sabato 21 marzo 2015

AUTOBIOGRAFIA DI UN SUPERVAGABONDO - 1. La prefazione di G. B. SHAW


Mai più mi sarei aspettato, vagabondando pigramente fra i banchetti di un mercatino dell'antiquariato il primo giorno di primavera, di incontrare un 'supervagabondo': badate bene, non in carne e ossa, bensì in carta e penna. 
L'incontro è avvenuto, infatti, con la sua autobiografia, pubblicata a Londra 107 anni fa, nel lontano 1908, e stampata in prima edizione, in italiano, nell'immediato dopoguerra. 
Pensandoci bene, questo incontro è avvenuto poche ore fa, ed il 21 marzo 2015 è proprio oggi.
Potrei quindi parlarvi di un libro che non ho ancora avuto il tempo materiale di leggere?
Certo che no! Ed infatti ciò che posso concretamente fare, per condividere quasi in tempo reale questo breve incontro fra vagabondi, è utilizzare alcune parole del suo prefattore (la prefazione, questa si che ho avuto il tempo di leggerla!), tale George Bernard Shaw, che più di 100 anni fa ricevette un libro di poesie (probabilmente autoprodotto in pochissime copie) da uno sconosciuto W. H. Davies. "Una lettera accompagnatoria mi chiedeva molto cortesemente se mi serviva un libro di versi da mezza corona, e in tal caso se avessi voluto gentilmente mandare all'autore mezza corona: se no che restituissi il libro. Tutto ciò era attraente per la sua semplicità, e pieno di buon senso."
Dice ancora Shaw: "Aprii il libro e fui più imbarazzato che mai; perché prima di aver letto tre righe mi accorsi che l'autore era un vero poeta. (...) Così, invece di gettar via il libro come ne ho gettato tanti altri, gli scrissi una lettera dicendogli che non avrebbe potuto vivere di poesia."
Però "Comprai anche qualche copia in più del suo volume, e gli consiglia di mandarlo a quei critici e amatori di poesia che egli conosceva."
"Dopo qualche tempo vidi in un giornale londinese un'entusiastico articolo sui suoi versi e un'intervista con l'autore, dalla quale seppi che egli era un vagabondo; che la Fattoria (il suo indirizzo era 'The Farm House' a Kennington) era una locanda per poveri straccioni; e che egli era tagliato fuori dalle solite occupazioni industriali... perchè aveva perduto un piede durante i suoi vagabondaggi ed ora doveva fare del suo meglio con l'altro."
Questo lo scarso o quasi nullo livello di conoscenza esistente fra autore e prefattore, che infatti avvia il suo scritto introduttivo con questo incipit: "Mi affretto ad affermare fin da principio che io non ho nessuna conoscenza personale con l'incorreggibile supervagabondo che ha scritto questo libro sorprendente."
Ed è con queste parole che George Bernard Shaw prende commiato dai lettori facendo trasparire la sua simpatia per l'unico supervagabondo che abbia mai conosciuto: 
"E poichè la sua maniera è così tranquilla, si è ben pensato dai suoi amici e dai suoi editori di mandare avanti un trombettiere per richiamare più efficacemente l'attenzione su di lui prima che egli cominci. Io mi sono assunto volontariamente questo lavoro, per amore dei suoi versi. Avendolo fatto nel mio ben noto stile, mi ritiro e lascio a lui la scena."
Come non essere incuriositi da un tale garbato accompagnamento alla lettura? 
Vi saprò meglio dire in seguito, in un successivo passaggio che penso intitolerò:
"AUTOBIOGRAFIA DI UN SUPERVAGABONDO - 2. Vita e peripezie di W. H. Davies."
Naturalmente, tempo e lettura partecipata permettendo.

2 commenti:

  1. molto curiosa dopo una prefazione del genere. Mi piacciono gli inglesi, gli scrittori inglesi li trovo geniali. Attendo il continuum

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    1. Condivido con te la curiosità: appena riesco, volentieri. Ciao

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