sabato 23 novembre 2013

NAVIGARE NELLA TURBOLENZA

Prendo spunto da un'affermazione di Corrado Augias che domenica 10 novembre, interloquendo con un lettore di Repubblica sul tema L'educazione dei giovani comincia in casa, ha detto che per quanto riguarda i genitori “gli esempi contano un po’ di più poichè l’educazione comincia con quello che i giovani vedono in casa”.
Sono d'accordo, anche se allargherei il quadro affermando che, subito dopo, l’educazione dei giovani prosegue nella scuola, di ogni ordine e grado. E per quanto riguarda l'educazione dei giovani a scuola credo sia significativa l’analisi di Massimo Recalcati quando ci parla di una scuola che dal complesso di Edipo (discipline trasmesse senza soggettività) passa al dominio del complesso di Narciso (tutto semplificato, ostacoli spianati dai genitori ed insegnanti con un ruolo anche educativo sostitutivo ma ambiguo) per approdare al complesso di Telemaco (i giovani in attesa che qualcosa del  padre torni, fosse anche sotto forma di un ‘pezzo’ di insegnante).
In un recente laboratorio autobiografico con insegnanti ed educatori su ‘Navigare nella turbolenza’, promosso per cercare di ri-orientare l’insegnamento e il lavoro educativo in un mondo sempre più complesso, si è osservato quanto sia necessario che queste figure a stretto contatto con i giovani sappiano ripartire da sè, in senso autoriflessivo, per narrare ai giovani una relazione educativa dotata di senso che li spinga ad intraprendere, insieme, un ‘viaggio formativo’. Anche in questo caso gli esempi contano ma le competenze necessarie crescono in maniera consistente. 
Riorientarsi seguendo percorsi riflessivi ed autoriflessivi può rappresentare, quindi, l'utilizzo di un altro seme che potrebbe, presto o tardi, germinare.
L'educazione perciò comincia sicuramente a casa, ma è altrettanto indubitabile che prosegua negli ambiti scolastici che non possono limitare la propria la propria mission al puro e semplice insegnamento disciplinare.

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