Margherita Primi – Giulia Spalla
FORMARE CON LE STORIE DI VITA
(Quaderni di Anghiari, Serie Blu N. 2 - Mimesis, 2020)
Recensione di Giorgio Macario
Da
formatore ‘di lungo corso’ nell’ambito di attività formative condotte
prevalentemente in area psico-sociale ed educativa ho apprezzato la
sistematicità nell’organizzazione del testo che le due colleghe Margherita
Primi e Giulia Spalla, formatrice la prima e psicoterapeuta la seconda, hanno
mantenuto: dalle questioni di metodo della prima parte, a quelle strutturali
della seconda, per concludere con le indicazioni sugli strumenti della terza ed
ultima parte.
Da
estimatore del metodo autobiografico ho sentito una particolare vicinanza alle
modalità progettuali proposte dalle autrici. Tali modalità sono assimilabili
alle sperimentazioni prima e sistematizzazioni poi di percorsi connotati da
un’impostazione di prassi-teoria-prassi, volte a contestualizzare ciascun
intervento formativo.
Leggere
“non crediamo in percorsi formativi a pacchetto, precostituiti”, mi ha
riportato in particolare ai miei anni di progettazione e coordinamento delle
attività formative nazionali per gli operatori delle adozioni internazionali,
vero e proprio laboratorio formativo attraversato anche da una crescente
sensibilizzazione alle metodologie autobiografiche.
Ma
tutta l’analisi basata in particolare sulla delineazione del “formatore come
facilitatore autobiografo” mi ha anche riportato alla mente l’indagine-monitoraggio
sulle scritture di sé in Italia realizzata dalla LUA (Youcanprint, 2012). Non
tanto per la convergenza fra contesti di scrittura autobiografica
analizzati nell’indagine citata e quelli
trattati in questo quaderno, quanto perché già in quella sede, 10 anni fa, veniva
prospettato come proficuo per l’analisi un ampliamento dell’indagine anche ai
contesti di formazione orientati alla sensibilizzazione autobiografica.
Scrivono
le autrici: “Soprattutto in percorsi come quelli di cui parliamo -che non sono
laboratori di scrittura autobiografica, ma vere e proprie esperienze formative-
è interessante avere la possibilità di crescere incontro dopo incontro.” Ora è
pur vero che tale possibilità di crescita può naturalmente caratterizzare anche
laboratori autobiografici che assumano tale obiettivo già in fase di
progettazione. Ma è il porsi da parte delle autrici in contesti formativi
articolati, e non nella meno complessa proposta di singoli laboratori
autobiografici, che estende l’interesse delle riflessioni e degli strumenti da
loro prefigurati; riflessioni e strumenti che possono rappresentare validi
supporti sia per attività formative caratterizzate dal metodo autobiografico,
sia per attività formative orientate alla sensibilizzazione autobiografica (e
gioco-forza coesistenti con metodiche diversificate).
E’
così che gli esempi forniti dalle autrici su analisi preliminari e
contrattazioni con la committenza non centrate esclusivamente sui bisogni, possono
essere facilmente assimilate alla formazione desiderante di Massimo Bruscaglioni
o alla svolta de ‘La scuola della vita’ di Giampiero Quaglino.
Ed
ancora il caratterizzare l’intervento formativo come orientato alla costruzione
di una ‘comunità discorsiva’ a partire dalle biografie lavorative, è almeno in
parte assimilabile alla non semplice ma esaltante costruzione negli anni di
‘comunità di pratiche e di pensiero’ ad alta sensibilità autobiografica.
E
si potrebbe proseguire in una descrizione più minuta che ciascun
lettore-formatore potrà condurre in autonomia, tenendo presente questo quaderno
per gli innumerevoli ed utili suggerimenti che fornisce, ma anche per un
confronto con i molti strumenti della formazione autobiografica adattati a
contesti formativi maggiormente orientati alle biografie professionali.