giovedì 24 ottobre 2013

IO SONO MALALA - Dal Premio Sakharov 2013 al Premio Nobel 2014 - Seconda parte





VICINI A MALALA - Seconda Parte (La valle della morte)

Cap. 9 – Radio Mullah.
"<E' così che lavora questa gente. Vogliono conquistare il cuore e la mente delle persone, quindi in una prima fase studiano bene quali siano i problemi di una zona e ne identificano i responsabili, in modo da conquistare l'appoggio della maggioranza silenziosa. E' quello che hanno fatto nel Waziristan, dove hanno cercato di eliminare il problema dei rapimenti e dei banditi. Poi, quando riescono ad andare al potere, si comportano esattamente come i criminali a cui prima davano la caccia.>"

Cap. 10 – Caramelle, palle da tennis e i Buddha dello Swat.
" Il 27 dicembre (2007) Benazir Bhutto partecipò a un comizio elettorale a Liaquat Bagh, il parco di Rawalpindi in cui era stato assassinato il nostro primo ministro Liaquat Ali Khan. <Sconfiggeremo le forze dell'estremismo e i combattenti in armi con il potere della gente>, disse, e tutti applaudirono. (...) Quando venimmo a sapere che non era sopravvissuta (all'attentato), una voce dentro di me disse <Perchè non vai laggiù a batterti per i diritti delle donne?"

Cap. 11 – La classe delle intelligentone.
"La nostra scuola era un porto sicuro tra gli orrori che accadevano fuori. Tutte le altre ragazze della mia classe sognavano di diventare medici, ma io decisi che avrei fatto l'inventore e costruito una macchina antitalebani che li avrebbe aspirati e risputati fuori senza le loro armi."

Cap. 12 – La Piazza Insanguinata.
"I corpi venivano scaricati in mezzo alla piazza affinchè tutti potessero vederli il giorno dopo andando al lavoro. Di solito c'era un bigliettino attaccato a unpo dei cadaveri che diceva qualcosa come: <Ecco cosa succede a un agente dell'esercito>, oppure <Non toccate questo corpo fino alle 11 di domani o sarete i prossimi. (...) Erano talmente tanti i cadaveri che erano stati buttati in quello spiazzo che ormai la gente aveva preso a chiamarla la Piazza Insanguinata."

Cap. 13 – Il diario di Gul Makai.
"Fu durante uno di quei giorni bui che mio padre ricevette la telefonata del suo amico Abdul Hai Kakar, corrispondente radiofonico della BBC con sede a Peshawar. Stava cercando un'insegnante che volesse scrivere un diario raccontando la vita sotto i talebani. Voleva mostrare il lato umano della catastrofe in corso nello Swat. (...) Non avevo mai tenuto un diario prima di allora e non sapevo come cominciare. (...) La mia prima pagina di diario fu pubblicata il 3 gennaio 2009. Il titolo era <Ho paura>. (...) Scrivevo che avevo paura di andare a scuola per colpa dell'editto dei talebani e che ero costretta a guardarmi continuamente alle spalle."

Cap. 14 – Uno strano tipo di pace.
"La pressione esercitata dall'intero paese ebbe effetto e Fazlullah accettò di togliere la proibizione ma solo per le bambine fino a dieci anni, vale a dire nella quarta classe. Io ero in quinta e insieme ad alcune mie compagne fingemmo di essere più piccole, Ricominciammo ad andare a scuola, vestite normalmente e con i libri nascosti sotto lo scialle. Era pericoloso, ma allora era la mia unica ambizione. (...) <La scuola segreta è la nostra protesta silenziosa>, ci disse (l'insegnante, la signora Maryam)."

Cap. 15 – Lontano dalla valle.
“Lasciare la valle fu la cosa più difficile e dolorosa che avessi fatto fino a quel momento. (…) Il 5 maggio 2009 diventammo ufficialmente <sfollati interni>. Suonava come una malattia. (…)
E’ straordinario pensare che i tre quarti di tutti gli sfollati interni furono accolti da famiglie di Mardan e della vicina Swabi. Tutti aprirono le porte delle loro case, scuola e moschee ai profughi. Nella nostra cultura ci si aspetta che le donne non socializzino con uomini che non sono loro parenti. Per proteggere il purdah, gli uomini delle famiglie che accolsero i profughi andarono addirittura a dormire fuori casa. Diventarono a loro volta sfollati interni volontari. Un incredibile esempio della famosa ospitalità pashtun.”

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