sabato 14 ottobre 2017

MINORE A CHI?

MINORE A CHI?  

                                                                (di Giorgio Macario)
                                                                                 


Così ho intitolato un volume che ho curato nel 2005 su 'Condizione e diritti dell'infanzia e dell'adolescenza' che sintetizzava un percorso di formazione e sensibilizzazione promosso dal Consiglio Regionale della Basilicata e rivolto ad oltre 200 operatori del settore, condotto per conto dell'Istituto degli Innocenti di Firenze.



Perché lo cito oggi? Perché già 12 anni fa si delineava questo processo, oggi sempre più esasperato, di un 'assedio' ai danni dei bambini condotto sia da parte di presunti esperti che da parte di molti genitori in allarme continuo e tendenzialmente iperprotettivi.
I bambini sono sempre meno, e questo è un dato di fatto: ho citato recentemente un dato comparativo che nel 1950 in Italia vedeva 31,4 anziani sopra i 65 anni per ogni 100 minori di 15 anni (e nel 1881 erano la metà, il 15%), mentre nel 2015 si è passati a 153 over sessantacinquenni in Italia ogni 100 ragazzi e ben 250 a Genova.


E proprio questa rarefazione dell’infanzia sembra andare di pari passo con un allarme esasperato ed amplificato dai Media, che genera dubbi ed apprensioni, specie nelle madri, ad ogni piè sospinto.
Invece di essere capaci, da adulti, di considerare i rischi commisurati ai dati di realtà, consentendo ai ragazzi di assumersi, nel loro 'piccolo', i propri, pretendiamo di far sparire dall'orizzonte qualsiasi fonte di ansietà alimentando controlli esasperati.
Non è una questione di forma, bensì di sostanza. Tollerare un certo margine di ansietà da parte del genitore è funzionale al raggiungimento di una maggiore sicurezza di sè da parte del proprio figlio.
Diversamente non costruiamo maggiore sicurezza intorno a nostro figlio, ma alimentiamo un circuito perverso che indebolisce e non rafforza.



Un esempio, che ricordo citato da un collega relatore durante questa formazione, mi aveva particolarmente colpito: negli anni ’60 un prete aveva caricato su di un vecchio pullmino della parrocchia un certo numero di bambini per portarli in gita; ora questo sacerdote, come capitava spesso, ogni tanto beveva qualche bicchiere in più e durante il tragitto, pur procedendo a velocità ridotta, aveva fatto andare una ruota poco fuori il bordo della strada, fermando di fatto il mezzo; un automobilista di passaggio lo aveva aiutato a rimetterlo in carreggiata, ed erano ripartiti con tutti i bambini che non stavano più nella pelle per l’avventura vissuta, e che avrebbero raccontato e ri-raccontato per settimane. Se un tale episodio accadesse oggi sarebbe già dubbio per il sacerdote in questione evitare il carcere, ma ancor più lo stesso spostamento di ciascuno dei ragazzi avrebbe probabilmente visto genitori niente affatto tranquilli accompagnare essi stessi il figlio a destinazione, impedendo di fatto un’esperienza non certo auspicabile in quanto tale, ma certamente ‘arricchente’.



In conclusione, quindi, ripropongo il quesito come domanda aperta: MINORE A CHI? 
                                                                    

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