domenica 18 dicembre 2016

INGRATITUDINE di DUCCIO DEMETRIO

DUCCIO DEMETRIO


INGRATITUDINE - La memoria breve della riconoscenza

(Raffaello Cortina Editore, Milano, 2016)

Presentazione  a cura di GIORGIO MACARIO   
                               
                                                               A Giotto, perchè anche negli occhi del tuo
                                                                cane puoi sentire la voce della gratitudine.



Ingratitudine non è desiderio d’oblio, ma è disincanto, supponenza, dominio, complicità, arroganza, tradimento, smarrimento, ladrocinio, avarizia e menzogna. 
Questo il fil rouge che Duccio Demetrio mette al centro della sua esplorazione che si muove fra i due poli dell’ingratitudine e della riconoscenza, concedendo alla prima le luci della ribalta e stemperando la seconda entro tracce mnestiche sfuggenti.
E se “l’ingratitudine -prima o poi- ci visita tutti, la posta in gioco è quanto d’essa siamo riusciti a volgere in generosa gratitudine, iniziandoci allo splendore della riconoscenza.” 
Basterebbe questo  a tratteggiare il cammino che l’autore offre al lettore: un invito, sempre e comunque “a conoscerci meglio, per riscoprire le gratitudini altrui che abbiamo dimenticato e mai onorato.” Il richiamo autobiografico è -ça va sans dire- pervasivo e l’autore fa seguire alla considerazione ‘sempre l’ingratitudine ci ferisce e umilia’ un percorso che si avvia ‘con l’amaro in bocca’, disseppellendo i ricordi delle esperienze di ingratitudine, e termina con il ‘saper chiedere scusa’, che richiama un ciclo di redenzione (colpa-pentimento-espiazione-riscatto) rimanendo però immerso nella convinzione laica di una incancellabilità della colpa e della irreversibilità del tempo.

Ciascuno è invitato, in chiusura del volume, a ricercare i possibili nessi fra l’idea di ingratitudine che si è costruita nel tempo e la propria storia di vita; e proprio per accompagnare questo tragitto  non semplice vengono rintracciati possibili riferimenti al tema come step intermedi di un percorso certamente originale che l’autore costruisce su di un tema ad un tempo molto citato e pochissimo esplorato, come  è capitato nel recente passato per il tema ‘La vergogna’ oggetto di un interessante saggio di Boris Cyrulnik.

Gli spunti-approfondimenti tracciati vanno dall’ingratitudine come ‘grande vizio’ in Cuore di Edmondo De Amicis e nel Pinocchio di Collodi, alle ‘grandi’ ingratitudini, inquietanti e minacciose, cui fanno da corollario le ‘piccole’ ingratitudini, quotidiane e casalinghe, ma non meno perniciose perchè quasi invisibili e foriere della scomparsa di cure e tutele nei confronti degli altri. 
Si passa poi ad un registro più filosofico, con il quale, fra l’altro, vengono esplorati nella loro sconcertante attualità i quattro volti dell’ingratitudine proposti da Seneca (chi nega di essere stato aiutato in alcun modo, chi finge mentendo a se stesso, chi contraccambia sconfessando al contempo il prossimo e chi dimentica offendendo la memoria), nonchè l’evoluzione dell’ingratitudine nei miti, nelle tragedie e nelle commedie. 
Infine, una trilogia composta dai linguaggi del ringraziamento, dall’eros della gratitudine e dalla riconoscenza come deciso superamento della gratitudine, completa l’analisi con uno sguardo indagatore che  “si eleva e ci eleva verso ‘altro’”.

In conclusione, nonostante l’ingratitudine del titolo -come ci dice lo stesso autore- richiami le ‘passioni tristi’ introdotte da Miguel Benasayag in un testo ormai divenuto un classico, il sapiente ed intenso intreccio che Demetrio ha saputo costruire su di un tema potenzialmente sgradevole, appare molto più orientato alla costruzione di quelle ‘passioni gioiose’ che lo stesso Benasayag, nei suoi scritti successivi, ha indicato come fondamentali per una crescita dei singoli entro comunità solidali
Un intreccio che non può fare a meno della riconoscenza perchè questa -ci dice ancora Demetrio- “come presa di coscienza del senso del nostro essere stati gettati nella vita, è il tentativo estremo di ri-creare ciò che l’ingratitudine infrange, generando strappi non suturabili quando si tratti di ferite che travalicano le storie delle singole vite.” 
Nel tentativo di contrapporre a rotture dirompenti, attitudini ricompositive.              

1 commento:

  1. io invece sono grata a Duccio Demetrio per tutto ciò che io ho scoperto in me grazie a lui. Buon anno.

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