mercoledì 27 luglio 2016

UN ANNO IN ITALIA di Jerreh Jaiteh

Il viaggio di Jerreh continua...


Solo 4 mesi fa presentavo sempre su questo blog ‘La storia di Jerreh’: un ragazzo arrivato, come tanti, da varie parti del mondo (nel suo caso dal Gambia) con un viaggio -‘Il lungo viaggio’ appunto il sottotitolo del suo primo lavoro- difficile anche solo da immmaginare, al riparo delle nostre abitudini consolidate.


Pochi giorni fa ho ricevuto un paio di copie del suo nuovo lavoro, prodotto con il contributo dell’associazione ‘Agevolando’, ed ho subito provveduto ad inviargli il corrispettivo del costo (5 euro a volume) più un costo forfettario di altri 5 euro per la spedizione. Ve lo segnalo subito perchè a fine presentazione vi segnalerò la sua email e il numero di IBAN per chi fosse interessato a ricevere il suo nuovo lavoro e versare il costo relativo.
Una piccola digressione: una tale modalità di ‘autopubblicizzazione’ del proprio volume (in questo caso faccio volentieri da promotore-intermediario) è molto ‘soft’ se paragonata a quella utilizzata da un certo W.H.Davies ai primi del Novecento, e descritta da G. B. Shaw nella prefazione al suo volume autobiografico poi pubblicato nel 1908!


Ma tornando a Jerreh, possiamo proprio dire che il suo viaggio è continuato...qui in Italia.
Per raccontarvi questo suo primo anno in Italia dovrei trovare altre parole di sintesi rispetto al suo racconto.
Ma credo di fargli un miglior servigio presentandovi alcuni passaggi del suo scritto, in modo da fornirvene un ‘assaggio’ che potrete agevolmente completare fino a saziarvi con un modico contributo.



Straordinaria l’accoglienza (...) straordinario poter andare a scuola e lavorare, straordinario passeggiare in mezzo a gente amica in una città amica, senza doversi guardare intorno con sospetto e paura (...) dormire tranquillo senza il timore di essere svegliato da spari nel cuore della notte (...) per me la vera avventura straordinaria è questa, non è stato il viaggio!” (Cap. 1)

“Quando sono partito dalla Libia era una sera d’estate, dopo due giorni sono arrivato in Sicilia. Ero felice d’essere arrivato vivo.” (Cap. 2)

“In estate andavo con Italo, Juma e Ouajdi in piscina ma io non entravo in acqua perchè avevo male ad una gamba. In realtà questa era la scusa che trovavo per giustificare la paura dei brutti ricordi che qualsiasi distesa d’acqua mi faceva tornare alla mente. L’acqua preferivo guardarla dalla riva...” (Cap. 3)

“Agevolando all’inizio era per me un gruppo di persone che potevano aiutarmi in tante cose. Poi a mano a mano che freuentavo, ho capito che era anche molto di più.(...) Penso che sia importante per i ragazzi che sono in Comunità freqquentare i gruppi di Agevolando perchè così possono sentirsi più sicuri riguardo il loro futuro e capire fin da subito che la loro esperienza può servire anche per aiutare gli altri.” (Cap. 5)

“Io e Juma andavamo a lezione a casa sua (da Roberto, un maestro in pensione n.c.), i primi giorni eravamo puntuali poi però siamno arrivati in ritardo e Roberto si è arrabbiato moltissimo, così ho imparato che la parola PUNTUALE qui in Italia è importante: da allora ogni volta che davo un appuntamento dicevo ‘Però PUNTUALE eh!’. In Gambia invece la puntualità nessuno sa che cosa sia: uno arriva quando arriva e gli altri aspettano.”  A seguire “Questa è la ricetta del Mafe:.....” (Cibo africano, indovinate un po’ come soddisfare la vostra curiosità?)   (Cap. 8)



“Nel 2015 ho cominciato ad andare nelle scuola per raccontare la mia storia agli studenti: è importante per me, ma anche per loro, soprattutto per i bambini perchè non crescano con idee razziste.” (Cap. 12

“I loro consigli sembravano quelli che mi dava la mia mamma. Mia mamma diceva anche: ‘Gli uomini sono nati per affrontare le difficoltà, le donne invece per affrontare il dolore.’ Ma come è scritto nella Costituzione italiana, credo che non ci sia differenza tra gli uomini e le donne. Certo tutti hanno gli stessi diritti.” (Cap. 13)

C’è anche una canzone scritta da Fabio, che fa parte di un gruppo RAP, e la canzone si intitola proprio ‘Il viaggio di Jereh’, perchè è ispirata al suo primo lavoro. La trovate alle pagg. 24/26.



Ed infine, “Il 14 giugno 2015 è stata una data molto importante per me perchè ho festeggiato il mio diciottesimo compleanno. (...)Il quel momento il mio amico Pasquale ha detto: ‘Adesso sono cazzi tuoi’” (Cap. 16)

Nelle ultime pagine vengono riportati alcuni ‘pensieri e critiche’ verso Jerreh espressi da diverse persone che ha conosciuto. Ma non posso non concludere ancora con le sue parole, che sono un esempio di ‘resilienza applicata’:
“Di fronte alle difficoltà il mio motto è:
            SORRISO E CORAGGIO”


Il mio augurio sincero è che il coraggio e l’allegria di questo ragazzo possano essere contagiosi, per molti dei suoi ‘compagni d’avventura’, ma anche per tutti noi. Di questi tempi ne abbiamo proprio bisogno.


JERREH JAITEH

IBAN: IT26Y0306912765100000000985    

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