DESTINAZIONE IMMAGINARIO
Viaggio in treno nell'universo simbolico della ferrovia
di ROBERTO SCANAROTTI
(Equinozi, 2019)
Recensione di Giorgio Macario
Quale la
connessione di questo testo con il ‘mondo’ dell’autobiografia? Quella che
ritengo prevalga su tutte le altre è legata alla vita dell’autore di questo
testo che appare dispiegarsi nell’indagine analitica di tutto ciò che riguarda
il treno e il mondo della ferrovia. Roberto Scanarotti ha realizzato il suo lungo
percorso professionale nelle Ferrovie dello Stato, “che dalle stazioni lo ha portato
a ricoprire diversi incarichi dirigenziali nell’area comunicazione (…)”.
Inoltre ‘Destinazione immaginario’ segue un filo narrativo nel quale si
intrecciano vite e storie di vita: sul treno, nelle stazioni, fra i lavoratori.
Ciascun
lettore, durante e/o al termine del ‘viaggio in treno nell’universo simbolico
della ferrovia’, cui il libro conduce passo dopo passo, fra treni e stazioni, viaggiatori
e ferrovieri, sarà libero di rievocare i propri viaggi in treno, siano questi vissuti
direttamente, assaporati in qualche fiction o immaginati in momenti particolari
della propria vita.
Personalmente, accanto alla interessante scoperta di
moltissimi film citati con grande competenza dall’autore, che vedono il treno e
le storie di vita che lo accompagnano al centro dell’attenzione, mi è tornato
in mente più volte un film cui sono particolarmente legato: si tratta di ‘Chiamami
aquila’ di Michael Apted del 1981, dove la storia d’amore tra John Belushi (Ernie
Souchak) e Blair Brown (Nell Porter), cresce e si consolida nel viaggio in
treno che riporta lei sulle Montagne Rocciose, fino al matrimonio celebrato ‘al
volo’ nella piccola stazioncina posta al capolinea.
Questo
libro può anche essere letto come una breve storia della ferrovia e del mondo
che la circonda: dalle notazioni sulla nascita della prima ferrovia della
storia -la Stockton/Darlington del 1825- ai sei milioni di risultati che si
ottengono “digitando le due sillabe di treno su google”; ma forse è più
corretto dire che è il posto occupato dalla ferrovia nell’immaginario
collettivo ad essere esplorato in maniera esaustiva da Scanarotti, con un
andamento ad un tempo sistematico ed associativo, dove i treni e le stazioni
sono considerati -così osserva Stefano Maggi nella prefazione al volume- “come
luoghi della mente, spazi prolifici e inesauribili per la creatività…”.
Ma dobbiamo,
infine, alla odierna ripubblicazione del volume, dopo la prima edizione auto-pubblicata
del 2012 che chiude una lunga stagione di vita affidandola alla scrittura, l’aggiunta
di un eloquente capitolo finale sui ‘Treni autobiografici’. In quest’ultimo felice
spazio di riflessione, significativamente arricchito dal percorso personale
maturato dall’autore, vengono proposte immagini e suggestioni che connettono l’universo
ferroviario a possibili percorsi autobiografici guidati dalla scrittura, “miniera
di metafore che aiutano a trasportare il pensiero (…) potenziando il nostro
sguardo introspettivo.” Non si tratta tanto di un saggio -ci dice in
conclusione Scanarotti- quanto di un “racconto ferroviario, disseminato di
tracce nascoste della mia stessa, personale autobiografia.” Una modalità molto
particolare e intrigante di presentare la propria esperienza autobiografica.
(@GM Foto di un plastico ferroviario 'on plein air' a Genova-Pegli)
Nessun commento:
Posta un commento