di Giorgio Macario
Questa parole che mi accingo a scrivere
intendono presentare ad un tempo le ultime riflessioni di Duccio Demetrio in
tema di econarrazione contenute nel testo ‘Green Autobiography’ edito dalla
Book Salad di Anghiari[1],
e la prima iniziativa di incontro con l’autore –congiunta ai festeggiamenti per
il suo 70° compleanno- realizzatasi ad Anghiari il 23 maggio 2015.
Lo stesso pomeriggio in cui avvio la lettura della Green Autobiografphy di Duccio Demetrio,
l’architetto giapponese Kengo Kuma, in una conferenza al Palazzo Ducale di
Genova, propone una green suggestion:
dovremo imitare gli uccelli che costruiscono i loro nidi con i materiali che recuperano
nel loro ambiente naturale, ed esigere che le nostre case siano costruite con i
materiali più adatti allo scopo che ci circondano in natura. Accompagnando
queste affermazioni con delle slide che lo vedono pernottare personalmente a
20° sotto zero in una abitazione ecosostenibile appositamente progettata. Il
suggerimento mi è sembrato di buon auspicio per ritrovare quel ‘filo verde’
della presenza della natura in ciascuno, che rappresenta la green suggestion proposta da Demetrio,
il quale, citando Bertolt Brecht, invita
“a cercare dentro noi stessi il bandolo della matassa che forse avevamo
smarrito.”
D’altra parte l’avvio della lettura mi richiama subito
alla mente uno dei recenti lavori di Demetrio su ‘La religiosità della terra’
(Raffaello Cortina, 2013) quando ci dice che prendersi cura della terra vuol
dire anche raccontarla perché “la terra non lo sa, ma ha bisogno di essere
narrata, che qualcuno la ricordi, che qualcuno la canti”.
Demetrio approfondisce nella sua Green Autobiography il proprio disvelamento autobiografico, che
passa attraverso il rapporto da lui coltivato con la terra e con la natura. E
lo fa parlandoci, in un epilogo breve, di un ‘filo green’ che prende le vesti di un albero –la magnolia- che fin
dall’infanzia affida all’autore il compito di non dimenticarla; Duccio Demetrio
la rende immortale, scrivendone e considerandola quasi paradigmatica, perché
primo nome di albero pronunciato nell’infanzia e pianta riscoperta dopo decenni
nel giardino dei vicini, osservandola mentre scrive la parole conclusive del
volume.
E’ ancora partendo dall’ultima parte del volume, breve
ma intensa, che si può percepire la grande modestia dell’autore che sempre più
allarga la sua autoanalisi autobiografica “stando al gioco”. Ed il suo stare al
gioco si traduce nella realizzazione di una appendice di 30 pagine che mette
insieme diverse “note sparse”, “strettamente personali”, che intendono aiutare
tutti i lettori ad applicare i consigli suggeriti nelle 300 pagine che
precedono. In questo senso l’autore potremmo dire che ‘predica bene e razzola
meglio’, mettendosi in gioco fino in fondo e dimostrando concretamente che
qualsiasi soluzione suggerita agli altri va sperimentata anzitutto su se
stessi.
Non a caso l’incontro del 23 maggio nel teatro di
Anghiari, dopo la proiezione di un magnifico book trailer che vede come protagonista l’autore e il suo
inseparabile amico a quattro zampe Giotto, una calda presentazione da parte
della Presidente della Libera Università dell’Autobiografia in linea con il
clima autobiografico dell’incontro e alcune brevi richiami ai contenuti del
volume da parte del sottoscritto, è proseguito con diverse letture tratte
proprio dalla terza parte del volume, intitolata ‘Stare al gioco. La mia green autobiography’.
Credo siano state proprio queste ripetute
sottolineature sull’ultima parte del testo che hanno portato l’autore, nel suo
discorso, a concentrarsi sull’importanza della comunità degli autobiografi che
si incontra ad Anghiari ormai da 18 anni ed a svolgere considerazioni e letture
tratte dalle restanti 300 pagine del suo scritto. Ponendo al centro quindi sia
la prima parte sulle “questioni di senso” della green autobiography, sia sulle “questioni di metodo” che
racchiudono consigli e citazioni tratte dagli scritti di personaggi illustri,
di autori meno noti e di partecipanti alle innumerevoli esperienze
laboratoriali condotte dall’autore negli ultimi decenni.
“Anche perché - ha affermato comunicando il suo stesso stupore nell’essersene accorto- ho potuto riscontrare la centralità della presenza della natura nelle rievocazioni dell’infanzia e dell’adolescenza in centinaia e centinaia di scritti autobiografici di partecipanti ai laboratori che organizzavo, spesso indipendentemente dal fatto che questa fosse citata esplicitamente nei suggerimenti iniziali che fornivo.”
“Anche perché - ha affermato comunicando il suo stesso stupore nell’essersene accorto- ho potuto riscontrare la centralità della presenza della natura nelle rievocazioni dell’infanzia e dell’adolescenza in centinaia e centinaia di scritti autobiografici di partecipanti ai laboratori che organizzavo, spesso indipendentemente dal fatto che questa fosse citata esplicitamente nei suggerimenti iniziali che fornivo.”
“La comunità degli autobiografi – ha proseguito- è
composta non solo da scrittori di sé, ma è una comunità che cerca di difendere
le storie degli altri. E questa difesa si esprime anche dando legittimità,
scrivendone, agli uccelli, ai fiori, agli alberi, ai fiumi e a tutti gli
elementi della natura.”
E suggerendo più oltre: “Se diventiamo amici della
scrittura, ogni scoramento potrà essere una fertile occasione di comprenderci e
di comprendere meglio.” Non senza ribadire la centralità della scrittura e
della penna che scorre sulla pagina, immaginando in una metafora sulla
fertilità della terra, ogni singola parola come semenza.
Subito dopo sono iniziati i festeggiamenti veri e
propri per il 70° compleanno di Demetrio, con gli immancabili doni, un omaggio
musicale della ‘Compagnia dei Ricomposti’ di Anghiari ed un rinfresco preparato
direttamente sul palco, a rimarcare –se ce ne fosse bisogno- la volontà di
restituire protagonismo alle decine e decine di amici, colleghi ed allievi che
gremivano la platea e gran parte dei palchetti del teatro.
Credo che ciascuno, leggendo il libro, potrà
richiamare quanto sentirà maggiormente in sintonia con il proprio percorso
personale.
Da ‘autobiografo in erba’ quale mi sento, posso
segnalarvi i brevi titoli che ho dato alle sette citazioni postate su Facebook in un ‘conto alla rovescia’ realizzato nei 7
giorni che hanno preceduto l’incontro anghiarese.[2]
Questi titoli costituiscono una sorta di fil rouge della lettura effettuata:
dallo ‘scrivere green’ a ‘per chi scrivere’, dalla ‘sacralità della terra’ all’
‘etica della terra’, dalla ‘grandiosità della natura’ al ‘camminare nella
natura’, per finire con ‘l’albero salvato’.
E dirvi che, per quanto mi riguarda, Demetrio è
riuscito nel suo intento: con negli occhi le numerose ‘camminate meditative’
realizzate negli scorsi anni, andrò quanto prima alla ricerca del mio ‘filo
verde’ riconciliandomi –per quanto possibile- con “il trascorrere delle
stagioni della vita”.
Il testo della presentazione, senza le immagini, è pubblicato anche sul sito della LUA fra i Consigli di lettura, all'indirizzo: http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3920&Itemid=109
[1] In libreria dal 1
giugno 2015.
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