La ripresa su La Repubblica di martedì 5 aprile 2016 di parte del mio precedente pezzo su "Telecamere negli asili e nelle scuole? Una inutile scorciatoia falsamente rassicurante" che ho postato il 30 marzo scorso, mi è sembrata una buona occasione per festeggiare la 'ricorrenza' del 100° post sul mio blog. Esattamente (quasi) tre anni fa, il 29 maggio 2013, pubblicavo 'La felicità dello scrivere', primo breve scritto che ancora adesso considero uno dei miei più riusciti tentativi di comunicare quanto la scrittura possa essere importante per la propria crescita nella comunità.
Oggi, festeggiare questo 'traguardo centenario' con Corrado Augias che dice: "Se si mettono insieme esempi, domande e proposte contenute in queste lettere-fra queste la mia-, si vede benissimo qual è il problema, quale il suo possibile rimedio. E quanto difficile sia." mi rincuora nel pensare di poter portare qualche contributo alle riflessioni sull'educazione in questo periodo non certo facile per la nostra società. Sperando con i prossimi interventi di poter eguagliare ed estendere le 7.500 visualizzazioni che il 'contatore' del sito mi segnala provenire per il 65% dall'Italia, per il 10% dagli Stati Uniti e per l'8% dalla Russia, mentre il restante 17% è suddiviso fra altri 7 Paesi europei.
Un caro saluto quindi, ed un ringraziamento, a tutti i miei lettori.
GENTILE Augias, a proposito di
educazione dei giovani vorrei raccontare la mia esperienza. Ho insegnato
Educazione fisica per molti anni in diverse scuole di Roma. Ho sempre cercato
di impartire agli alunni buone regole sul rispetto delle persone e delle cose;
partecipando a qualche torneo insistevo sul rispetto delle norme e
dell’avversario. Devo dire che, dettate le istruzioni e spiegato che chi non le
avesse rispettate avrebbe subito la mia reazione, queste venivano osservate.
Grande soddisfazione ebbi portando i miei ragazzi a sciare. Incontrai un
signore che mi chiese: è lei il professore che li accompagna? Allarmato
risposi: che hanno fatto? Invece si trattava di complimenti. Agli impianti di
risalita i miei ragazzi gli avevano ceduto il passo in quanto era con il suo
bambino. Regola che avevo richiesto di rispettare in uno dei tanti sermoni.
Domanda: questi ragazzi rispettosi quale esempio hanno dalla nostra classe
politica, dalla classe dirigente, dagli adulti in generale – compresi i loro
genitori?
Giulio Politi
LA rubrica sul “dovere”di saper dire no
alla tirannia dei più giovani (bambini e ragazzi), sulla necessità di una
“educazione” nel senso vasto della parola, ha suscitato molte reazioni. Mi ha
scritto Diego Mazzeo (diego.mazzeo@libero.it): “Anch’io penso che i ‘no’ dei
genitori, specie se motivati, servano a stabilire punti non oltrepassabili di
comportamento dei bambini. Negativo scontrarsi, per principio, con gli
insegnanti anch’essi demandati (spesso da soli) all’educazione dei giovani, ciò
provoca nei bambini un innaturale e pericoloso senso di potere. Solo un ‘no’,
intelligente, non dispotico, potrà creare una nuova generazione capace di
sperimentare, modificare se del caso le regole imposte, riconoscere la strada
giusta e saperci all’occorrenza tornare”. Francesca Ribeiro (ribesca@tiscali.
it): “Passavo per viale Togliatti, in prossimità di un liceo romano dove si
‘recuperano’ le bocciature delle scuole statali. Nell’intervallo gli studenti
scendono a fare colazione sedendo su un muretto. Una studentessa si accende la
sigaretta e getta il pacchetto vuoto sul marciapiede; poiché anche l’accendino
non funzionava più getta anche quello. A dieci metri c’era un cestino. Chissà
se in quel liceo recuperano anche gli anni perduti della civile educazione?”.
Giorgio Macario, psicosociologo (macario. g@gmail.com): “Non possiamo sentirci
rassicurati nella nostra ansia di controllo dalla presenza di mezzi meccanici,
come le telecamere negli asili e nelle scuole. È una scorciatoia inutile. La
consapevolezza di poter essere ‘genitori sufficientemente buoni’ (Winnicott) è
la miglior salvaguardia per i nostri figli, che hanno strumenti e capacità più
complesse di un semplice occhio elettronico. A loro dobbiamo concedere più
ascolto e attenzione”. Se si mettono insieme esempi, domande e proposte
contenute in queste lettere, si vede benissimo qual è il problema, quale il suo
possibile rimedio. E quanto difficile sia.
(Tratto dal WEBLOG 'Segnalazioni').
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