Ci si perde, facilmente.
Ci si ritrova, a fatica.
Se dovessi sintetizzare in due righe il tragitto che Fabio Geda fa
percorrere ad Andrea Luna, insegnante precario, educatore volontario e mancato
padre di famiglia, utilizzerei sicuramente queste poche parole.
E’ proprio durante il lungo percorso che consente di dare un qualche
senso compiuto, o perlomeno sensato, alla propria storia di vita, che si realizza
quanto sia semplice smarrirsi.
Il percorso che il protagonista del romanzo compie correndo a perdifiato
verso la stanza dell’ospedale dove la moglie Agnese ha appena perso il loro
bambino; l’imperscrutabile sentiero mentale che lo porta, dopo essere incappato
casualmente in un servizio su di una mostra inaugurata al Metropolitan Museum
di New York, a digitare sul browser del computer le parole ‘New York last
minute’; l’incomprensibile acting out
che lo conduce a gettare il proprio cellulare e l’intera sua vita passata in un
laghetto del Central Park dopo numerosi tentativi falliti di prendere un aereo
per rientrare in Italia; tutti questi passaggi appaiono come una sorta di
discesa agli inferi che conduce Andrea a smarrirsi in una vita di strada che si
riassume in un turbine di incontri distruttivi con gli altri ma soprattutto con
se stesso.
Saranno le cure disinteressate di un preadolescente –Benjamin- e
l’accoglienza comprensiva ma non compiacente della madre di questi –Ary-, che
faranno nascere da questi ultimi incontri affetti sinceri e un amore disteso. Ma
tutto ciò rappresenta solo l’inizio di un lungo cammino. “Perché – gli dice Ary
commentando l’immagine de ‘Il ritorno del Figliol prodigo’ di Rembrandt-
iniziamo tutti con l’essere figli (…) Ma siamo tutti, tutti chiamati a
diventare il padre, alla fine.”
Ed è a partire da queste considerazioni e da un intreccio di personaggi,
avvenimenti e storie che si succedono, che Fabio Geda dipinge un magnifico
affresco sui margini dell’uomo e del mondo.
Ci sono frontiere vicine.
E ci sono confini lontani.
Ci sono persone che si ammassano sulle spiagge per cercare di raggiungere
il paradiso, o almeno il purgatorio, attraversando l’inferno di una distesa
azzurra e infida.
E ci sono esseri umani che si accalcano a ridosso delle cittadine di
confine per cercare di raggiungere il paradiso, o almeno il purgatorio,
attraversando l’inferno di un manto bianco e ingannatore.
Andrea Luna, abitante del paradiso cui tendono i primi, attraverserà
l’inferno dei secondi per trovare, finalmente, il proprio posto nel mondo.
Ed è proprio sviluppando la narrazione di un uomo in crisi e della sua
rinascita, che l’autore ci propone, in filigrana, una efficace raffigurazione
della crisi che ci circonda e la cui comprensione può rappresentare un primo e
consistente passo nella giusta direzione. (G.M.)
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