sabato 18 novembre 2017

IL LIFELONG LEARNING (APPRENDIMENTO LUNGO TUTTO IL CORSO DELLA VITA) IN EUROPA

UN CONFRONTO EUROPEO 
TRA POLITICHE GIOVANILI, FORMAZIONE, LAVORO E ORIENTAMENTO


Mercoledì 15 novembre  a Genova, nell'ambito del Salone Orientamenti 2017, ho partecipato ad una Tavola Rotonda organizzata dall'Università di Genova-Dipartimento di Scienze della Formazione-DISFOR, unico partner italiano del progetto YOUNG_ADULLLT (Programma HORIZON 2020), che ha presentato i primi risultati del progetto (2016/2019) che coinvolge 15 università e centri di ricerca in 9 Paesi (Germania, Spagna, Portogallo, Bulgaria, Austria, Croazia, Finlandia e Italia).
Sono grato al collega Mauro Palumbo, professore ordinario di sociologia presso l'Università di Genova, che ha condotto tutto l'incontro, di avermi invitato. 


I primi risultati presentati hanno riguardato l'analisi comparativa delle politiche di LifeLong Learning in Europa, che qui citerò brevemente. Alle note tratte dall' EUROPEAN POLICY BRIEF, seguiranno alcune mie sintetiche (e anche queste brevi) osservazioni conclusive relativamente agli echi che ho rilevato nell'esposizione in connessione con il metodo narrativo, le attenzioni autobiografiche e la sussidiarietà verticale e orizzontale.


"Introduzione.
Il progetto YOUNG ADULLLT mira ad una analisi approfondita delle politiche di LifeLong Learning (LLL) accessibili ai giovani adulti in Europa, con particolare riferimento ai potenziali destinatari che vivono una condizione di esclusione sociale. (...) Sono diverse le ragioni per le quali appare necessario migliorare la coerenza e l'adeguatezza di queste politiche:
§ contrastare la loro frammentazione in ambito europeo;
§ invertire la tendenza all'inefficacia delle politiche di educazione degli adulti; 
§ comprendere queste politiche in relazione ai loro contesti regionali e locali;
§ valutare gli impetti di soluzioni sostenibili e considerare la loro trasferibilità potenziale;
§ restituire e rappresentare l'eterogeneità culturale tra diversi paesi europei (...)
§ (...) esplorare ulteriormente la dimensione della loro (delle politiche di LLL) interazione tra i livelli europeo, nazionale e regionale/locale (...).


Risultati e analisi.
(Da tenere presente che questi sono i primi risultati di un anno di lavoro sui tre previsti, e quindi sono basati essenzialmente su di una comparazione della documentazione interente i 9 paesi europei, mentre i primi esiti delle fasi di approfondimento della ricerca -ivi compresi i case studies- sono stati accennati e saranno meglio documentati in seguito). 
I risultati riassunti in questo Policy Brief derivano dalle analisi riportate nell'International Report on LLL Policies and Inclusion in Education and Work (Kotthoff et al., 2017).
(...)
* Le diverse definzioni del concetto di LifeLong Learning, così come l'eterogeneità delle politiche di LLL rendono complessa la loro stessa identificazione, così come la loro capacità di dare risposta ai bisogni dei destinatari. (...)
* Le politiche di LLL sono infatti ancora largamente formulate in base alla concezione di percorsi di vita standardizzati. (...)
* Le politiche di LLL europee tendono a trascurare il fatto che le costruzioni del target e le dinamiche di esclusione sociale differiscono a seconda dei contesti nazionali. (...)
* Il Fondo Sociale Europeo (FSE) rappresenta la fonte principale di finanziamento delle politiche di LLL. (...)
* L'effetto leva delle politiche di LLL nelle diverse regioni è strettamente correlato alle differenze in termini di centralizzazione/decentralizzazione e di autonomia. (...)
* Il successo delle politiche di LLL dipende dalle possibilità di stabilire e mantenere partnership efficaci e responsabilità condivise. (...)
* La ricerca, oltre a prefiggersi di identificare gli effetti attesi delle politiche di LLL in Europa, ha evidenziato anche l'insorgenza di effetti inattesi, che non necessariamente avvantaggiano i giovani adulti. (...)



Implicazioni per le politiche e raccomandazioni. (...)
° La concezione di LifeLong Learning non dovrebbe distanziarsi dal suo intento originale di promozione dello sviluppo individuale (...)
° Le politiche di LLL non dovrebbero essere un mero riflesso delle letture 'standardizzate' del corso di vita. (...)
° La costruzione dei gruppi target delle politiche di LLL in Europa deve tener conto delle differenze culturali, sociali e politiche dei diversi paesi. (...)
° L'FSE deve cooperare più direttamente con le Regioni, rendendole parte di un progetto comune di LLL policy.
° I diversi obiettivi delle politiche vanno soppesati attentamente quando si formulano i risultati attesi, in modo da escludere potenziali effetti inattesi."
(June 2017, HansGeorg Kotthoff and Juan Felipe Gàfaro, European Policy Brief)


Queste le mie osservazioni a seguito della partecipazione alla sessione di lavoro.

Ho trovato molto interessante l’approccio narrativo proposto, che probabilmente si concretizzerà maggiormente con gli esiti dei case studies, perchè il rischio di depersonalizzazione e di standardizzazione di questi approfondimenti a livello europeo, nella mia esperienza, è sempre molto presente.
L’attenzione orientata in questa direzione mi ha ricordato in particolare l’ultimo contributo di Giampiero Quaglino su ‘La scuola della vita. Manifesto della terza formazione’ dove uno dei padri della formazione in Italia (ricordo ancora gli studi negli anni ’80 sui suoi testi base ‘Il processo di formazione’ e ‘Fare formazione’, fra gli altri) ha riconosciuto come troppo orientati alle organizzazioni e non alle persone i suoi apporti metodologici, promuovendo una svolta conseguente verso la centralità degli apporti dei singoli. Quanto questo si avvicini all’approccio autobiografico sul quale lavoro ormai da molti anni con Duccio Demetrio, credo sia evidente.
Ancora mi è sembrato che la grande attenzione alla valorizzazione del livello locale nelle politiche di LongLife Learning sia un buon esempio di una sussidiarietà verticale (che implica la scelta dell'attore istituzionale più vicino agli utenti diretti e in grado di rispondere ai bisogni da loro espressi) da praticare e non solo da enunciare, mentre l’attenzione ai singoli destinatari, esemplificata in particolare con l’individuazione delle intersezioni dei percorsi biografici rispetto ai diversi livelli individuati -vedi anche i case studies-, indichi una possibile declinazione della sussidiarietà orizzontale (analoga scelta, nelle domande espresse dai destinatari ultimi, fra i soggetti del privato-sociale e delle istituzioni anche decentrate, di quelli più prossimi e, anche in questo caso, in grado di rispondere ai bisogni da loro espressi) che, forse, meriterebbe di comparire fra le indicazioni fornite ai ‘decisori politici’.





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