domenica 29 settembre 2019

PARTIGIANA 2019 - Notte d'Arte Varia Resistente


PARTIGIANA 2019 - Venerdì 27 settembre al Chiesino Val Varenna - Pegli


La VII edizione della Festa Giovani ANPI 
organizzata dall'ANPI di Genova-Pegli in collaborazione con il Comitato Val Varenna


Ovvero: "L'impegno dei giovani nella società oggi".


DAVIDE (ANPI-Pegli): Bisogna crederci per poter riuscire a far qualcosa.

ANTONIO (Emergency): I diritti delle persone vanno estesi a tutti.

ANDREA (Amnesty International): 5 anni fa sono entrato in A.I., oggi non tornerei indietro: occorre alzarsi in piedi e resistere.


ENRICO (Comitato Val Varenna): Non sono molti i giovani in Valle, e non è facile coinvolgerli, ma personalmente collaboro dal 2012.


CLAUDIA (Music For Peace): Ci occupiamo di cooperazione internazionale con più di 30 missioni realizzate in 25 anni anche in Italia, ma è la trasversalità dell'impegno e i molti progetti diversificati che creano uno spazio di intervento per ciascuno.


CARLOTTA (Libera): molti i giovani che partecipano a Libera, molte le scuole coinvolte, ma uno dei punti di forza di Libera è l'essere una rete con molte associazioni all'interno.



Una fotografia estremamente variegata dell'impegno giovanile in un dibattito condotto con efficacia e ritmi sostenuti da un giovane giornalista (Massimo), che ha interloquito con cinque giovani ed un 'diversamente giovane'.




Una festa completata da birra e focaccini semplici e farciti, e accompagnata da due brave cantautrici genovesi, Jess e Lobina, che hanno presentato canzoni inedite sia in italiano che in inglese.


In sintesi: una bella serata! (G.M.)

giovedì 19 settembre 2019

DESTINAZIONE IMMAGINARIO di Roberto Scanarotti

DESTINAZIONE IMMAGINARIO

Viaggio in treno nell'universo simbolico della ferrovia

di ROBERTO SCANAROTTI

(Equinozi, 2019)

Recensione di Giorgio Macario


Quale la connessione di questo testo con il ‘mondo’ dell’autobiografia? Quella che ritengo prevalga su tutte le altre è legata alla vita dell’autore di questo testo che appare dispiegarsi nell’indagine analitica di tutto ciò che riguarda il treno e il mondo della ferrovia. Roberto Scanarotti ha realizzato il suo lungo percorso professionale nelle Ferrovie dello Stato, “che dalle stazioni lo ha portato a ricoprire diversi incarichi dirigenziali nell’area comunicazione (…)”. Inoltre ‘Destinazione immaginario’ segue un filo narrativo nel quale si intrecciano vite e storie di vita: sul treno, nelle stazioni, fra i lavoratori.

Ciascun lettore, durante e/o al termine del ‘viaggio in treno nell’universo simbolico della ferrovia’, cui il libro conduce passo dopo passo, fra treni e stazioni, viaggiatori e ferrovieri, sarà libero di rievocare i propri viaggi in treno, siano questi vissuti direttamente, assaporati in qualche fiction o immaginati in momenti particolari della propria vita. 

Personalmente, accanto alla interessante scoperta di moltissimi film citati con grande competenza dall’autore, che vedono il treno e le storie di vita che lo accompagnano al centro dell’attenzione, mi è tornato in mente più volte un film cui sono particolarmente legato: si tratta di ‘Chiamami aquila’ di Michael Apted del 1981, dove la storia d’amore tra John Belushi (Ernie Souchak) e Blair Brown (Nell Porter), cresce e si consolida nel viaggio in treno che riporta lei sulle Montagne Rocciose, fino al matrimonio celebrato ‘al volo’ nella piccola stazioncina posta al capolinea.

Questo libro può anche essere letto come una breve storia della ferrovia e del mondo che la circonda: dalle notazioni sulla nascita della prima ferrovia della storia -la Stockton/Darlington del 1825- ai sei milioni di risultati che si ottengono “digitando le due sillabe di treno su google”; ma forse è più corretto dire che è il posto occupato dalla ferrovia nell’immaginario collettivo ad essere esplorato in maniera esaustiva da Scanarotti, con un andamento ad un tempo sistematico ed associativo, dove i treni e le stazioni sono considerati -così osserva Stefano Maggi nella prefazione al volume- “come luoghi della mente, spazi prolifici e inesauribili per la creatività…”.

Ma dobbiamo, infine, alla odierna ripubblicazione del volume, dopo la prima edizione auto-pubblicata del 2012 che chiude una lunga stagione di vita affidandola alla scrittura, l’aggiunta di un eloquente capitolo finale sui ‘Treni autobiografici’. In quest’ultimo felice spazio di riflessione, significativamente arricchito dal percorso personale maturato dall’autore, vengono proposte immagini e suggestioni che connettono l’universo ferroviario a possibili percorsi autobiografici guidati dalla scrittura, “miniera di metafore che aiutano a trasportare il pensiero (…) potenziando il nostro sguardo introspettivo.” Non si tratta tanto di un saggio -ci dice in conclusione Scanarotti- quanto di un “racconto ferroviario, disseminato di tracce nascoste della mia stessa, personale autobiografia.” Una modalità molto particolare e intrigante di presentare la propria esperienza autobiografica.  

(@GM Foto di un plastico ferroviario 'on plein air' a Genova-Pegli)

giovedì 5 settembre 2019

AUTOBIOGRAFIA DI UN SUPERVAGABONDO - W.H. Davies - Prefazione G.B. Shaw





AUTOBIOGRAFIA DI UN SUPERVAGABONDO
di  W.H. DAVIES - Con Prefazione di G. B. Shaw 
(Rizzoli, 1948) 



Recensione pubblicata in LEGGILIBRI - Rivista 'Psicologi e Psicologia in Liguria', n. 1/ giugno 2019.




Mai più mi sarei aspettato, vagabondando pigramente fra i banchetti di un mercatino dell'antiquariato il primo giorno di primavera, di incontrare un supervagabondo: badate bene, non in carne e ossa, bensì in carta e penna. L'incontro è avvenuto, infatti, con la sua autobiografia, pubblicata a Londra 110 anni fa, nel lontano 1908, e stampata in Italia nel 1948. Solo successivamente ho scoperto che il libro ha ispirato la nascita della notissima band di progressive rock dei ‘Supertramp’.

George Bernard Shaw ne ha firmato la prefazione, raccontando di aver ricevuto un libro di poesie, probabilmente autoprodotto, da uno sconosciuto W. H. Davies, con una lettera accompagnatoria che invitava a pagare mezza corona oppure a restituirlo. Incuriosito da tale stranezza Shaw scorre il libretto, e si stupisce trovando l’autore ‘un vero poeta’. Dall’acquisto di alcune copie all’accettare di presentare la sua autobiografia il passo è stato breve, precisando nel suo scritto introduttivo: "Mi affretto ad affermare fin da principio che io non ho nessuna conoscenza personale con l'incorreggibile supervagabondo che ha scritto questo libro sorprendente."

Le prime avventure di viaggio Davies le sperimenta con il nonno, che lo aveva adottato dopo la morte del padre, in brevi spostamenti sulla piccola goletta di un amico comandante.
Dal nonno eredita l’irrequietezza, e la vera svolta della vita è legata alla morte dei nonni, che gli lasceranno una piccola rendita amministrata da un curatore. Con un anticipo sui redditi futuri, Davies, “pieno di speranze e di progetti”, si imbarca così per l’America.

Fin da subito, in un Paese attraversato alla fine del secolo scorso da una grave crisi commerciale,  Davies da New York comincia i suoi spostamenti con diversi compagni di strada, alcuni noti mendicanti con i quali affinerà l’arte del mendicare, apprendendo anche la capacità di evitare la prigione, spesso pagando pochi dollari; oppure sfruttando la calda accoglienza delle stesse, specie nei periodi invernali. Per gli spostamenti i treni merci rappresentano il mezzo più usuale, anche se spesso pericoloso. Rientra in Inghilterra e percorrerà avanti e indietro l’oceano più volte, rischiando la vita con i movimenti imprevisti dei capi di bestiame cui badare.

Dopo aver trascorso quasi cinque anni di vagabondaggi negli States e con la parziale sicurezza della piccola rendita, Davies rientra in Inghilterra per poi ripartire  per il Canada, attratto da una descrizione del Klondyke come una terra d’oro, vista in un giornale della sera. Ed è durante uno dei suoi spostamenti in treno che Davies manca lo scalino di un treno in corsa, rischia la vita e subisce l’amputazione di un piede. Visti gli oggettivi impedimenti fisici, rientra a Londra e la sua irrequietezza si riversa sul versante intellettuale. Dopo un anno di letture e di lavoro di scrittura di poesie, le stampa in migliaia di copie, tenta la vendita porta a porta e, quindi...brucia tutto.

Ricomincia così a girare per città e campagne, facendo l’arrotino e il mendicante, cercando con i proventi di pubblicare un suo lavoro, fino all’originale stretegia di marketing testimoniata dallo stesso Shaw in prefazione. Questa, unitamente ad un paio di recensioni positive, lo porteranno ad una relativa notorietà, pur senza far venire meno vicissitudini ed affanni. Così si conclude il suo lavoro: “…ho la consolazione di sapere che molti poveri diavoli, che non hanno il talento o i mezzi per rendere pubbliche le loro esperienze, sanno che io ho scritto la verità. Questa non è che una misera consolazione, perché quei poveri diavoli non sono gente che sia in grado di sostenere un campione della loro causa, bensì, sono persone che soffrono, impotenti, nelle mani di una classe più forte.” 

Finale all’apparenza mite e dimesso, ma che in realtà assume le vesti di una sorta di dichiarazione di guerra, supportata dall’intera propria esistenza.

Giorgio Macario