ROBINSON - UN VIAGGIO
NEI MEANDRI DEL SILENZIO
di
Giorgio Macario
‘Preferisco il silenzio’ è il titolo
dell’inserto ROBINSON del quotidiano La Repubblica del 22 ottobre 2017. Nel
(relativo) silenzio di una domenica mattina, giornata (a volte) dedicata al
riposo, ho cercato di viaggiare nei meandri delle citazioni silenziose degli
autori, alla ricerca di un percorso almeno in parte (e necessariamente)
autobiografico, perlomeno nella scelta delle sottolineature maggiormente
sintoniche con una attualità stretta fra i timori per la deflagrazione europea
dell’indipendentismo catalano e la recrudescenza dell’egoismo respingente di
una crescente maggioranza rumorosa.
"Prima ancora di metterci in ascolto dobbiamo saper fare silenzio dentro di noi.
Solo da questo silenzio può nascere l’ascolto, l’apertura all’altro” – Simone Weil (1909-1943)
Solo da questo silenzio può nascere l’ascolto, l’apertura all’altro” – Simone Weil (1909-1943)
(Da ‘Le frasi’
di Anastasia Martino)
Il silenzio ha un prezzo.
“(Il
silenzio) è diventato un bene molto richiesto e sempre più prezioso. Un investimento
che non tutti si possono permettere, dalle case alle auto fino agli orologi. Lo
spiega l’autore di un saggio che esce ora in Italia (John Biguenet, Elogio del silenzio, Il Saggiatore,
2017).”
“...benchè
non ne possediamo alcuna esperienza diretta, l’utilità del silenzio come
concetto è per noi inesauribile, e in un mondo assordante il suo valore cresce
in maniera vertiginosa. (...) La diffusione del rumore è stata così pervasiva
che gli esseri umani faticano a mantenere anche la minima parvenza di quiete.
(...) E allora perchè cerchiamo il silenzio, se inseguirlo è vano? Forse perchè
non comprendiamo appieno che cosa stiamo inseguendo. (...) Davvero desideriamo
il silenzio, o non è piuttosto la solitudine che vogliamo, un isolamento in cui
stare soli a leggere, ascoltare musica, lasciarci assorbire da noi stessi senza
l’elemento di disturbo degli altri? Alla fin fine, forse non è dal rumore che
tentiamo di scappare, quando ci diciamo che vorremmo un po’ di silenzio.” (John Biguenet)
Michael Collins, il vero protagonista
silenzioso dello sbarco sulla Luna.
“Allora,
mentre tutto il mondo stava con gli occhi a guardare i due (Armstrong e Aldrin)
poggiare i piedi sulla Luna, Michael se ne andò. (...)si inoltrò verso il lato
oscuro della Luna. (...) Collins, in quel momento, divenne così remoto da
tutti: l’unico uomo dell’intero sistema solare a essere separato da ogni cosa.
(...) Solo lui, da lì, per quarantasette minuti, entrò in quel rovescio di
universo, in quel vertiginoso silenzio. Nè Aldrin nè Armstrong poterono mai
provare quel che lui provò quando si inoltrò in quell’assoluto silenzio
universale.” (Federico Pace)
I monasteri del silenzio.
“Il silenzio
non si può insegnare. Al massimo lo si può apprendere quando, sorprendendoci,
viene incontro. E i monasteri, da secoli, sono luoghi dove lo si può trovare ma
non ci si aspetti che lì il silenzio sia qualcosa di maestoso, di imperativo e
di solenne. (...) Il silenzio dei monasteri è un’altra cosa. E’ frutto di un
npaziente compromesso; è una fragile tessitura dove i fili dell’attenzione si
intrecciano fra il dentro e il fuori di sè, viaggiano fra l’irriducibile
singolarità di ciascuno e la composita variegazione di una comunità nella
quale, sette volte al giorno, si intona l’accettazione della perfetta polifonia
dei destini.” (Giorgio Boatti)
Alla ricerca del silenzio assoluto si
incontra il suono del cuore, delle giunture, dei polmoni.
“Il silenzio
è un miraggio. Non solo per chi vive in città tra traffico, lavori stradali,
smartphone, condomini molesti e che può sperare in sollievi minimi (...) Che il
silenzio sia un fantasma irragiungibile lo si capisce entrando in uno dei posti
più silenziosi del pianeta. La camera anecoica degli Orfield Labs di
Minneapolis (c’è una stanza simile in Italia, a Ferrara) (...) Dopo poco l’udito
si abitua e inizia a diventare più sensibile. (...) Per esempio dopo un quarto d’ora dall’ingresso udirai i battiti del tuo
cuore, e dopo mezz’ora – se muovi le braccia- il suono delle tue giunture. Dopo
quarantacinque minuti riesci a sentire i tuoi polmoni.( Steve Orfield, fondatore dei Labs). Se il silenzio artificiale
inquieta, quello naturale, gentilmente violato dal vento tra le foglie e dagli
uccelli, può curare: Yoshifumi Miyazaki, docente di scienze ambientali della
Chiba University, ha portato impegati di mezza età giapponesi, logorati dal
caos urbano, a passeggiare per due giorni nella foresta e ha misurato un
aumento temporaneo del 56 per cento nell’attività anticancro del sistema
immunitario.” (...) Ecco perchè la perfetta assenza di rumori è, per i viventi,
un miraggio: quando c’è, non ci siamo noi. E viceversa. Lo prova la camera anecoica, chiosa Orfield. Immerso nel più profondo silenzio, sei tu a diventare suono.” (Giuliano Aluffi)
Il silenzio e la parola in una
prospettiva storica.
“...il
silenzio ha cominciato a esistere quando è nata la parola. Ce lo suggerisce l’etimologia:
silenzio deriverebbe dalla radice hsh, da intendersi innanzi tutto come il
tacere dell’uomo, anzi di più, il comando di tacere, che ancora oggi impartiamo
con un suono inarticolato -shh- non
così diverso dall’antica radice. (...) La maggior parte degli studiosi oggi ritiene che il linguaggio non si sia
evoluto dalle vocalizzazioni, ma dai gesti. (...) la prima parola è stata un indice puntato. O premuto sulle labbra, a
ordinare il silenzio. E’ un gesto molto antico, forse preistorico. (...) Per i greci il silenzio è trattenimento
della parola. (...) Ed è proprio sull’alternarsi regolato fra parola e silenzio
che si fonda l’assemblea della polis: gli uomini liberi hanno diritto di
parola, quindi di essere ascoltati in nsilenzio. (Roberto Mancini).” ( Giulia Villoresi)
E per concludere: l’Accademia del
Silenzio.
“Lo sforzo
del pensiero occidentale di mantenere la giusta misura tra parola e silenzio
sembra essere fallito. Lo si evince dal fiorire di una letteratura difensiva (i
nuovi omaggi al silenzio), che si inserirebbe nello stesso filone delle riflessioni
fatte nei secoli passati, se non fosse che per un punto: spesso si tende ad
ignorare l’ambiguità del silenzio, e dunque a banalizzarlo. Lo si trasforma in
un’esperienza turistica, lo si riduce a sinonimo di pace, lo si configura nelle
immagini importate dei giardini zen.
E’ un aspetto segnalato con vigore da Duccio demetrio, filosofo e fondatore,
con Nicoletta Polla-Mattiot, dell’Accademia del Silenzio, nota scuola di
pedagogia che pubblica per Mimesis i suoi taccuini e varie opere de silentiis. Per falso romanticismo, spiega Demetrio, a volte cerchiamo il silenzio come fuga, e andiamo incontro al dramma.
Perchè il silenzio ha anche un lato terribile (di prefigurazione della morte,
per esempio) che per essere superato deve prima essere conosciuto. Solo così
possiamo scoprirne a pieno il valore etico. Su questo si fonda il lavoro
dell’Accademia. (Giulia Villoresi)
(NdA: segue un interessante disamina del contributo
portato da un altro membro dell’Accademia, l’antropologo Paolo Anselmi dell’Università
Cattolica di Milano e vicepresidente dell’Istituto italiano di ricerca sociale
di Gfk Eurisko, nel suo saggio in uscita per Mimesis, Cercatori di silenzio, dove si commentano i risultati di una
ricerca condotta dall’Accademia su 180 persone che raccontano la loro personale
esperienza di silenzio, dove emerge con prepotenza il silenzio come rifugio dal
rumore.)
“Quando pronuncio la parola silenzio la distruggo” – Wyslawa Szymborska (1923-2012)
(Da ‘Le frasi’ di Anastasia Martino)
Nessun commento:
Posta un commento