domenica 2 giugno 2013

Nobel per la Pace: il giusto riconoscimento per Malala

“Giovedì 15 gennaio.
La notte è piena del rumore degli spari dell’artiglieria e mi sono svegliata tre volte. Ma visto che non c’era scuola mi sono alzata più tardi alle 10 del mattino. Dopodichè è arrivato il mio amico e abbiamo parlato dei nostri compiti a casa.
Oggi è il 15 gennaio, l’ultimo giorno prima che l’editto dei Talebani entrasse in vigore e il mio amico stava discutendo di compiti a casa come se nulla di straordinario fosse accaduto.
Oggi ho anche letto il diario scritto per la BBC (in Urdu) e pubblicato sul giornale.
A mia madre è piaciuto il mio pseudonimo ‘Gul Makai’ e ha detto a mio padre <Perché non sostituiamo il suo nome con Gul Makai?>
Mi piace questo nome perché il mio vero nome significa ‘Addolorata’.
Mio padre ha detto che alcuni giorni fa qualcuno ha portato la riproduzione stampata di questo diario dicendo quanto fosse incantevole. Mio padre ha detto di aver sorriso ma non avrebbe mai potuto dire che era stato scritto da sua figlia.”

Questa è una delle pagine del diario-blog scritto per la BBC da Malala, studentessa Pakistana che oggi ha 14 anni, ridotta in fin di vita da un attentatore Talebano il 9 ottobre scorso.
La sua colpa: aver documentato il regime dei Talebani Pakistani  e la loro occupazione militare nello Swat District.

E’ sera e dal mio studio guardo la piccola fiamma consumarsi.
La luce che emana, anche se si tratta di un flebile baluginio esposto alla brezza serale, squarcia la notte e testimonia la speranza che tutto il dolore che ha patito non sia vano.
Penso al fatto che la Giustizia Divina dovrebbe incenerire all’istante esecutori e mandanti di simili nefandezze, prima ancora dell’intervento della giustizia terrena che in troppi luoghi del mondo non riesce a compiere il suo corso.
Poi penso a Malala ed al suo coraggio, che non merita di essere ricompensato con pensieri malevoli di alcun tipo.
Penso alla sua voglia di scrivere, documentare e testimoniare, ma soprattutto vivere la sua vita con dignità.
Ed infine mi sono detto: “Non esiste punizione peggiore per quei criminali che far conoscere le sue parole. Forse è facendole circolare in tutto il Mondo che il cerchio potrà essere spezzato.”
Per questo le ho tradotte.
Ed è per questo stesso motivo che, ritengo, ognuno di noi dovrebbe mobilitarsi per sostenere la sua candidatura al Nobel per la Pace.

Sono convinto che lo stesso Alfredo Nobel, se fosse ancora fra noi, approverebbe.

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