"Il diario del pianista della guerra".
(La Repubblica - 16/9/2015)
Aeham Ahmad è uno dei tanti, dei troppi attualmente in fuga dalla Siria in fiamme; spostatosi nei giorni scorsi in Turchia, attende di poter entrare in Europa con un salvagente addosso. Musicista siriano di origine palestinese suonava il pianoforte nel campo profughi di Yarmuk, nelle vicinanze di Damasco e quando gli uomini dell'Is glielo hanno distrutto, perchè questi figuri "non amano il suono della vita", lui ha continuato, suonando una fisarmonica per tenere viva la speranza. Con una storia di vita in campi profughi alle spalle, a partire dal nonno esule dalla Palestina nel 1948 e dal padre che ha girato quasi tutti i campi profughi della Siria, rappresenta un esempio emblematico di come la resilienza possa aiutare a dare un significato alla propria e all'altrui vita.
La sensibilità autobiografica ci ha insegnato a dare valore alle storie di vita, ma adesso credo siamo tutti chiamati ad evitare storie di morte.
Ahmad è uno di loro, ma quelli che continuano a rischiare la loro vita ai confini dell'Europa sono decine, centinaia, migliaia, decine e centinaia di migliaia, bambini compresi.
Occorre attendere che siano milioni perchè ciascuno di noi possa ribellarsi a questo torpore inquieto che tutto pervade?
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