Anghiari, domenica 18 agosto 2013
Una
porchetta intera viene fagocitata da alcune centinaia di mezzi panini
distribuiti ai convenuti (oltre 200, forse 300) e seguita da quella che sembra
una pancetta di maialino arrosto.
Ma sono
i cocomeri a spopolare: di tutte le misure dal grande all’extra-large, si
avvicendano su di un altro grande tavolo e suddivisi in mezze fette vengono
consumati a getto continuo, anche perché molto freschi. Una vasca, infatti, è
stata riempita d’acqua e reffreddata da bottiglie di ghiaccio, e lì le angurie
si avvicendano senza sosta.
Ogni
tanto , poi, è lo stesso Talozzi a recuperarle con una carriola a tre per
volta, proveniente dall’altra ala della grande casa dove sono esposte molte
delle opere del Giorni.
Due
capienti contenitori, colmi di vino bianco fresco l’uno e di vino rosso
l’altro, sono dotati di comodi spillatori che consentono, alla stregua di un
rubinetto per l’acqua lì accanto, di servirsi da sé senza troppe complicazioni.
La
grande spianata erbosa è sempre colma di persone che appena fan riposare le
mascelle vengono invitate dai padroni di casa a servirsi nuovamente.
Ma non
sono pochi, e io fra loro, quelli che si spingono oltre a visitare più volte l’orto del Talozzi, detto anche l’orto delle ricordanze: decine e decine
di cocomeri sono adagiati lungo filari raso terra, circondati da pomodori,
zucchine peperoni, girasoli, peri, meli e chi più ne ha più ne metta.
Ma non
è solo un semplice orto, è l’immagine stessa dell’abbondanza e riflette la cura
che è stata impiegata nel farlo crescere.
La
condivisione del cibo, merito essenzialmente del Talozzi, è niente rispetto
alla possibilità che viene data a ciascuno dei presenti, di immergersi nel
clima delle ricordanze e, varcata la
soglia dell’orto,assimilare l’humus vitale che permea dal terreno.
E’ una
rinascita fisica che nutre il corpo e risveglia i ricordi.
Ed è
anche una rinascita estetica guidata dalle meraviglie scultoree di Gianfranco
Giorni, padrone di casa e artista che appare immerso in uno scambio simbiotico
con Franco Talozzi e il suo orto-Eden.
Ma non
basta, perché in realtà si tratta anche di una rinascita culturale a tutto
tondo, immersa nella natura e benedetta dal flusso costante dell’acqua viola. Viola per il guado che
veniva messo a macerare o per una Dea lì dimorante? Poco importa.
Il sole
gradatamente scompare all’orizzonte mentre una luna tonda e luminosa si alza
nel cielo della sera anghiarese.
Un’ombra
fresca accompagnata da una leggera brezza trattiene gli ultimi convenuti che
faticano a staccarsi dalla magia del luogo.
La
compagnia è piacevole, le chiacchiere leggere o impegnate scorrono via lisce,
l’ultima fetta di anguria viene gustata nella convinzione che in simili
circostanze, per quest’anno, non sarà più possibile assaporarla.
Il
Giorni e il Talozzi fanno il pieno di ringraziamenti sinceri.
Ma non
bisogna farsi ingannare dall’apparente bonarietà dei personaggi: sono dei
combattenti nati e siamo certi che il
loro presidio vigile ed efficace non verrà meno.
C’è
solo da augurarsi che il loro esempio, per quanto unico, possa fare ‘scuola’.
Non
tanto e non solo per noi, quanto per i nostri figli e i nostri nipoti.
A
presto, quindi, e grazie.
Pubblicato anche in:
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3104&Itemid=106
http://www.lua.it/raccontarelaterra/la-festa-del-grande-cocomero/#more-130
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