Cap. 21 – <Dio, l’affido a
te>.
“Papà era al Club della Stampa dello Swat (…) Lui era sempre stato
convinto che se i talebani fossero venuti ad ammazzare qualcuno sarebbe toccato
a lui, non a me. (…) Ma fu l’esercito a prendere in mano la situazione. Alle
tre del pomeriggio il comandante del distaccamento locale giunse in ospedale e
annunciò che era in arrivo un elicottero militare che avrebbe trasportato me e
mio padre in un ospedale di Peshawar, (…) Mentre guardavano il velivolo
sollevarsi piano, mia madre si tolse il velo dalla testa –un gesto rarissimo per una donna pashtun- e lo
sollevò alto verso il cielo con entrambe le mani, come in una offerta. <Dio,
l’affido a te>, disse rivolgendosi al cielo. (…) Lei era affidata alla Tua
protezione, e adesso Tu devi rendercela>.”
Cap. 22 – Viaggio nell’ignoto.
“ Il governo inglese aveva offerto assistenza: aveva bisogno però di
una richiesta formale da parte del governo pakistano. Ma il mio governo era
riluttante a procedere perché temeva di perdere la faccia. Fortunatamente, a
questo punto, ci fu un intervento diretto della famiglia reale degli Emirati
Arabi Uniti, che offrì un suo jet privato con a bordo un ospedale completo.
Sarei uscita dal Pakistan per la prima volta in vita mia nelle prime ore di
lunedì 15 ottobre.”
Quinta Parte
(Una seconda vita)
Cap. 23 – <La bambina a cui
hanno sparato in testa, Birmingham>.
“Ero ossessionata dal problema dei soldi. Quelli dei miei premi se ne
erano quasi tutti andati nella scuola e per comprare un appezzamento di terra
nel nostro villaggio nello Shangla. Ogni volta che vedevo i dottori confabulare
tra loro pensavo che stessero dicendo <Malala non ha i soldi. Malala non può
pagarsi le cure.> (…) Poi Rehanna mi disse che in tutto il mondo milioni di
persone e di bambini mi avevano sostenuto e avevano pregato per me. Fu allora che mi resi conto che la gente mi
aveva salvato la vita. Se ero stata risparmiata, c’era una ragione.”
Cap. 24 – <Le hanno strappato
il sorriso>.
“Spesso noi esseri umani non ci rendiamo conto di quanto Dio sia
grande. Lui ci ha dato un cervello straordinario e un cuore sensibile e capace
d’amore. Ci ha benedetto donandoci due labbra con cui parlare ed esprimere i
nostri sentimenti, due occhi con cui ammirare un mondo di colori e di bellezza,
due piedi con cui percorrere le strade della vita, due mani che lavorano per
noi, un naso capace di cogliere i profumi e due orecchie con cui sentire parole
d’amore. Come avevo sperimentato nel caso del mio orecchio sinistro, non ci
rendiamo conto di quanto potere ci sia in ciascuno degli organi del nostro
corpo finchè non ne perdiamo uno.”
EPILOGO
– Un bambino, un insegnante, un libro, una penna….
“Il giorno del mio sedicesimo compleanno ero a Naw York per parlare
alle Nazioni Unite. Alzarmi in piedi per rivolgermi ad una platea nell’immensa
sala dove tanti leader mondiali hanno parlato prima di me è stato terribilmente
emozionante, ma sapevo cosa volevo dire.(…) Non avevo scritto il mio discorso
pensando soltanto ai delegati delle Nazioni Unite. L’avevo preparato pensando
di rivolgermi a chiunque nel mondo possa fare la differenza. (…) <Prendiamo
in mano i nostri libri e le nostre penne>, dissi. <Sono le nostre armi
più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare
il mondo.> (…)
La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni
nazione– questo è il mio sogno. L’istruzione per ogni bambino e bambina del
mondo. Sedermi a scuola e leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio
diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.
Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no.”
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