lunedì 25 luglio 2016

LA MUSICA E' PERICOLOSA (Nicola Piovani)


LA MUSICA E' PERICOLOSA (Nicola Piovani, Rizzoli, 2014)


Presentazione di Giorgio Macario

Nicola Piovani, Premio Oscar per le musiche del film ‘La vita è bella’ (1999), fin dal titolo della sua autobiografia musicale (meglio definita in 4° di copertina come ‘la vita cantabile di un grande musicista’, una vita intera letta attraverso le musiche, trascorsa con la musica e ad essa dedicata), mette in guardia il lettore utilizzando le parole di Federico Fellini sulla pericolosità della musica.

Affermazione che subito -lo confesso- mi ha un po’ spaventato, più per i possibili riferimenti dotti e specialistici che non per eventuali risvolti rischiosi. Ma poi leggo: “Mi capita così: la musica che mi seduce è quella che sa sorprendermi, e arriva spesso da zone diverse da quelle che mi aspetto, quando meno me lo aspetto.” E questa apertura al nuovo ed all’inaspettato mi ha trasmesso maggiore fiducia sul fatto che anche la lettura di un ‘non specialista’ potesse non dispiacere al Maestro (nel senso di ‘artigiano che fa suonare le orchestre’ e non certo di ‘profeta che insegna il Verbo’).

D’altronde scrivere una recensione ha a che fare in genere con una lettura esperta di un testo e con l’offerta di citazioni il più possibile ‘dotte’, mentre la stesura di un invito alla lettura di carattere autobiografico -quale la presente- comporta il ripercorrere quanto l’autore offre di sè ai lettori cercando a propria volta quali sintonie ed echi personali il testo riesca a far risuonare.

La prima consistente sintonia non solo con il mio percorso personale, ma con l’impostazione stessa dell’approccio autobiografico che si pratica alla Libera Università dell’Autobiografia, l’ho trovata nelle diverse sottolineature che Piovani fa sull’importanza dell’ascolto. Dice Piovani: 
“Comincio  a pensare che l’attitudine all’ascolto, come istinto naturale e interessamento al prossimo, debba essere una premessa fondamentale dell’intelligenza creativa. L’autoreferenzialità alla lunga asfissia e istupidisce.” 

Che è esattamente un principio base dell’intreccio fra sensibilità autobiografica e attenzione biografica così come declinata nei percorsi di approfondimento della LUA. Essere capaci di ascoltarsi è solo un punto di partenza, mai inteso in senso solipsistico, ma da affinare continuamente tramite l’attenzione e l’ascolto delle storie altrui.

I riferimenti a “episodi formativi personalissimi”, spesso vissuti accanto a grandi artisti, abbondano lungo i dieci capitoli del testo, ciascuno dei quali si conclude con un limerick -un “breve componimento in poesia...non sense, umoristico o scapigliato” con rime che seguono lo schema AABBA, ci spiega lo stesso autore- come richiamo della passione per l’enigmistica e la metrica.  Uno fra questi ha colpito in particolare la mia attenzione; recita così: 
L’illuminista logico totale/
voleva trasformare in quanto il quale./
Quantizzò la bellezza di un sorriso/ 
sommandone i millimetri del viso,/ 
Confondeva la somma con il totale. 
L’ho trovato molto vicino alla citazione del professor Keating, nell’Attimo fuggente, sulla formula geometrica dell’area della poesia di Evans Prichard, con la forma e l’importanza dislocate in ascissa ed ordinata. Geniale a dir poco, come trovata dissacrante.

Ma le citazioni dei grandi registi, attori e compositori frequentati, pur ricordati con episodi personali spesso ‘simpatici’, rischierebbero di mettere in ombra la vera vena autobiografica del volume, che dai ricordi musicali d’infanzia che coinvolgono anche i familiari, passano alle contaminazioni della gioventù fra ‘musica forte’ e ‘musica debole’, transitando per la fonovaligia Lesaphon Perla, utile per entrambe. E ancora dalla passione musicale per le Bande ereditata dal padre (e proposta a Roberto Benigni con ‘La banda del pinzimonio’) al grande eclettismo musicale del nostro così ben sintetizzato: 
“Per scegliere in libertà bisogna conoscere. Per conoscere, bisogna essere in grado di ascoltare musiche diverse. (...) c’è un tempo per tutto: un tempo per scegliere di ascoltare Wagner e uno per scegliere di ascoltare Armstrong, uno per Stravinskij e uno per De Gregori, uno per Monteverdi e uno per Frank Zappa, uno per Fischer-Dieskau e uno per Celentano, nella libertà di scelta totale, che presuppone conoscenza.”

Ciononostante non si pensi ad una posizione equidistante ed ‘ecumenica’ dell’autore che non lesina , al contrario, nè il resoconto di duelli ‘in punta di penna’ con critici musicali, nè le disavventure con certe esperienze di musica d’avanguardia e di musica contemporanea.


Concludendo con una rivelazione che merita di essere citata perchè smentisce quanto sull’autore riportato da Wikipedia, che alla voce ‘Nicola Piovani’ dice: “Si dichiara profondamente ateo.” Frutto probabilmente di un misunderstanding per un convegno genovese del 2011 nel quale alla locandina ‘Margherita Hack e Nicola Piovani: una vita senza Dio’, fece aggiungere un punto interrogativo, perchè chiamato da un amico a sostituirlo come relatore e fino all’ultimo all’oscuro che il convegno fosse intitolato ‘Sbattezzati e felici’ e fosse organizzato dall’Unione atei e agnostici razionalisti. In realtà il rapporto con la religiosità attraversa costantemente il rapporto con la musica, e più che la forma all’autore sembra interessare la sostanza. Tanto che trova una forte vicinanza nelle parole di un gesuita conosciuto tramite Fellini, padre Arpa, che alla domanda sul perchè un religioso come lui non gli chiedesse nulla sul suo rapporto con la religione, questi rispose: 
“Tu frequenti la musica, la componi, sei in contatto con la spiritualità ad alto livello, non hai tanto bisogno di religioni storicizzate e liturgie sacre.” 

Ed è lo stesso Piovani ad affermare, in modo laico ma costantemente aperto al confronto: 
“io non rinuncio, fra lampi e smarrimenti, alla ricerca della dignità dell’esistenza, alla voglia di non vivere a caso, al rispetto per la vita e per il prossimo, all’interesse per l’altro e l’oltre”, confermando, se ce ne fosse ancora bisogno, una forte sintonia con la comunità degli autobiografi, che proprio nel prossimo Festival gli consegnerà il Premio Città dell’Autobiografia 2016.

Pubblicata anche sul sito della Libera Università dell'Autobiografia:
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4140&Itemid=41   

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