giovedì 19 settembre 2019

DESTINAZIONE IMMAGINARIO di Roberto Scanarotti

DESTINAZIONE IMMAGINARIO

Viaggio in treno nell'universo simbolico della ferrovia

di ROBERTO SCANAROTTI

(Equinozi, 2019)

Recensione di Giorgio Macario


Quale la connessione di questo testo con il ‘mondo’ dell’autobiografia? Quella che ritengo prevalga su tutte le altre è legata alla vita dell’autore di questo testo che appare dispiegarsi nell’indagine analitica di tutto ciò che riguarda il treno e il mondo della ferrovia. Roberto Scanarotti ha realizzato il suo lungo percorso professionale nelle Ferrovie dello Stato, “che dalle stazioni lo ha portato a ricoprire diversi incarichi dirigenziali nell’area comunicazione (…)”. Inoltre ‘Destinazione immaginario’ segue un filo narrativo nel quale si intrecciano vite e storie di vita: sul treno, nelle stazioni, fra i lavoratori.

Ciascun lettore, durante e/o al termine del ‘viaggio in treno nell’universo simbolico della ferrovia’, cui il libro conduce passo dopo passo, fra treni e stazioni, viaggiatori e ferrovieri, sarà libero di rievocare i propri viaggi in treno, siano questi vissuti direttamente, assaporati in qualche fiction o immaginati in momenti particolari della propria vita. 

Personalmente, accanto alla interessante scoperta di moltissimi film citati con grande competenza dall’autore, che vedono il treno e le storie di vita che lo accompagnano al centro dell’attenzione, mi è tornato in mente più volte un film cui sono particolarmente legato: si tratta di ‘Chiamami aquila’ di Michael Apted del 1981, dove la storia d’amore tra John Belushi (Ernie Souchak) e Blair Brown (Nell Porter), cresce e si consolida nel viaggio in treno che riporta lei sulle Montagne Rocciose, fino al matrimonio celebrato ‘al volo’ nella piccola stazioncina posta al capolinea.

Questo libro può anche essere letto come una breve storia della ferrovia e del mondo che la circonda: dalle notazioni sulla nascita della prima ferrovia della storia -la Stockton/Darlington del 1825- ai sei milioni di risultati che si ottengono “digitando le due sillabe di treno su google”; ma forse è più corretto dire che è il posto occupato dalla ferrovia nell’immaginario collettivo ad essere esplorato in maniera esaustiva da Scanarotti, con un andamento ad un tempo sistematico ed associativo, dove i treni e le stazioni sono considerati -così osserva Stefano Maggi nella prefazione al volume- “come luoghi della mente, spazi prolifici e inesauribili per la creatività…”.

Ma dobbiamo, infine, alla odierna ripubblicazione del volume, dopo la prima edizione auto-pubblicata del 2012 che chiude una lunga stagione di vita affidandola alla scrittura, l’aggiunta di un eloquente capitolo finale sui ‘Treni autobiografici’. In quest’ultimo felice spazio di riflessione, significativamente arricchito dal percorso personale maturato dall’autore, vengono proposte immagini e suggestioni che connettono l’universo ferroviario a possibili percorsi autobiografici guidati dalla scrittura, “miniera di metafore che aiutano a trasportare il pensiero (…) potenziando il nostro sguardo introspettivo.” Non si tratta tanto di un saggio -ci dice in conclusione Scanarotti- quanto di un “racconto ferroviario, disseminato di tracce nascoste della mia stessa, personale autobiografia.” Una modalità molto particolare e intrigante di presentare la propria esperienza autobiografica.  

(@GM Foto di un plastico ferroviario 'on plein air' a Genova-Pegli)

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