dei gruppi di operatori della
Comunità di San benedetto al Porto, notoriamente piuttosto ‘autosufficienti’
dal punto di vista formativo.”
La Comunità è stata
infatti considerata, per oltre 40 anni, una sorta di creatura vivente, pulsante
ed inscindibile dalla figura del suo fondatore.
Oggi, dopo due anni
trascorsi senza più la presenza fisica di Don Andrea, è proprio la “combriccola
di gente a posto, che ha pagato il conto con l’esistenza e che ora riesce
finalmente a vivere davvero e anche a sorridere” (come Vasco Rossi, nella
prefazione al volume, definisce empaticamente e simpaticamente l’universo delle
persone della Comunità) che prende la parola per testimoniare il cammino
percorso insieme e la vita che prosegue.
Ed è Viviana
Correddu, l’autrice principale del volume, a trovare le parole non formali per
una dedica al Don intonata alla sua schiettezza: “Intanto, beccati questo! E’
per te, dai tuoi ragazzi.”
Il libro è
suddiviso in due parti. Nella prima, ‘Anima fragile’, è la stessa Viviana a
ripercorrere il cammino della propria rinascita “con Vasco nelle orecchie”, a
partire da una mattina del 2007: “E’ iniziata una mattina la mia liberazione. Mi
sono svegliata e il mio sguardo si è posato sulla mia immagine riflessa. Nello
specchio ho visto una ragazza di quasi ventisette anni, il viso e il corpo
troppo magri, il sudore appiccicato alla pelle e due occhi grandi, immobili,
sgranati.” A partire da questa ‘Illuminazione’ iniziale sono diverse le parole
chiave che guidano la scelta della Comunità (“Vado...però da Don Gallo!) e la descrizione
dell’incontro fra Viviana e Don Andrea: autodeterminazione, protagonismo,
fiducia (“La fiducia. Incredibile. Qualcuno poteva fidarsi ancora di me, di una
tossica.), impegno politico, vita comunitaria. Ed è proprio il rapporto
personale con Don Gallo, che “nasce leggero…un rapporto istintivo fatto di
affinità ed empatia”, che ci restituisce non solo la grandezza e l’unicità del
Gallo, ma anche il suo essere umano, evidenziandone pregi e difetti. Viviana in
Comunità scrive molto, utilizzando in particolare la poesia per poter dar voce
alle proprie riflessioni: una di queste, che nasceva da un dialogo interiore
fra sé e la propria coscienza, viene anche scelta da Don Andrea per essere
letta a due voci durante uno degli spettacoli itineranti cui si è dedicato in
particolare negli ultimi anni della sua vita. (Così recita la strofa
conclusiva: “E vi assicuro che lo fece / scoprendo in fondo / che non solo
aveva snobbato il Mondo! / Ma che per anni / anche se stessa aveva tralasciato
/ come fosse un accessorio piccolo e slavato / di un GROSSO IO, / che valeva
meno / di un urlato e maledetto oblio.) Partecipa nel 2008 anche ad un incontro
in Comunità con il (proibizionista) Sen. Carlo Giovanardi, momento
significativo che più tardi lo stesso Don le ricorderà con queste parole: “Ti
ricordi con Giovanardi? Gliene abbiamo cantate quattro!”, e prosegue nel suo
percorso in comunità, fino alla ripresa del lavoro di commessa in un
supermercato ed alla decisione di andare a convivere con il proprio compagno
Roberto, conosciuto proprio in Comunità.
Nel frattempo
proseguono le partecipazioni di Viviana ai sempre più numerosi incontri e
spettacoli che si organizzavano in giro per l’Italia, in particolare uno
spettacolo teatrale intitolato ‘Angelicamente Anarchico’ sulla autobiografia di
Don Gallo. I ricordi sono di altrettanti successi e standing ovation, ma, confessa Viviana, “a volte peccava
semplicemente di egocentrismo”: impossibile programmare le entrate in scena
durante gli spettacoli perché decideva al momento (fino a non utilizzare per
niente, in un caso, le persone venute appositamente fino a Reggio Emilia da
Genova), a volte era “stanco e scoglionato,…scorbutico e a tratti insofferente”,
e “con noi il Gallo sapeva essere anche opportunista, acido e indisponente, ma
con gli altri no.”
Gli aspetti
critici sono però subito sovrastati da una riconoscenza quasi incondizionata:
“La sua profondità, l’amore che riusciva a trasmetterti per la vita, la sua
capacità di valorizzare tutto ciò che eri, che eri stato, e darti continuamente
stimoli nuovi per costruire ciò che saresti voluto diventare facevano passare
in secondo piano ogni suo difetto e incoerenza che, in confronto alla potenza
del suo essere al tuo fianco, sembravano svanire e perdersi.”
Nel 2012
nasce la figlia Elena Luna, che Don Gallo battezza certo in nome del Padre…ma
anche dell’Antifascismo, e l’anno successivo è quello della scomparsa di Don
Gallo, che viene ricordata da Viviana nel proprio dolore personale oltre che
nell’abbraccio delle migliaia di persone accorse a Genova per porgergli
l’ultimo saluto.
Lo
smarrimento del ‘dopo Don Gallo’ viene affrontato da Viviana anche con la
scrittura, e proprio con la stesura di questo contributo personale e di
raccolta delle “storie degli altri. Il Gallo degli altri.”
“Noi siamo i soliti, quelli così, siamo i
difficili, fatti così. Noi siamo quelli delle illusioni, delle grandi passioni,
noi siamo quelli che vedete qui. Noi siamo liberi, liberi, liberi di volare!
Siamo libri, liberi di sbagliare! Siamo liberi, liberi di sognare! Siamo liberi
di ricominciare…”, ci dice richiamando ancora una volta le parole di Vasco.
La seconda
parte del volume, ‘I figli del Gallo’, contiene diverse riflessioni
appositamente sollecitate o ricevute, che riguardano i tantissimi per cui
“Andrea è stato padre, nonno, maestro, educatore.” Ed è proprio l’incrocio di
vite diverse fra loro ma unite nel rapporto con il Gallo che descrive un
universo di varia umanità e grande potenza trasformativa. Letizia, che apre
queste testimonianze, rappresenta per molti versi un unicum: oggi venticinquenne, figlia di una operatrice ‘storica’
della Comunità, nasce alla fine degli anni ’80 in una delle strutture di San
Benedetto ed ha conosciuto il Don, da sempre, come ‘il nonno Gallo’. Ha solo
tre anni quando il padre, entrato in comunità come tossicodipendente, muore, e
ne ha poco più di venti quando accompagna questo “straordinario” uomo, di cui è
quasi nipote, nel suo ultimo viaggio, avendo in precedenza ulteriormente
apprezzato quanto ‘il nonno Gallo’ fosse stato grande nell’aver accettato,
senza battere ciglio, la presentazione della sua fidanzata, Morena.
Ma ci sono
anche le testimonianze di Tommaso lo scout che diventa sacerdote; Andrea il
fonico-anarchico che da ateo apprezza i suoi insegnamenti votati
all’accoglienza; Ilaria la volontaria che apprende dalla Comunità come
conoscersi meglio giocando ‘a carte scoperte’; e molti altri ancora.
Sono, infine,
due esponenti della Comunità fra i più noti, Domenico Mirabile e Domenico
‘Megu’ Chionetti, ad annotare –in appendice ed autobiograficamente, ça va sans dire- l’intreccio fra le le
rispettive storie, la Comunità e il Gallo.
“Nulla è come
prima, il Gallo manca, forse più fuori che dentro la Comunità”, dice Chionetti
in chiusura, ma –prosegue- è la declinazione dei suoi ideali al presente che
può consentire alla comunità di sopravvivere alla scomparsa del proprio
fondatore.
Ne ero già
quasi certo, ma dopo aver letto queste testimonianze di intrecci vitali ne sono
più che convinto: il Gallo ha ben seminato e molti dei suoi insegnamenti gli sopravviveranno. (Giorgio Macario)
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