lunedì 21 ottobre 2013

IO SONO MALALA - Dal Premio Sakharov 2013 al Premio Nobel 2014 - Prima parte








VICINI A MALALA - Prima Parte (Prima dei talebani)

"Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l'istruzione delle donne" è il volume autobiografico di Malala Yousafzai che è appena uscito in tutto il mondo. Il progetto 'VICINI A MALALA' oltre a sostenere la sua candidatura al Premio Nobel fino a quando questo non sarà effettivamente assegnato, intende per il momento far sentire in presa diretta la sua voce riportando alcuni frammenti significativi del libro.

Cap. 1 – E’ nata una femmina.
"Per molti pashtun, quello in cui nasce una femmina è un giorno triste. (...) Ma mio padre, Ziauddin, è diverso dalla maggioranza degli uomini pashtun. (...) E spiegava a chiunque lo stesse a sentire: <So che c'è qualcosa di diverso in questa bambina>. Chiese agli amici di gettare nella mia culla frutta secca, dolci e monetine, un'usanza che di solito vale solo per i neonati maschi."

Cap. 2 – Mio padre, il falco.
"Il nonno gli trasmise dunque un profondo amore per l'apprendimento e la conoscenza, insieme a un'acuta consapevolezza dei diritti e delle discriminazioni, tutte cose che a sua volta mio padre ha insegnato a me."

Cap. 3 – Crescere in una scuola.
“Si può dire che io sia cresciuta a scuola. (…) Un pomeriggio del settembre 2001 vidi intorno a me una grande agitazione. Alcune persone arrivarono di corsa e dissero che a New York c’era stato un attacco devastante, con due aerei di linea che si erano scagliati contro due grattacieli. Io avevo solo 4 anni, ed ero troppo piccola per capire. (…) La scuola era il mio mondo, e il mio mondo era la scuola. In quel momento non ci rendevamo conto che l’11 settembre avrebbe cambiato per sempre anche il nostro mondo e che un giorno avrebbe portato la guerra nella nostra valle.”

Cap. 4 – Il villaggio.
“Ascoltando le notizie sulle atrocità che si stavano perpetrando in Afghanistan, mi veniva da esaltare la vita nello Swat. <Qui almeno una ragazza può ancora andare a scuola>, pensavo. Ci si sente liberi, quando ancora non si conosce ciò che accade nel mondo. Ma i talebani erano appena fuori dalla porta di casa, ed erano pashtun come noi. Per me la nostra valle era un posto pieno di sole e non mi accorgevo delle nubi che si addensavano dietro le montagne. Mio padre mi diceva sempre: <Ci sono io a proteggere la tua libertà, Malala. Continua a coltivare i tuoi sogni.>”

Cap. 5 – Perché non porto gli orecchini e perché i pashtun non dicono grazie.
"C'è un'altra cosa nella lettera che Lincoln scrisse all'insegnante di suo figlio: <Gli insegni a perdere con grazia>. Io ero abituata a essere sempre la prima della classe, ma sapevo che anche se hai vinto le ultime tre o quattro volte questo non significa che la prossima vittoria sarà automaticamente tua. E che a volte è meglio raccontare la tua storia. Da quel momento in poi cominciai a scrivermeli da sola, i miei discorsi, e cambiai il modo di pronunciarli, direttamente dal cuore e non dalla carta scritta."

Cap. 6 – I bambini della discarica.
"A scuola avevo parlato con i miei amici dei bambini della discarica, dicendo che dovevamo assolutamente aiutarli. (...)Qualcuno diceva anche che non stava a noi cercare di risolvere simili problemi. (...)Sapevo che era del tutto inutile fare appello al generale Musharraf. In circostanze del genere, secondo la mia esperienza, se papà non poteva fare niente c'era solo un'altra opzione: scrissi una lettera a Dio. <Caro Dio, so che Tu vedi ogni cosa (...) Ma non credo che saresti molto contento se vedessi come vivono questi bambini della discarica della mia strada sul loro cumulo di immondizie. (...) la arrotolai, la fissai ad un legnetto, vi legai un dente di leone e la abbandonai nel torrente che si gettava nel fiume Swat. Sicuramente lì Dio l'avrebbe trovata."

Cap. 7 – Il mufti che voleva chiudere la nostra scuola.
"Nel 2003 aprì i battenti la scuola superiore di mio padre. Il primo anno furono formate classi miste. Ma l'anno seguente l'aria era cambiata, ed era diventato impensabile tenere insieme maschi e femmine."

Cap. 8 – L’autunno del terremoto.
Lo Swat si trova su una linea di faglia e i terremoti sono piuttosto frequenti. Ma quella volta (8 ottobre 2005) fu diverso. Attorno a noi tutti gli edifici tremavano e nell'aria rimbombava un tuono che sembra non dovesse mai cessare."

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