domenica 21 luglio 2013

18 luglio 2013: appuntamento con Don Gallo

Mi avvio per la strada che sale sulla collina alle spalle di Prà, in quel di Genova, dopo aver lasciato l’auto ad una certa distanza. Due macchine del Vigili Urbani stazionano nelle vicinanze, probabilmente perché anche il Sindaco, questa sera, sarà della partita; o più semplicemente perché è previsto un consistente afflusso di mezzi provenienti da tutta la città ed oltre.
Due anni fa l’avvicinamento al luogo dell’appuntamento –il Palacep di Prà- si è ripetuto in modo analogo per i festeggiamenti degli 83 anni del Don, mentre oggi si festeggia il suo 85° compleanno.
Verrebbe da dire: niente di strano!
Ma qualcosa è cambiato. Il grande schermo al lato dell’ampia spianata al coperto proietta l’immagine di Don Gallo con l’inseparabile sigaro ed un messaggio forte e chiaro: VIVO E VEGETO.
Insieme ad un esponente di Radio Popolare, Carla Peirolero, grande attrice, amica di sempre e ‘compagna di scena’ di Don Andrea Gallo negli ultimi anni di testimonianze dai palchi dei teatri di Genova e di molte altre città d’Italia, guida con calda partecipazione lo svolgimento della serata.
Sul palco si avvicendano in molti, quasi tutti già mobilitati negli anni per le mille cause, oltre alla sopravvivenza della sua multiforme Comunità di San Benedetto al Porto,  che instancabilmente Andrea ha promosso. Nella platea il pubblico è comunque folto e si può stare certi che chi stasera si è spinto fin quassù è stato a suo modo vicino a Don Gallo e alle sue battaglie, e non intende rinunciare a frequentarlo ancora.
La direttrice del Manifesto, il direttore del Fatto Quotidiano e il vicedirettore del Secolo XIX alternano analisi politiche a considerazioni sulla figura del Don: così particolare, così di sinistra, così legato comunque alle sue scelte di campo. L’intreccio con l’attualità gli sarebbe comunque piaciuto.
Loris Mazzetti, coautore con il Don di ‘Sono venuto per servire’[1], preannuncia l’uscita di un secondo volume che sarà prossimamente allegato al Fatto Quotidiano; il circolo ‘Fuori Orario’ fa riferimento alla raccolta realizzata alla festa nazionale dello stesso giornale di 15.000 euro  perché la sua opera possa proseguire; un gruppo di ragazzi di una delle Comunità legge un comunicato di denuncia delle inumane condizioni carcerarie con le decine di morti degli ultimi mesi, molti dei quali suicidi; il sindaco di Milano Pisapia, trattenuto da questioni di bilancio, non fa mancare la sua voce in diretta concludendo con un significativo: “Ci incontreremo ancora. Ci incontreremo sempre.”
Ma come dice bene Carla introducendo sul palco chi catturerà la scena per gran parte della serata, le parole sono parole, magari belle, ma è la musica che raggiunge il cuore. Ed è proprio vero: i discorsi, anche sofisticati, arrivano alla testa ma raramente si spingono oltre. Teresa De Sio, scivolando leggera sul palco attorniata dai suoi musicisti, chiarisce di cosa si occupi dicendo: “Questo è il folk, che è il rock del popolo!”
Le sue mani si agitano tutto intorno, fendono l’aria mentre canta di briganti costretti alla ribellione. “Vale per Don Gallo, ma vale anche per me”, dice schierandosi apertamente in maniera partigiana. Il ritmo è incalzante e le note scorrono tutto intorno avvolgendo il pubblico presente in sala, finora piuttosto tiepido.
Vedo Don Gallo con la sua sciarpa rossa e la sua bandiera arcobaleno muoversi avanti e indietro per il palco, come ha sempre fatto in più e più occasioni. Poi guardo meglio e realizzo che è il grande cappello con la sciarpa rossa che domina il palco, ormai e per sempre il simbolo del Don, unitamente alla bravura di una trascinante De Sio, a rievocare una presenza quasi fisica.
La forza e l’anima della Comunità è sempre stata Don Gallo, il suo fondatore.
Ma la Comunità non si rassegna ed è con questa determinazione che si appresta a raccogliere ciò che il Don ha seminato.
Lui non c’è più. Ma c’è ancora. Ed è proprio ‘vivo e vegeto’: nei pensieri, nella musica, negli occhi e nel cuore di chi, più che ascoltare, partecipa.
“Il male grida forte, ma la speranza grida ancora più forte!” Dopo i volteggi immaginari fra le note musicali, è la sua voce, chiara, limpida, precisa e tagliente che entra sotto il tendone, e tutti la colgono nella sua unicità e schiettezza poetica di sempre.
La serata sembra volgere al termine, ma c’è ancora tempo per assistere ad un vero e proprio miracolo del Gallo (sembra infatti di sentire l’eco dell’invocazione ‘Santo subito!’) quando il sindaco più serioso e compassato d’Italia, il nostro Marco Doria, si scioglie –complici i coinvolgenti comici del duo ‘I soggetti smarriti’- in movimenti e risa che lo restituiscono alla sua città più friendly e divertente.
E poi la proposta di intitolargli una delle piazzette del Ghetto nel centro storico della città dove sapeva muoversi come pochi con i suoi ‘ultimi’ che diventavano ‘primi’; una piazza che non aspettava altro, se pensiamo che attualmente si chiama ‘Piazza senza nome’.
E ancora due figure così differenti e significative del panorama nazionale come Maurizio Landini, il serio e appassionato militante della giustizia sociale e segretario della FIOM, e Vladimir Luxuria, esponente di primo piano della comunità transgender, che sottolineano da un lato la sua capacità empatica di essere vicino alle masse –con l’evocazione di un memorabile comizio in Piazza Duomo- e dall’altro la sua naturale vicinanza ai singoli di chiunque si trattasse – con il ricordo del loro primo indimenticabile incontro che le rivelò come potessero esistere anche dei preti ‘diversi’-.
E molto altro ancora, che tutto non si può dire, fino all’abbraccio finale fra palco e pubblico in un clima di festa che, sono sicuro, il Don da lassù, ha senz’altro gradito.
Perché Don Andrea Gallo in effetti non è più fra noi da oltre un mese.  Ma, come abbiamo potuto toccare con mano, invece e nonostante tutto, c’è ancora. Eccome se c’è.
E, come raramente accade, non è ‘commemorato’, bensì pensato in allegria.

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