L'AUTOBIOGRAFIA NEI SERVIZI RESIDENZIALI
Condurre i laboratori di gruppo.
Metodi, consigli pratici, strumenti.
di Luciana Quaia
(Maggioli Editore, 2019)
Recensione di Giorgio Macario
La navigazione fra arcipelaghi è la metafora scelta da Luciana Quaia per introdurre la sua recente pubblicazione sull’autobiografia nei servizi
residenziali. L’autrice, impegnata da quasi trenta anni nei luoghi di cura
residenziale per anziani, utilizza una metafora che, bypassando la staticità
del visitatore distratto intento ad osservare “Sono lì seduti a far passare le
ore”, riscopre una pluralità di condizioni umane diversificate - allettati,
persone in carrozzina, persone con una certa autonomia residua che si
industriano come possono- e le rappresenta come facenti parte di un sistema di
arcipelaghi; invita poi a cercare di immergersi
nella parte sommersa di ciascun arcipelago, denominatore comune colmo di
ricordi intimi, privati, nascosti, cui è possibile accedere solo con il
consenso della persona. Fondali sottomarini dai quali possono emergere pezzi di
storia rivitalizzati, utili per implementare capacità resilienti.
Narrazione di sé, ascolto, rispecchiamento, trasmissione delle
proprie memorie, rappresentano solo alcuni dei punti di ancoraggio, proposti o
fatti emergere, per evitare lo smarrimento del navigante e il naufragio della
memoria.
Ma il vero cuore pulsante della proposta di approfondimento
dell’autrice -che non casualmente esemplifica già in copertina il possibile
tesoro alla portata del lettore-esploratore: ‘Metodo, consigli pratici,
strumenti’ – è rappresentato dal ‘laboratorio autobiografico di gruppo’.
Sottolineatura gruppale del laboratorio che fin dalla denominazione ha attirato
la mia attenzione per le assonanze con i seminari di approfondimento su ‘La
conduzione di gruppo in ambito autobiografico’.
che ho condotto nell’ambito della Libera Università
dell’Autobiografia di Anghiari intrecciando metodo autobiografico e approccio
psicosociologico.
Infatti, mentre appare quasi scontata la formazione di un gruppo
per l’effettuazione di un laboratorio autobiografico, in genere
nell’indicazione della denominazione dello strumento utilizzato la dizione ‘di
gruppo’ non compare, anche per la sottolineatura della prevalenza di un
percorso individuale nell’ ‘autòs-bìos-graphein’. Nel caso del testo in
questione, la sua comparsa appare invece quasi volta a contrastare l’isolamento
insito nel declino percettivo e cognitivo dei partecipanti ed a voler
valorizzare al massimo il potere resiliente del ‘gruppo che cura’.
Rappresentando -con K. Lewin- un “sistema di interscambio dinamico che è molto più
della semplice somma degli individui che lo compongono.”
L’agile contributo proposto da Quaia procede quindi nei capitoli
centrali ad indicare le ‘istruzioni per l’uso’ relativamente al lavoro con le
storie di vita, ed i diversi ‘ancoraggi’, come stimoli fortemente evocativi,
spaziano, ‘sfogliando il passato’, dalle fotografie agli oggetti, dai miti e
eroi alla poesia, parole e letteratura, per accedere ai luoghi interiori,
costitutivi dell’esistenza al pari del fattore tempo.
La riscoperta e la riconferma della propria identità attraverso
la narrazione di sé appaiono quindi possibili punti di approdo che evitano di
perdersi in acque magari poco profonde ma insidiose perché sempre meno
conosciute.
E’ per questo che ‘la mappa per non perdere la bussola’ che
indica le mappe mentali come strumento utile per i partecipanti a contenere il
declino percettivo e cognitivo, sembra idealmente connettersi agli ‘avvisi ai
naviganti’ forniti dall’autrice ai conduttori dei laboratori in conclusione del
suo contributo. Questi avvisi vanno dall’indicazione di regole per una
relazione di fiducia con l’altro (che in ambito LUA vengono in genere
ricomprese nel ‘patto autobiografico’), all’introduzione di possibili
cambiamenti di rotta in caso di mare mosso, fino alla tenuta da parte del
navigante del proprio diario di bordo.
Elementi di metodo, supportati da strumenti e arricchiti da
consigli pratici, come già ricordato in precedenza, che sembrano porsi in
continuità ed ulteriore esemplificazione di un precedente volume dell’autrice dal
titolo “Intime erranze. Il familiare curante, l’Alzheimer, la resilienza
autobiografica” (Centro Donatori del Tempo, NodoLibri, Como, 2012), centrato
anch’esso sulle molte potenzialità della scrittura autobiografica.
recensione molto bella ed efficace. la rilancio dal mio blog: https://mappeser.com/2019/11/06/giorgio-macario-recensione-di-lautobiografia-nei-servizi-residenziali-di-luciana-quaia-6-novembre-2019/
RispondiElimina:-) Un saluto dai contatti di quasi una vita fa...
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