martedì 8 marzo 2016

LE DONNE NELLA RESISTENZA. Un contributo che fatica ad essere riconosciuto.

8 marzo 2016

Dal Natale scorso, causa gli impegni lavorativi molto concentrati, non sono riuscito a scrivere sul mio blog. Con l'ultimo contributo dedicato alla Resistenza ...in canto e musica.
E oggi, l'8 marzo, festa della donna, ho deciso di riprendere il tema di fondo della Resistenza, andando a vedere fra gli oltre 80 volumi della mia piccola raccolta dedicata al tema, quanto sono stati scritti da donne e, soprattutto, quanti sono dedicati al ruolo delle donne nella Resistenza. Quasi nessuno. Per questo ho deciso di lasciare questo spazio direttamente a due donne ed ai rispettivi contributi al tema in questione.

Il primo spazio è dedicato a Laura Seghettini, vice comandante della 12° Brigata Garibaldi, che instancabilmente da molti anni cerca di portare un contributo di verità e di memoria sulla morte del Comandante Facio, il 'caso Facio', appunto.


Questo l'incipit della prefazione del volume, che commenta anche la foto riprodotta in copertina:
"Alcune istantanee, scattate a Parma la mattina del 9 maggio 1945, riprendono i partigiani della 12° Brigata Garibaldi mentre sfilano tra due ali di folla festante in strada Vittorio Emanuele. La luce è chiara e trasparente. I volti dei comandanti, poco più che ragazzi, vi appaiono belli e radiosi come può forse accadere una sola volta nella vita. Subito dietro di loro una giovane donna, con i capelli scuri sciolti sulle spalle, incede nella sua divisa di flanella kaki: è Laura Seghettini, vicecomandante della brigata, unica presenza femminile tra tanti uomini."
Ho appena ascoltato una breve sequenza di una trasmissione su Rai3 dove una storica interrogata a proposito della quasi totale assenza dalle immagini pubbliche delle pur molte donne impegnate nella Resistenza (se ne citano 35.000 combattenti e 70.000 dei Gruppi di difesa), affermava che alla stragrande maggioranza di loro, una volta terminata la straordinarietà del periodo combattente, era stato impedito di partecipare alle stesse sfilate della vittoria per "mantenere una immagine pubblica seria del movimento combattente"! Come se le donne che avevano combattuto e militato nel movimento partigiano fossero di per sè da considerare poco 'serie'. L'immagine del Vicecomandante Laura Seghettini che sfila nel posto che le compete durante la Liberazione è da considerarsi, quindi ed incredibilmente, un'eccezione.

Il secondo spazio lo dedico invece ad un volume del 1951, una "Antologia della Resistenza" scritta e curata da Luisa Sturani. (Centro del Libro Popolare - Torino).


La parte che segnalo (pagg. 331-349), e che riproduco nella sezione introduttiva, si intitola 

L'OPERA DELLE DONNE NELLA RESISTENZA

Un antico adagio italiano dice che, quando le gonnelle sposano una causa, questa può dirsi già bell'e vinta. Le donne, come s'è accennato più volte, sposarono presto la causa partigiana. Esse furono fin dai primissimi inizi al fianco dei combattenti. E immediata si pose la necessità di utilizzarne in modo più organico la partecipazione.
Sorsero prima i "Gruppi di difesa della donna" dai quali si formarono i "Gruppi di volontarie della libertà": Queste volontarie si uniscono ai Distaccamenti, alle Brigate, alle Divisioni partigiane e si mettono a loro disposizione come Gruppi di combattenti, di infermiere, di cicliste, di informatrici.
Le donne resero dei servizi preziosissimi nei servizi di collegamento particolarmente come 'staffette'.Occorreva abilità e astuzia, per riuscire a passare incolumi tra tanti pericoli, e l'eroismo di tacere nonostante ogni tortura, nel caso, purtroppo assai frequente, di cattura. Esse furono delle staffette instancabili, intelligenti e audaci e seppero morire senza che una parola fosse uscita dalle loro labbra.
Nella guerra di liberazione caddero 623 donne: 17 furono decorate con la medaglia d'argento; 14 con la medaglia d'oro.
Esse sono:
1) Bandiera Irma, gappista. Divisione partigiani (Bologna), Brigata 7 G.A.P. Gianni (alla memoria)
2) Borellini Gina di Giuseppe n. a San Posidonio (Modena) nel 1919, partigiana combattente, vivente (nel 1951, ndr), deputato alla Camera
3) Bianchi Lidia, n. a Torino nel 1919, partigiana combattente (alla memoria)
4) Capponi Carla fu Giuseppe, n. a Roma 1921, partigiana combattente (vivente)
5) Degli Esposti Gabriella, fu Augusto, n. a Calcara (Bologna) 1912, partigiana combattente (alla memoria)
6) Enriquez Anna Maria, partigiana combattente (alla memoria)
7) Lorenzoni Tina, partigiana combattente (alla memoria)
8) Marighetto Ancilla, fu Giacomo, n. a Castel Tesino (Trento) 1927, partigiana combattente (alla memoria)
9) Menguzzato Clorinda, n. a Castel Tesino (Trento) 1925, partigiana combattente (alla memoria)
10) Rosani Tina di Ludovico, partigiana combattente (alla memoria)
11) Rossi Modesta di Matteo, n. a Bucini 1914, partigiana combattente (alla memoria)
12) Deganussi Cecilia di Camillo da Udine (alla memoria)
13) Pretelli Parenti Norma di Estewan da Massa Marittima (Grosseto) (alla memoria)
14) Vassalle Vera, da Viareggio (Lucca) (vivente).

In alcuni altri documenti se ne citano 16 di medaglie d'oro, in altri ancora 19, forse per attribuzioni a combattenti successive a quelle indicate nel volume, ricordo, del 1951. Da osservare che ben 11 su 14 sono state assegnate 'alla memoria' per probabili morti in combattimento.
In ogni caso i loro nomi, come simbolo di una partecipazione ben più ampia al movimento resistenziale, potrebbero essere ricordati nelle occasioni che intrecciano fra loro l'8 marzo e il 25 aprile. 
Viene fatto da anni per le persone uccise dalla mafia. 
Potrebbe contribuire a preservare il ricordo 'militante' del loro contributo e del loro sacrificio. 
Per non dimenticare che la libertà conquistata la si deve anche a loro.





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