venerdì 10 gennaio 2014

AITZAZ HASAN, "l'ultimo eroe del Pakistan"


Forse era fuori della scuola perché appena arrivato in compagnia del cugino.
Oppure era solo in leggero ritardo e si apprestava ad entrare.
O ancora era stato lasciato fuori dalla scuola dal suo insegnante, proprio perché arrivato in ritardo.

Forse ha visto quella persona con la divisa della scuola e gli si è avvicinato.
Oppure questo sconosciuto si è avvicinato a lui e gli ha chiesto qualcosa.
O ancora, vedendo lo sconosciuto procedere maldestramente si è insospettito.

Forse ha visto quei fili che penzolavano dalla giacca e voleva capire cosa fossero.
Oppure, avendo già compreso, gli ha tirato una pietra per poi inseguirlo.
O ancora, visto che si allontanava per entrare nel cortile della scuola, gli si è buttato addosso per impedirgli di procedere oltre.

Le versioni difficilmente combaciano ed i particolari tendono ad infittirsi quanto più la notizia si estende dalla piccola città di Ibrahimzai – distretto di Hangu nel nord-ovest del Pakistan all’intero Stato fino a varcare i confini del continente asiatico e diventare un avvenimento globale.
Quel che è certo è che Aitzan Hasan, studente quindicenne pakistano, lunedì 6 gennaio 2014 ha affrontato un attentatore suicida imbottito di esplosivo, ed è morto poco dopo la devastante esplosione. Probabilmente ha salvato la vita di molte decine di suoi compagni radunati nel cortile della scuola per cantare, come ogni mattina, l’inno nazionale.
La sua vita, interrotta così tragicamente, può avere ancora un senso nell’indignazione dei suoi concittadini, nella rabbia dei suoi connazionali e nel ricordo  che ciascuno nel mondo vorrà concedergli.

Se ci fosse un po’ di giustizia a questo mondo, il gruppo radicale islamico Lashkar-e-Jhanvi che aspira ad uno stato Sunnita in un’area a maggioranza Sciita e che ha prontamente rivendicato l’azione, dovrebbe essere perseguito e messo nell’impossibilità di nuocere ulteriormente.
D’altra parte se l’attentato fosse riuscito nel suo scopo principale, vista la frequenza degli atti terroristici in questa terra martoriata, probabilmente la notizia non avrebbe varcato i confini dello Stato o sarebbe stata comunque relegata nella tragica contabilità degli eccidi.
Così non è stato. E come nel caso dell’attentato a Malala Yousafzai, cui l’azione è stata subito associata da tutti i media internazionali, quello che colpisce è il tentativo di impedire la crescita del sapere, ostacolare lo sviluppo di maggiori conoscenze, neutralizzare il potere dell’istruzione. Haitzaz Hasan con il suo gesto ha comunque inteso difendere la sua scuola, la sua cultura, il suo futuro.

C’è solo da augurarsi che lo sdegno che questo ennesimo sacrificio di un giovane ha suscitato nel mondo intero possa trasformarsi in una presa di coscienza collettiva per difendere, ovunque  e anche nel nome di Aitzaz, il diritto all’istruzione per i giovani.

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