A Villa Bombrini a Genova-Cornigliano la sera di San
Valentino (l’11 febbraio 2014) c’è stato un incontro inconsueto intitolato
‘Stainoterapia dell’amore’, con Sergio Staino, autore di satira e storie a
fumetti, creatore di Bobo. Data l’esistenza di un volume con analogo titolo
realizzato dall’autore si sarebbe potuto pensare ad una presentazione del
volume, che, però è stato pubblicato nel 2011 e non se ne trova più una copia
in circolazione. Anche per questo motivo, oltre alla garbata introduzione e
alle poche domande accennate dall’attore e regista Giorgio Scaramuzzino, si è
trattato in realtà di una sorta di monologo
autobiografico interpretato da un appassionato, commovente, ironico e divertente Sergio
Staino (Bobo) con sporadici e brevi commenti dal pubblico della moglie Bruna
(Bibi).
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Una sala di aficionados quella dell’11 febbraio a
Villa Bombrini, tutti quanti teneramente grati a Sergio Staino di averci donato
una figura così disincantata, diretta e concreta come quella di Bobo (e la
moglie Bibi, e la figlia Ilaria, e il figlio Michele, naturalmente). Tutti convenuti,
come me e mia moglie, per stare in sua compagnia e non certo per festeggiare il
giorno di San Valentino.
“Io non festeggio
mai San Valentino – esordisce subito-, casomai festeggio la Befana.” L’incipit
rassicura i presenti che assentono con piccoli vocalizzi di approvazione alla
prima parte del suo preludio, senza ben comprendere la seconda parte, che
resterà oscura fino al disvelamento finale.
Poi prosegue: “Nel
campo dell’amore, nessuno sa più di me”, e prima che la perplessità serpeggi nella mente dei
presenti colpiti da un tono piuttosto saccente che non si confà per niente al
duo Staino/Bobo, prosegue: “così diceva sempre un cantautore uruguaiano. Ebbene,
IO SONO IL CONTRARIO.” Eccola la modestia e la semplicità disarmante fatte
persona.
Rotto il ghiaccio,
la ricostruzione autobiografica si fa precisa e diretta.
Maschio, con un
fratello di 5 anni più giovane, si narra che la madre nell’informarsi presso la
levatrice, durante la sua venuta al mondo nel quartiere popolare de ‘Le Cure’ a
Firenze, abbia subito chiesto: “Il pisellino com’è?” rendendo trasparente la
scala delle priorità adottata.
Visto che è il tema
dell’amore al centro, ed il sesso sicuramente c’entra molto, Staino prosegue:
“Sono nato nel 1940,
e ricordo che nel 1951, a 11 anni, dopo esserci scambiati a spizzichi e bocconi
le poche informazioni in tema di procreazione di cui disponevamo, ci siamo
riuniti in 25 ragazzini a discuterne, decisi a non lasciare il nostro rifugio
finchè non avessimo stabilito qual’era la realtà dei fatti. Dopo varie
dissertazioni su buchi ‘davanti’ e buchini ‘di dietro’, si erano formati due
partiti: c’era chi affermava che i bambini nascevano dal buco ‘davanti’, ed un
altro gruppo consistente che propendeva per una nascita dal buchino ‘di dietro’
“–con Staino subito a precisare che non avrebbe mai rivelato quale fosse stato
il suo schieramento di appartenenza. Giunta l’ora di pranzo, obbligati ad
addivenire ad una qualche conclusione, venne scelta una soluzione di
compromesso: i bambini nascevano sì dal buco ‘davanti’, ma erano concepiti da
quello ‘di dietro’! Salomonica decisione che avrebbe dovuto accontentare tutti.
Ma che trovò la fiera resistenza di uno di loro che continuava a sostenere di
essere sicuro della sua versione, perché ‘aveva visto le figure’. Non ci fu
niente da fare, come Sergio avrebbe visto in molte altre situazioni successive
legate alle vicende giovanili nel Partito Comunista –Marxista-Leninista, il
‘resistente’ fu immediatamente espulso ed allontanato dal gruppo.
Il padre di Staino
era carabiniere, non cera certo un comunista, ma per essere epurato dalla legge
Scelba bastò il fatto che fosse stato partigiano in Iugoslavia e che il suocero
fosse comunista.
Quando faceva ancora
il carabiniere, la famiglia stava in campagna mentre il padre lavorava in Città
a Firenze. Anche per questo ebbe la malaugurata idea di iscriverlo ad una delle
scuole medie più esclusive della città. Sergio era un anno avanti agli altri,
avendo in pratica saltato la 5° elementare perché molto promettente, e questo
lo costrinse a frequentare e ‘competere’ in un ambiente che percepiva come
troppo diverso da sé. Morale: dopo 20-25 giorni di ‘forca’, inventando ogni
volta scuse sempre più inverosimili, venne scoperto e la madre nell’accompagnarlo
del direttore, fu costretta a sopportare, piangendo, le affermazioni di questo
vero e proprio ‘genio della pedagogia’ che disse loro: “Ma andiamo, signora,
come può pensare che un figlio di contadini possa frequentare le Scuole Medie!”
(sottointendendo ‘specialmente QUESTE scuole medie’).
D’altronde Staino
affermerà di lì a poco: “Bocciato anche in disegno, come Einstein è stato
bocciato in matematica. Siamo in due!” E d’altronde la laurea in architettura
con la tesi in urbanistica sociale pubblicata anche nei paesi Latinoamericani assume
quasi un sapore di rivincita sui pregiudizi che ha dovuto sopportare.
Dopo una descrizione
di come il sesso fosse ‘verbalmente’ preponderante anche nella scuola
successiva connessa alle arti applicate, con un ambiente di fabbrica affiancato
(“imparai allora che le sparate sulle avventure rivendicate da ciascuno nel fine
settimana funzionavano sulla base della reciprocità: io credo a quello che tu
mi dici, ma tu devi credere a quello che io ti racconto.”), è cominciata la
narrazione di Staino alle prese con il movimento femminista. Esilaranti a dir
poco i riferimenti al corso accelerato di femminismo cui si è dovuto sottoporre dai 20-25 anni in
poi.
Le vignette di Bobo,
nel frattempo, fanno ogni tanto capolino dalla schermo a sottolineare i vari
passaggi (inarrivabile la storia ‘Diario Segreto’ dove Bobo decide, dopo conflitti
interiori che fanno sorridere seppur così umani, di far saltare il lucchetto
del diario di Ilaria, mentre la stessa con Michele osserva dal buco della
serratura pregustando la montagna di regali che riceveranno dal padre,
attanagliato dai sensi di colpa).
E’ a questo punto
che la storia d’amore di Staino si intreccia inestricabilmente con l’amore per
la politica che sempre lo ha contraddistinto: tanto appare lirico e
incommensurabile il corteggiamento e l’amore per Bruna, studentessa peruviana
che si stabilirà in Italia e che sposerà in seconde nozze, tanto appaiono
surreali ai suoi stessi occhi, viste ex-post, le mille vicissitudini legate in
particolare alla sua militanza nel Partito Comunista Marxista-Leninista, dove
conformismo militante, bigotteria comunista e sovrastrutture ideologiche hanno
rappresentato una formidabile palestra di vita che si condenserà solo diversi
anni più tardi nelle innumerevoli vignette su Bobo realizzate da Staino.
La profonda
sensibilità di Staino emerge dalla sua personale declinazione dell’amore per la
politica: “Sono le relazioni umane che contano nella società. Conta il modo in
cui ci si guarda, da quale animo viene fuori quello che si dice. Conta il modo
in cui stai sulla terra.”
Ed è sul finire dell’incontro
che ci viene svelato il perché dell’attaccamento di Staino alla Befana: dopo
mille altre vicissitudini, è proprio un 6 di gennaio che Bruna rientrerà dal
Perù e che il loro primo bacio potrà suggellare un’unione che vedrà nascere, di
lì a pochi mesi, la loro prima figlia, Ilaria. Bobo verrà solo in seguito, ma l’attenzione
dei presenti è ormai concentrata su quell’amore sconfinato, di cui siamo stati
tutti partecipi. E’ sembrato quasi di poterlo toccare con mano. Altro che la
retorica di San Valentino!
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Questo il messaggio di Sergio Staino, che ringrazio di cuore per le sue parole:
"Accipicchia Giorgio, hai fatto un reportage d'altri tempi. C'è tutto e
tutto corretto. Mi sono commosso e ne ho fatto un tweet.
Un abbraccio,
Sergio"